Ponente ligure

A Mosca richiesta l’analisi del DNA per la “Cipolla egiziana” coltivata nell’estremo ponente ligure

Intervista al Dr. Alexander F. Agafonov

Camporosso. Continua l’interesse da parte degli istituti di ricerca in agricoltura russi verso la coltivazione della cipolla egiziana ( Allium cepa viviparum) nell’estremo ponente ligure, offrendo in questi giorni, ulteriori spunti di riflessione tra sinergia di studio e ricerca.

Il Dr. Alexander F. Agafonov, Ph.D. in Agricultural Sciences, Head of the Laboratory of Allium crops breeding, Deputy Director of The Breeding and Seed Production Center, VNIISSOK (All- Russian Research Institute of vegetable breeding and seed production) di Mosca ha concesso in esclusiva per l’Italia un’importante dossier come inizio di un sodalizio che vede nella cipolla l’unione di collaborazioni che varcano ben oltre il territorio nazionale.

Dottor Agafonov cosa vi aspettate da questa collaborazione con il gruppo di agricoltori della Liguria che si sta occupando da diversi anni della riscoperta di questo antico bulbo ?

“Ci interessa moltissimo poter analizzare le piante che ha recuperato il Signor Damele e il lavoro di ricerca sulla biodiversità all’interno di R&B Agricoltura.

Per noi risulterà importante conoscere se è avvenuta o meno una modificazione delle varietà che abbiamo, se parliamo di una varietà più antica, o addirittura un ibride. Ci stiamo organizzando per preparare eventuali studi e incroci uniti ad un’analisi del DNA dei bulbi coltivati in Liguria da Marco Damele. Con le nostre varietà abbiamo sperimentato nel fitotrone ( un insieme di ambienti, serre o celle climatiche, mantenuti in condizioni controllate di temperatura, umidità e illuminazione ) una resistenza della cipolla fino al 45° C sotto zero e in natura abbiamo sperimentato fino 40° C sotto zero.

Siamo molto curiosi di vedere come resisterà la varietà dei nostri colleghi italiani.In cambio potremmo trasmettere la nostra esperienza di coltivazione. Certo che i primi al mondo per la cipolla sono i coreani. Ma siamo stati fortunati a poter imparare direttamente da loro. Dopo la divisione della Corea e la guerra negli anni 50, la Russia ha ospitato tantissimi immigrati coreani, portando la loro cucina , le loro tradizioni agrarie, insegnandoci anche la coltivazione industriale della cipolla.

Anche oggi la Corea è la prima al mondo per la raccolta dei bulbi con oltre 3 tonnellate per ettaro. Per quanto riguarda le parti verdi sono i secondi. La prima e` la Cina, e la terza e` il Giappone. Ma anche se non siamo i primi al mondo come produttori, siamo molto preparati come ricercatori. E siamo sempre presenti ai congressi internazionali dedicati alla cipolla”.

Avete mai collaborato con gli stranieri per la cipolla egiziana?

“Certo, una delle mie prime collaborazioni internazionali (ed anche una delle più lunghe) è stata negli anni 60 con gli olandesi per la ricerca dei modi e prodotti di difesa delle cipolle dalla peronospora. All’inizio della nostra ricerca avevamo due punti di vista opposti.

Gli olandesi credevano tanto nella protezione chimica, noi invece avevamo puntato sulla ibridazione e selezione, cioè non sulla difesa della pianta esistente, ma sulla ricerca di una più resistente. Come è stato evidente con il tempo, la strada non solo più sana, ma anche la più corretta si è dimostrata la nostra.

Infatti, i prodotti chimici possano essere considerati non velenosi per l`uomo soltanto se i metodi del ritrovamento delle sostanze velenose sono non perfetti. Quindi, dopo vent’anni di esperimenti e prove, anche i nostri colleghi olandesi hanno puntato sul nostro pensiero, che mette in primis la selezione. Con gli italiani non abbiamo ancora collaborato ma ci interessa molto questa possibilità”.

