Parola d’autore

Giornata del libro, Giuseppe Conte: “Leggere nuoce gravemente all’imbellicità”

Breve chiacchierata con il grande poeta, saggista e narratore nostrano sui libri e sulla lettura

Giuseppe Conte

Imperia. Ascoltiamo la sua voce giovedì pomeriggio. Era alla guida, di ritorno da Milano dove la sera prima aveva celebrato la bellezza, la vita, la poesia al Teatro Filodrammatici. La linea cade spesso a causa delle gallerie che intervallano il tratto dell’A10 Savona-Ventimiglia. Gallerie fittissime al cui termine nasce un dialogo cadenzato; una chiacchierata che, nella marcia del soldato, culmina in considerazioni critiche-progressive sulla società presente.

Un invito ai libri e alla lettura?” – conviene Giuseppe Conte al cellulare – “Leggere nuoce gravemente all’imbellicità”.

Una risposta schietta composta da parole caricaturali e severe, con cui il poeta, saggista e narratore nostranorimprovera l’attuale indigenza e nullità nei confronti della lettura.

In questo tempo digitale che insegue i centoquaranta caratteri, le battute e le immagini di spirito sui social network, i libri infatti sono stati confinati in una landa noiosa e sperduta. I libri, quei parallelepipedi di carta e inchiostro che pur non fornendo una nuova forma di sapere, hanno sempre rimediato alla nostra ignoranza.

I libri sono lo strumento più importante che possediamo – puntualizza l’autore de L’Oceano e il Ragazzo  Sono fondamentali per capire noi stessi e la realtà che ci circonda. I libri guidano il nostro sguardo sul mondo, migliorano i nostri rapporti con gli altri. Inoltre sono una potente medicina: ci rendono vivi.

E se è vero come è vero che oggi è il giorno dedicato ai libri e dobbiamo celebrarli, è altrettanto vero che i libri debbono essere letti ogni giorno; come lo stesso Conte rammenta:

“Io ho passato una vita a leggere: leggo per dovere, per lavoro, per piacere. Non c’è gioia più grande per me la sera di sedermi in poltrona e aprire un’opera letteraria o poetica. Io leggo sempre due o tre libri contemporaneamente. Ora ho vicino Borges, Soldati e Sciascia. I miei libri preferiti? Che domanda difficile. Proverò a rispondere, ma solo perché è Lei! Per la poesia “I fiori del male” di Baudelaire; per la narrativa “Le affinità elettive” di Goethe; “I miserabili” di Hugo”; “Foglie d’erba” di Whitman; tutte le opere di Soldati e naturalmente di Calvino”

* Giuseppe Conte (Porto Maurizio, 1945) ha composto e pubblicato opere poetiche  (L’ultimo aprile bianco 1979, L’oceano e il ragazzo 1983, Canto d’oriente e d’occidente 1997, Nuovi Canti 2001, Ferite e rifioriture 2006,  Poesie, 2015); teatrali  (Boine 1986, L’Iliade e il jazz 1995, Nausica 2001, Veglia 2002); saggistiche (La metafora barocca 1972, Terre del mito 1991, Il paesaggio di Ermes 1999, Viaggio sentimentale in Liguria 2010); narrative (Primavera incendiata 1980, Equinozio d’autunno 1987,  L’Impero e l’incanto 1995, Il terzo ufficiale 2002, L’Adultera 2008, Il male veniva dal mare 2013); e traduzioni (da Shelley, Lawrence, Blake, Rezvani, Whitman). Una produzione corposa e profondamente meditata che lo colloca ai vertici della letteratura nazionale contemporanea.

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