Il personaggio

Borghetti: “In tutti sento il desiderio di sentirsi più Diocesi”

Bilancio ad un anno dal suo arrivo in Riviera inviato da Papa Bergoglio

guglielmo borghetti

Imperia. È già trascorso un anno dal 25 marzo 2015, quando ad Albenga fece l’ingresso in diocesi il vescovo coadiutore Guglielmo Borghetti. Ed è già tempo di bilanci per il presule arrivato dalla Toscana inviato da Papa Francesco.

Vescovo coadiutore ad Albenga già da un anno. Le sue prime impressioni?

La scoperta rinfrancante di una realtà laicale molto appassionata, vivace e desiderosa di fare un cammino di fede. Penso ai gruppi parrocchiali, Movimenti e aggregazioni laicali. Questo mi ha incoraggiato e consolato nei giorni più difficili. Il Signore davvero conduce il suo popolo. E poi la presenza di molti sacerdoti impegnati con passione apostolica nel ministero e nei settori della pastorale diocesana; in tutti sento il desiderio di sentirsi «più diocesi».

Ha detto giorni difficili?

Sì, mi riferisco ai giorni in cui ho dovuto affrontare problemi oggettivi che chiedono molta attenzione, prudenza, impegno, studio e che provocano un po’ di scoramento.

La giornata tipo del vescovo?

Sveglia alle 6.30 e,poi, preghiera; prediligo il mattino per fermarmi ed avere una zona “franca” dedicata ‘in esclusiva’ al Signore; nel tardo pomeriggio, salvo impegni esterni, celebro Messa e Vespri e recito il Rosario. Non mi faccio mancare lo studio personale. Il martedì ad Albenga in Curia e il venerdì a Imperia presso le Opere parrocchiali della Concattedrale incontro laici, sacerdoti e religiose. Negli altri giorni al mattino sono in curia per gli affari correnti; al pomeriggio e nei fine settimana visito le parrocchie per feste patronali e cresime o semplicemente per entrare nel vivo della vita parrocchiale. Così ho potuto conoscere il territorio e ho già visitato circa il 90% delle parrocchie. Ho iniziato a visitare anche le case religiose, le nostre consacrate nel loro abituale ambiente di vita e di apostolato.

Quale immagine definisce meglio la nostra chiesa diocesana?

L’arcipelago. Noto la bellezza di tante isole che però spesso non sono in contatto tra loro. Questo spinge a lavorare per “ricontinentalizzare”, creare il senso di comunità diocesana che cammina insieme verso il Signore con obiettivi pastorali comuni. C’è tanto individualismo pastorale che, pur ricco di attività belle, non vede le parrocchie collegate tra loro. Desidero promuovere una cooperazione piena che faccia sentire tutti appartenenti allo stessa realtà ecclesiale che è la diocesi.

Quale suo documento le piace ricordare di questo primo anno?

Ho scritto pochi documenti, seppur dotato di facoltà piene di governo sono il vescovo coadiutore e non mi è dispiaciuto mantenere un profilo basso, pur non tralasciando decisioni importanti e necessarie. Ho scritto la nota pastorale su ‘vicario foraneo e ruolo dei vicariati’ per sottolinearne l’importanza di una pastorale integrata.

Seminario chiuso, quest’anno, con due seminaristi a Pisa. C’è penuria di vocazioni?

Il Seminario non è mai stato chiuso, è apertissimo; è luogo di incontri pastorali, giovanili. Non c’è penuria di vocazioni: abbiamo due seminaristi che stanno completando i loro studi a Pisa. E’ stato ordinato diacono il 19 marzo scorso un nostro seminarista Gianluigi Peirano e, il 2 aprile prossimo, il vescovo Oliveri ordinerà sacerdote il diacono Ruggero Gorletti. E’ stata avviata in Seminario l’esperienza dell’anno propedeutico: ci sono due giovani che l’hanno iniziata e a settembre cominciano il primo anno. In Diocesi altri giovani mi hanno manifestato interesse per la vita sacerdotale; preghiamo perché possano maturare nelle loro scelte.

Talvolta i media locali riportano pagine tristi della nostra Diocesi. Cosa ne pensa? Diverse situazioni complesse destano preoccupazione, ma questa Diocesi sa pregare e affidarsi alla forza della Grazia: sono fiducioso, i nodi li scioglieremo con buona volontà, collaborazione di tutti e amicizia con Cristo.

Tornasse indietro, dopo i momenti faticosi, riaccetterebbe l’incarico albenganese?

La domanda più difficile con la risposta più facile: si! Mi fido dei disegni di Dio. Il mio modo di vivere la Chiesa è obbedire a Dio attraverso i miei superiori, spesso con fatica, a volte con qualche borbottio interiore, ma l’ho fatto; non me ne sono mai pentito. Sicuramente ridirei di sì, come ho sempre fatto, senza per questo considerarmi particolarmente virtuoso. E’ questione di stile di vita in Cristo e amore alla Chiesa, sulla lunghezza d’onda di Maria. Ma attenzione, non sono un santo!

Quali iniziative pastorali in agenda?

Quest’anno siamo dentro al fiume di grazia dell’Anno Santo con intensità. Per il 2016-17, invece avvieremo per tutta la diocese un progetto pastorale pluriennale cadenzato in programmi annuali; tra le priorità, come annunciare e testimoniare Cristo oggi, famiglia, nuove povertà, pastorale giovanile, catechesi degli adulti, presenza nella cultura e nel sociale, custodia del creato.

Quale messaggio alle famiglie per la Pasqua?

La Risurrezione di Cristo tocca il centro della vita dell’uomo e lo trasforma in una novità originalissima. La famiglia, in mezzo ad un serio travaglio identitario e culturale, accolga il dono di novità che viene dal Risorto per ritrovarsi e proporsi nella sua abbagliante bellezza.

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