E vero che la flotta sottomarina dell`Unione Sovietica era una delle flotte più forti al mondo quando si nutriva della cipolla egiziana?

“Si, è vero! Negli anni 80 noi fornivamo circa 30 tonnellate l`anno di cipolla egiziana alla flotta sottomarina sovietica. E` stata una scoperta casuale il fatto che questa cipolla fosse perfetta in queste condizioni estreme.

Infatti la cipolla egiziana non ha il periodo di riposo, quindi inizia a germogliare appena piantata ,non avendo bisogno della luce per crescere. Nei sottomarini le tenevano quindi per 20 giorni nel buio totale, le parti verdi crescevano, e poi prima della raccolta le davano la luce di circa mille lux per una settimana per l’idrolisi (cosi la pianta si arricchiva dalle vitamine necessarie per l’uomo).

Sapete cosa vuol dire mille lux? In natura di giorno ci sono circa 20 mila lux e sotto il sole possiamo arrivare 50-100 mila! Quindi, questa cipolla era una pianta miracolosamente “utile” per i bisogni dei marinai e per le condizioni sottomarine.

A quei tempi la Russia era molto armata, la flotta era numerosa e viaggiava anche vicino alla California. I marinai erano quindi costretti a viverci per mesi avendo bisogno delle vitamine naturali. L’acido ascorbico che contiene la cipolla egiziana (protegge dal scorbuto) era fondamentale. La cipolla fornita alla flotta veniva coltivata nel Caucaso e ad Arzamas (una città della Russia europea centro-orientale)”.

Al giorno d’oggi la flotta russa non mantiene più questi grandi numeri , la cipolla egiziana ha perso quindi la sua importanza?

“L’ importanza “segreta militare” assolutamente si. Ma è da vent`anni che abbiamo un interesse sempre crescente nei consumatori «pacifici». Le persone vogliono avere nei loro orti una cipolla : piacevole al gusto, resistente e facile da coltivare e bella dal punto di visto estetico.

Fino al 1986 il catasto statale russo non conteneva la cipolla egiziana (anche se la pianta veniva coltivata a tonnellate), nel 1986 ha accettato la prima varietà della cipolla egiziana, nel 2002 – la seconda varietà (entrambe create nel nostro laboratorio). Ovviamente questa ufficializzazione della pianta e la possibilità di vendere e comprare i bulbi “certificati” ha aperto la strada per una diffusione del bulbo nei terreni orticoli russi”.

La cipolla egiziana ha una molteplicità di nomi a seconda dei luoghi della sua provenienza.., tutto questo può` avere una spiegazione?

“Si, è una delle particolarità di questa pianta. La chiamano egiziana ed anche canadese a seconda delle colonie che l’hanno introdotta – probabilmente perché i colonizzatori europei l`hanno trovata interessante e dalle terre colonizzate l`hanno portata in Europa insieme ad altre cose preziose.

Un altro nome è Catawissa – per la memoria di un scienziato-agrario F.F. Merceron di Catawissa (una citta` a Pennsylvania) che nel 1850 ha iniziato a coltivarla per gli scopi commerciali ed è stato il primo a promuoverla come “pickling onions” (un famoso antipasto) negli Stati Uniti”.

E quale di questi nomi rappresenta la provenienza reale?

“Tutte le cipolle provengono dall’Asia centrale, dall’Asia occidentale e dal subcontinente indiano. Ma raramente i nomi la rappresentano, più spesso descrivono la loro appartenenza o le particolarità alimentari, indicando un qualcosa diverso da altre piante. Poiché questa cipolla è definita anche cipolla che “cammina”, i nomi le vengono attribuiti dall’uomo rappresentano i suoi tentativi di ricreare i viaggi da lei fatti. Però in Russia, per esempio, il suo nome più diffuso è “cipolla multilivello” che descrive il suo portamento a più palchi , come per il suo nome tedesco – Etagenzwiebel”.

Quando esattamente è stata introdotta in Europa?

