La crisi

In provincia di Imperia in tre mesi cessate 628 imprese

Aumenta anche il tasso di disoccupazione. Nell'Imperiese risulta il doppio rispetto a quello registrato nel 2005.

Imperia. “La provincia è in crisi ed entriamo nell’ottavo anno senza una via d’uscita. Ai candidati alle prossime regionali il loro impegno a condividere le nostre istanze per rilanciare il commercio, il turismo, il terziario”.

Lo ha detto Enrico Lupi, presidente provinciale della Confcommercio presentando i dati stati elaborati da Format Research sul trimestre appena trascorso.

“La svolta può arrivare solo dalla politica con obiettivi strutturali e infrastrutturali importanti che possono dare un impulso all’economia provinciale”, ha detto Lupi.

Alcuni dati: Nella provincia di Imperia, al primo trimestre 2015, sono nate 427 nuove imprese: 289 imprese del terziario, 138 imprese dell’industria e dell’agricoltura. Allo stesso tempo, sono cessate 628 imprese: 321 imprese del terziario, 307 imprese degli altri settori di attività economica (manifattura, costruzioni, agricoltura). Il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni è negativo: -201 imprese (-32 del terziario, -169 imprese degli atri settori di attività economica).
In generale, a prescindere dalle nuove iscrizioni, le imprese attive nella provincia di Imperia al primo trimestre 2015 sono 21.932. A fine 2013 erano 22.539.

Nel 2014, il tasso di disoccupazione nella provincia di Imperia risulta circa il doppio rispetto a quello registrato nel 2005. Tuttavia, le prime stime relative al primo trimestre 2015 (fonte Excelsior) fanno registrare per lo meno un arresto dell’emorragia occupazionale con l’attivazione di 560 nuovi contratti, di cui 170 nell’industria e 390 nel terziario. In questo contesto, a fronte di 590 uscite (210 relative a lavoratori dell’industria e 370 relative a lavoratori del terziario), si assiste ad un saldo soltanto leggermente negativo (-30), frutto del decremento registrato presso le imprese dell’industria (-50) e dell’incremento presso quelle del terziario (+20).

Questo invece lo scanario economico nazionale tracciato da Format Research 2015 si presenta come l’anno del possibile riscatto. La favorevole congiuntura macro economica (rappresentata dal quantitative easing azionato da Draghi, i tassi di interesse ai minimi storici, il cambio euro/dollaro, il calo del prezzo del petrolio) getta le basi per una ripresa che, stavolta, potrebbe attuarsi davvero.
Primi timidi segnali si manifestano osservando l’andamento del Prodotto Interno Lordo italiano, la cui emorragia si è arrestata nel quarto trimestre 2014, riportando una variazione nulla rispetto ai tre mesi precedenti. Nel 2015, secondo l’Istat, la variazione acquisita sarà del +0,7%, precursore del più marcato aumento atteso per l’anno successivo (+1,2%).
Nello stesso periodo, pur confermandosi stagnanti, crescono lievemente i consumi (+0,2%) e si ferma il crollo degli investimenti, che fanno registrare una moderata variazione positiva rispetto ad ottobre. Notizie confortanti anche sul fronte della produzione industriale, che a marzo fa segnare il valore più elevato dal 2013.
Che la crisi non sia del tutto alle spalle, tuttavia, è visibile osservando l’indice dei prezzi, che farà segnare un’inflazione acquisita per il 2015 sostanzialmente nulla (+0,2%).
Risale il tasso di disoccupazione, ora al 13%. Dopo il calo di dicembre e gennaio, e la lieve crescita a febbraio, sono oggi 52 mila in più i disoccupati su base mensile.
Il contesto generale giustifica in qualche modo il deciso miglioramento del clima di fiducia registrato a febbraio, sebbene immediatamente ridimensionato a marzo sia con riferimento ai consumatori, sia presso le imprese.

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