Il punto

Bordighera, precisazioni e considerazioni sulla rotonda di Sant’Ampelio: scrive Paolo Bredy Mastorakis

Giovane studente di Architettura, Paolo, insieme al fratello, è autore del libro "I fondali di Capo Ampelio"

rotonda sant'ampelio gennaio 2016

Bordighera. In merito alla rotonda di Sant’Ampelio, ci scrive Paolo Bredy Mastorakis, giovane studente di Architettura, residente nella Città delle Palme.
Di seguito il testo pervenutoci:

Spettabile redazione,
ho letto gli articoli relativi alla rotonda di Sant’Ampelio ed ho curiosato su Facebook per leggere i commenti dei miei concittadini.

Mi ha colpito notare come sia opinione diffusa che, con la costruzione del casinò negli anni 1910-1912, la conformazione del capo sia già stata alterata pesantemente, compromettendone l’immagine originaria e cancellando eventuali reperti storici ed archeologici.
Ero anch’io della stessa idea, tuttavia, nel corso di alcune ricerche come studente e durante la raccolta di materiale per il libretto “I Fondali di Capo Ampelio”, mi sono reso conto che la realtà è ben diversa. Il vecchio Casinò, e quindi l’attuale Rotonda, non sono stati realizzati “sul” promontorio, bensì “di fronte” al promontorio.

Per essere più chiaro: alla società che realizzò l’opera (Kursaal du Lido de Bordighera SA) non venne concesso di alterare il Capo, costringendola così ad appoggiare le fondamenta dell’imponente edificio sulle rocce antistanti al promontorio, circa 6 metri più in basso.
L’attuale struttura in cemento che tutti conosciamo è infatti separata dall’antico Capo da un’intercapedine di circa un metro, coperta da volte di mattoni che sorreggono gli scalini che attualmente permettono di salire dal parcheggio alla piazza superiore. Queste volte appoggiano da un lato sulla Rotonda, dall’altro su imponenti muri di contenimento in pietra ben più antichi del vecchio casinò. I pilastri di calcestruzzo scaricano il peso dell’edificio direttamente sugli scogli sottostanti; per la loro realizzazione non sono stati eseguiti pertanto scavi rilevanti.

Naturalmente, non posso affermare che il Capo conservi testimonianze del passato degne di tutela, ma mi sembrerebbe importante svolgere una serie di considerazioni:

1. In tutte le carte antiche, testimoniate sia da Dino Taggiasco che dalla Prof. Anna Maria Ceriolo Verrando nei loro scritti e correttamente riportate nella relazione archeologica del progetto della nuova Rotonda, appare il volume di un monastero poco a ponente della Chiesetta;

2. Il Prof. Lamboglia, dopo aver svolto studi tanto approfonditi sulla zona e dopo aver condotto il restauro del 1964 della Chiesetta di Sant’Ampelio, affermò che “Ogni sorpresa archeologica al riguardo è ancora possibile, se si esplorassero le adiacenze del monastero” non può certo aver parlato senza cognizione di causa. Questi due edifici sono sorti infatti più di 400 anni prima della fondazione della città, pertanto è difficile pensare che attorno ad essi, in tutto questo tempo, non vi sia stata alcuna altra traccia di insediamento.

3. La relazione archeologica non cita in alcun modo il ritrovamento delle sepolture del dicembre 2014 durante i recenti lavori di restauro della Chiesetta. Credo che sia noto a tutti come la Chiesetta di Sant’Ampelio fosse in origine ben più piccola, e solo sotto Padre Giacomo Viale, a metà 1800, venne ampliata sul fronte anteriore, verso il sagrato, coprendo così parte del camposanto antistante. Le sepolture rinvenute sono quindi, con ogni probabilità, solo una parte di un cimitero ben più ampio, che non possiamo certo sapere quanto esteso fosse in origine ed in quale parte si sia conservato. Personalmente ritengo improbabile che in sette secoli, dalla fondazione della chiesa nel XI secolo, alla demolizione del monastero nel XVIII, i corpi seppelliti nell’area si possano contare sulle dita di una mano.

4. Dietro alla Rotonda non si possono celare solamente reperti correlati al complesso monastico ed alla chiesetta. Si ha infatti notizia di strutture belliche risalenti al secondo conflitto mondiale situate in questa zona, pertanto non è affatto da escludersi che sotto all’attuale “piazza del Casinò” non si trovino volumi non censiti.

Capo Sant’Ampelio è uno dei luoghi di Bordighera che meritano maggiori attenzioni e tutele e, a mio modesto parere, affermare che la costruzione del Casinò abbia spazzato via ogni traccia di ciò che era prima del 1910 è nascondersi dietro un dito.
Dietro alla Rotonda si dovrebbe essere conservato, sebbene nascosto, un patrimonio che il Comune, quale ente e quale proprietario della Rotonda, ha il diritto ed il dovere di proteggere.
Da quanto mi hanno spiegato, grazie allo svincolo del patto di stabilità, l’Amministrazione ha ora i soldi per intervenire. Accanto al progetto di demolizione e ricostruzione che prevede lo sbancamento del Capo, la Soprintendenza ha espresso anche il nulla osta al restauro della Rotonda attuale, e se lo volesse, il Comune avrebbe tutti gli strumenti per far approvare ulteriori varianti orientate alla conservazione ed alla tutela. Ciò potrebbe avvenire in tempi brevi e compatibili con l’esigenza di legge che impone di appaltare l’opera entro la fine del corrente anno.
Confido che non verrà sprecata quest’occasione unica per realizzare un’opera che realmente apporti beneficio alla nostra città, agendo nel rispetto del nostro patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico.

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