Pellegrinaggio sacerdotale

“Contemplare l’Amore”: il pellegrinaggio dei Sacerdoti con il vescovo

Una cinquantina tra sacerdoti e diaconi si sono recati giovedì scorso alla Sindone e suoi luoghi dei santi in modo particolare nella chiesa dove Don Bosco iniziò l’oratorio e hanno concelebrato la Santa Messa nella basilica del Corpus Domini

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Lo scorso giovedì al termine del cammino annuale di formazione permanente del clero si è tenuto il tradizionale pellegrinaggio. Più di cinquanta sacerdoti e diaconi insieme con il vescovo Suetta e i seminaristi si sono recati a Torino per venerare la Sindone.

Partenza all’alba alle 5,30 per poi raggiungere il capoluogo subalpino intorno alle 10. Dopo la celebrazione della Litutgia delle Ore sul pullman il primo appuntamento è stata la visita della chiesa di San Francesco d’Assisi dove aveva luogo il convitto ecclesiastico in cui il giovane san Giovanni Bosco perfezionò i suoi studi da giovane sacerdote sotto la guida e l’invito del suo conterraneo san Giuseppe Cafasso, che fu il suo direttore spirituale.

In questa chiesa il futuro fondatore della famiglia salesiana, di cui riccorre quest’anno il duecentesimo anniversario della nascita, celebrò la sua prima Santa Messa all’altare dell’Angelo Custode. Poi la visita alla sacrestia e al cortiletto della chiesa in cui iniziò il primo oratorio con l’accoglienza di Bartolomeo Garelli, piccolo muratore di Asti, il giorno dell’Immacolata del 1841.

Alle 11 nella Basilica del Corpus Domini si è tenuta la solenne concelebrazione eucaristica. Questa chiesa, che ricorda il miracolo di Torino, ha visto nascere l’opera della Piccola casa della Divina Provvidenza. Qui era canonico san Giuseppe Benedetto Cottolengo, che in alcune stanze del palazzo appena adiacente ospitò i primi malati.

«Si compie oggi il nostro cammino di formazione annuale. Sono grato al Signore per il nostro trovarci insieme. – così è iniziata l’omelia del vescovo – Siamo preti per un dono da parte di Dio, il nostro sacerdozio infatti fa di noi delle persone espropriate, che appartengono a lui ed al suo ministero. In queste riflessioni siamo accompagnati da figure che hanno vissuto questo : il Cottolengo, il Cafasso e Don Bosco.

Il Cottolengo si descrive con un po’ di auto-ironia come un tranquillo canonico fino a quando l’incontro con un sofferente in cui ha riconosciuto il Cristo, gli ha cambiato la vita. In quella circostanza fece suonare le campane di questa chiesa, fuori dall’orario solito. Coloro che accorsero spaventati si sentirono dire da lui: “Oggi è nato un uomo nuovo”. Altro tema che desidero trattare con voi è quello dell’evangelizzazione.

Abbiamo sentito nella liturgia della Parola di come Paolo abbia accettato di lasciarsi condurre da Cristo a Roma; così quello che era un momento di sofferenza e di sconcerto è diventato un’occasione di evangelizzazione. L’accento posto dalla parola “nuova” è un richiamo nuovo e concreto a essere attenti alla volontà di Dio, a quella novità di vita che il Signore vuole da noi. Nel Vangelo abbiamo sentito ripetere la parola “gloria” e il verbo “glorificare”. Questo termine nelle Sacre Scritture vuol dire “peso” e “consistenza”. La nostra gloria non è quella del mondo e non si misura con i parametri del mondo.

Potremmo essere tentati, come gli apostoli, di discutere tra noi su chi sia il più grande secondo una logica mondana che si scontrerebbe con il dono totale di noi e la nostra consegna senza riserve. Nella volontà di Dio si compie la vocazione, rendendo ricca, feconda, bella e felice la nostra vita. Soltanto chi sa essere totalmente e solamente di Cristo riesce a provare questa gioia. Nell’Ultima Cena, in cui la lavanda dei piedi, l’invito e l’esempio della carità, l’istituzione dell’Eucaristia e l’amore vero diventano una cosa sola, Gesù ha pregato proprio perché tutti siano una cosa sola.

Quest’unità è un dono che viene da Dio e nello stesso tempo una responsabilità da custodire, incrementare e aumentare. Il centuplo promesso dal Signore potrà essere sperimentato da ciascuno di noi se ci impegneremo a vivere questo. Sarebbe gravissimo e deturperebbe il presbiterio se cercassimo gratificazioni e compensi altrove e non nel dono totale della nostra vita».

Al termine di questa significativa celebrazione i sacerdoti si sono recati a iniziare il percorso di preparazione a venerare la Sindone. Dopo il pranzo che si è tenuto presso il Circolo dei Lettori di Palazzo Graneri della Roccia, che ospita alcuni eventi di «Torino Spiritualità», nel pomeriggio vi è stata la possibilità di una deliziosa passeggiata sotto i portici del centro storico per poi rientrare in serata nelle diverse comunità dove ogni sacerdote presta il suo servizio.

(di don Ferruccio Bortolotto)

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