“Probabilmente è corretto parlare di più «importazioni» : è stata introdotta due-tre cento fa, prima ancora dai popoli che viaggiavano e commercializzavano (come gli zingari), e nel frattempo lei ha “camminato” anche da sola… Non si tratta quindi di un unico intervento”.

Da quanti anni studiate la cipolla egiziana in Russia?

“Negli anni 30 è uscito il libro di un biologo-esploratore N. Antipenco che lavorava a Barnaul (un distretto federale siberiano, autoctono per la cipolla egiziana). Dopo questa opera la cipolla vivipara egiziana è diventata famosa e tanti laboratori scientifici hanno iniziato le sperimentazioni su questo ortaggio .La prima varietà creata nel nostro laboratorio fu Gribovsky 38 (38 – per 1938 , l’anno della creazione; Gribovsky – per uno dei campi dell’istituto VNIISSOK dove e` stata coltivata con successo, la prima volta)”.

E quale esperimento sulla cipolla egiziana è stato più imortante?

“Sicuramente quello condotto da uno dei più grandi scenziati dell’ URSS – Ioil` Veselovsky, biologo-selezionista, PhD in Agricultural sciences, Doctor of Agricultural science. Negli anni 70, Veselovsky utilizzò la cipolla egiziana con lo scopo di creare un incrocio che diventasse resistente al freddo e che non avesse un periodo di riposo come la cipolla egiziana, ma capace di riprodursi anche con i semi e non solo attraverso i bulbilli”.

E` riuscito a fare questo incrocio?

A farlo si, ma il lavoro più importante di un ricercatore è quello di creare una pianta non solo in laboratorio, ma coltivarla in condizioni tali che possa crescere in natura. Purtroppo in questa fase degli esperimenti Ioil` Veselovsky morì. Ma gli studi da lui svolti sono serviti alle successive ricerche per la creazione di un particolare tipo di aglio, una ricerca che tuttora stanno svolgendo in Israele.

Sono state già create le piante, ma non sono ancora definitive, saranno pronte per essere piantate nei campi fra circa 6-7 anni. Questo aglio, dalla riproduzione vegetativa a quella con i semi, sarà un`invenzione in agricoltura che meriterà il premio Nobel. E tutto grazie alla cipolla egiziana che è stata la prima ad aprire questa strada”.

Ma perché è cosi importante il passaggio dal bulbo al seme per la cipolla egiziana?

“Per il tasso di riproduzione. Per esempio, dai 15 bulbilli annui della cipolla egiziana (che saranno tutti pronti per per essere consumati anche in cucina ) solo 5 saranno pronti per essere piantati. I semi invece ti permettono di avere un tasso molto più alto anche di variabilità genetica”.

Che differenza possiamo trovare nelle due varietà di cipolla egiziana che avete creato?

“La produttività, la percentuale dell`acido ascorbico e la costante crioscopica (cryoscopic constant) , in pratica più zucchero ha un bulbo (o un frutto), più resistente sarà al freddo)”.

Vuol dire che le piante con i frutti dolci sono più resistenti?

“Assolutamente il contrario! Perché la dolcezza come il gusto è condizionata dagli oli essenziali. Se sono presenti in minor quantità, piu` dolce ci sembra il frutto. Per quanto riguarda lo zucchero, i frutti piccanti lo contengano dai 15% e più, e quelli «dolci» invece sui 6-7%”.

Dottor Agafonov grazie per queste preziose informazioni sulla cipolla egiziana!

“Vedo molto professionale che mettiate le foto delle vostre coltivazioni di cipolla egiziana con la data di crescita, vi consiglierei anche di segnare l’altitudine e la città dove vengono coltivate. Così dopo un anno avrete il calendario completo del ciclo annuale della cipolla in Liguria e in Italia. Sarà mia premura e dei miei allievi tramite i materiali del vostro portale ricostruire la storia italiana di questo bulbo così importante per la Russia aspettando ovviamente i campioni da analizzare nei nostri laboratori e le ulteriori domande. Buon lavoro!”

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