Il report

La mappa delle dipendenze nella provincia di Imperia: un viaggio tra alcol, droga e gioco d’azzardo

Il SerT andava benissimo per i ragazzi degli anni Ottanta. Ma un sedicenne del 2015 è completamente diverso da un suo coetaneo del 1980

Imperia. Quali sono le dipendenze patologiche a cui sono più soggetti gli imperiesi? Chi ne è maggiormente colpito? A rispondere a queste domande è il dottor Giancarlo Ardissone, responsabile del Dipartimento delle Dipendenze ASL 1 Imperiese di Sanremo. Una delle tre strutture analoghe, insieme a quella di Bordighera e di Imperia, presente in provincia e destinata alla diagnosi e alla cura di problematiche correlate all’uso di sostanze illegali (droghe) e legali (alcol). Da qualche anno, inoltre, il SerT si occupa anche dei “malati del gioco”, considerati ormai affetti da una vera e propria dipendenza patologica che quindi necessita l’opportuna terapia. “Per quanto riguarda le dipendenze da ogni tipo di droga, che sia essa eroina, cocaina o cannabinoide, la situazione negli ultimi tre anni è, più o meno, stazionaria”, spiega il dottore. Rispetto al 2013, sono un centinaio in più i pazienti in carico al SerT per disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti: 792 persone in totale, tra cui spicca la percentuale di uomini (83 % ), mentre le donne raggiungono “solo” il 17 % dei casi. “Ma a colpire non è tanto il leggero incremento di pazienti in tre anni”, continua Ardissone, “Quanto le fasce di età coinvolte”.

Mentre negli anni Ottanta, quando il SerT faceva il suo ingresso tra i servizi che l’ASL offre ai cittadini, a consumare droghe erano per lo più i giovani, oggi a fare uso di sostanze stupefacenti sono soprattutto adulti (tra i 30 e i 54 anni) e addirittura anziani, con casi di cocainomani che hanno già spento, da qualche anno, le 80 candeline. Bordighera, Sanremo e Imperia: questa la classifica delle città più viziose. “Non deve stupire che Bordighera, seppur meno popolosa, abbia una percentuale maggiore di casi di dipendenza”, dichiara il dottore, “In quanto si tratta di una zona di frontiera (il SerT della Città delle Palme copre anche Ventimiglia, Ndr), una zona di immigrazione e di alto disagio sociale”. Sono gli italiani a fare uso abituale di droga o, almeno, a rivolgersi al SerT: non tutte le persone che assumono sostanze stupefacenti, infatti, sono “schedate” in quanto non tutte si rivolgono alla struttura per smettere di drogarsi. Le cifre, quindi, rappresentano solo in parte la realtà provinciale. “Un’altra differenza rispetto a trentacinque anni fa”, dice il medico, “E’ il tipo di sostanza assunta. Abbiamo assistito, per esempio, ad un decremento massiccio dell’uso dell’eroina”. A cambiare, inoltre, è la modalità di assunzione: “Ormai è raro trovare persone che la assumono per via endovenosa: la maggioranza preferisce farlo per via endonasale”. “Sniffare”, dunque, invece che iniettarsi l’eroina in vena: “In questo modo si crea una dipendenza minore”, spiega il dottor Albissone, che illustra dal punto di vista medico-scientifico questa “accortezza” usata da chi si avvicina alla polvere bianca: “Ormai è risaputo che per via endovenosa la droga entra in circolo più velocemente e crea quasi subito astinenza in chi ne ha fatto uso”.

Di 792 pazienti, sono 204 quelli curati con la terapia sostitutiva del metadone. Altri 85, invece, sono stati inseriti in una comunità terapeutica per uscire dal circolo vizioso della droga. “Questi costituiscono lo zoccolo duro dei nostri utenti: sono persone che si trascinano la dipendenza anche da trent’anni”, dice il dottore. “Oggi, è difficile che arrivi un ragazzo giovane a chiedere il metadone: hanno tutti 40/45 anni, in media. Anche di più. Negli anni Ottanta, invece, di casi così ne capitava anche più di uno al giorno”. Negli anni 2000 e, soprattutto ai nostri giorni, ad essere aumentato esponenzialmente è il consumo dei cannabinoidi. Ma fanno davvero meno male delle cosiddette “droghe pesanti”? “Con l’alcol e i cannabinoidi ad essere diminuita è la percezione di pericolosità di determinate sostanze. Ma questo non vuol dire che non abbiano effetti negativi, anzi. L’alcol, per esempio, fa molti più morti di tutte le altre sostanze messe insieme. Mentre la cannabis può causare turbe psichiatriche gravi. Abbiamo ragazzi di vent’anni ricoverati in psichiatria perché l’uso massiccio di cannabinoidi, magari accompagnato da una serie di fragilità, li ha portati a sviluppare patologie psichiatriche”. Il salto dalle droghe leggere a quelle pesanti esiste davvero? “Tutti quelli che fanno uso di droghe pesanti sono passati prima da quelle leggere. Ma questo non vuol dire che tutti i consumatori di cannabinoidi svilupperanno una dipendenza da eroina”. A diventare dipendente, da qualsiasi cosa, è il 5% di chi si avvicina a gioco, droga o alcol: questa la percentuale ricavata recentemente dalle statistiche. Spesso si pensa, leggendo anche le varie notizie di cronaca, che lo sballo del sabato sera sia una cosa da ragazzini. Invece dai dati raccolti, i giovani sotto i 29 rappresentano una percentuale davvero minima (12%). Questo non significa, purtroppo, che gli under 30 abbiano uno stile di vita più sano di chi è più grande di loro: “I giovani dovrebbero avere servizi a loro dedicati.

Il problema è che ancora non li hanno inventati. Il SerT andava benissimo per i ragazzi degli anni Ottanta. Ma un sedicenne del 2015 è completamente diverso da un suo coetaneo del 1980 e quindi anche il servizio offerto andrebbe diversificato”. Basti pensare che quarant’anni fa il luogo di aggregazione primario era la chiesa, mentre oggi è diventato il centro commerciale: “Questi ragazzi stanno crescendo per essere dei consumatori. Comprare, comprare, comprare: questo è l’imperativo dominante”. Anche alcolici, anche droga. Comprare e consumare. Molti però non conoscono il SerT o lo rifiutano: questo il motivo che spiega la percentuale bassissima di giovani nei centri. Per quanto riguarda l’alcol, il numero dei pazienti è salito vertiginosamente negli ultimi tre anni: si è passati da 189 pazienti nel 2013 a 203 nel 2014 e 286 nel 2015. A bere sono soprattutto adulti, dai 30 ai 54 anni, anche se negli ultimi due anni è cresciuto in maniera allarmante anche il dato degli alcolizzati over 60. “L’alcol è la sostanza più facile da reperire. Basta andare al bar oppure al supermercato e si trova ciò che si vuole.

Questo è il motivo per cui è la sostanza (legale) più pericolosa”. E se bere un bicchiere di Brunello con gli amici al ristorante è il modo migliore per socializzare, l’alcol diventa una malattia quando una persona fragile, che vive un certo disagio sociale, si compra una bottiglia di vino per bersela poi nella solitudine di casa. In aumento anche le cifre relative ai dipendenti del gioco d’azzardo: una trentina quelli in cura quest’anno. Dieci in più rispetto al 2013, anno in cui si è effettivamente concretizzato il servizio offerto dal SerT. “E’ molto più difficile che una persona affetta da ludopatia venga portata da noi, perché spesso nessuno se ne accorge”, spiega Ardissone, “E ancora minore il numero di chi viene di sua spontanea volontà”. Per cui il dato, anche se “piccolo” deve suonare come un campanello d’allarme.

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