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Venerdì scorso all’Unitre lezione sulla sperimentazione animale nella ricerca scientifica

16 marzo 2014 | 18:58
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Venerdì scorso all’Unitre lezione sulla sperimentazione animale nella ricerca scientifica

L’ambiente biomedico è scientifico ma sullo sfondo si muovono gli enormi interessi delle case farmaceutiche la cui correttezza è dubbia come dimostrano le recenti condanne riguardanti Novartis e Roche

Venerdì 14 Marzo, Unitre Sanremo, ha toccato un tema attuale che richiede di aprire la mente per essere affrontato, quello della sperimentazione animale nella ricerca scientifica. La Presidente di Unitre Sanremo, doressa Forneris, sempre attenta ai temi di attualità ed in particolare a quelli proposti dai giovani, ha chiamato la venticinquenne sanremese dottoressa Manuela Restelli a parlare della sua tesi di laurea in Filosofia, dedicata alla sperimentazione su animali. In questo campo aspetti etici e scientifici si intrecciano e quindi erano presenti anche il Professor Franco Manti docente di Filosofia all’Università di Genova e la dottoressa Elena Venco Medico-Chirurgo di Torino, molto impegnata sul sostegno ai metodi di ricerca alternativi.

La sperimentazione animale ha anche i suoi sostenitori ed è umanamente comprensibile che vi siano fra questi gli stessi malati come è successo recentemente ad una giovane studentessa affetta da malattie genetiche che sosteneva su Facebook la bontà della sperimentazione su animali grazie alla quale a suo dire. aveva potuto sopravvivere. Le cronache hanno riportato anche i disgustosi commenti di estremisti animalisti che hanno pesantemente insultato questa sfortunata giovane. E’ meno comprensibile invece che a sostegno della sperimentazione animale vi sia chi lavora in ambito scientifico.

L’ambiente biomedico è scientifico ma sullo sfondo si muovono gli enormi interessi delle case farmaceutiche la cui correttezza è dubbia come dimostrano le recenti condanne riguardanti Novartis e Roche. Questo ambiente è stato scosso dalla scelta coraggiosa di Susanna Penco, biologa, ricercatrice e malata di sclerosi multipla, che ha donato il suo corpo alla ricerca scientifica nella speranza che il suo esempio, seguito da altre persone fornisse materiale biologico utile a sconfiggere la malattia. Infatti diversi professionisti del settore sanitario hanno costituito un gruppo chiamato Progetto Penco che si oppone alla sperimentazione non in nome di un ideologico animalismo ma proprio perché tale pratica crudele non produce risultati certi ed espongono le loro tesi in un blog.

I relatori hanno quindi affrontato il tema partendo anzitutto dall’indimostrabilità dell’efficacia della sperimentazione animale e si sa
che quando un fenomeno non è dimostrabile e riproducibile, non è scientifico. Esiste una legislazione recente sulla sperimentazione animale in cui l’Italia è fortunatamente all’avanguardia, che ha l’obiettivo di limitare od annullare la sofferenza degli animali ed escludere animali ritenuti superiori come le scimmie dagli esperimenti. Queste conquiste vengono rivendicate come un buon compromesso da molti scienziati, ma in realtà non si affronta alla radice la questione. Esseri umani e topi hanno più del 90% del pool genetico in comune. Per questo, dicono alcuni scienziati, i roditori sono attualmente i modelli più usati nella ricerca biomedica e tossicologica. Eppure, se misuriamo il loro contributo nella lotta a malattie umane come cancro, Alzheimer (AD), Parkinson (PD), sepsi, SLA, ictus, HIV, malattie infiammatorie, immunitarie e cardiovascolari, non possiamo ignorare di essere di fronte a un fallimento.
Interi decenni di ricerche sugli xenotrapianti murini (trasferendo cellule tumorali umane in topi immunocompromessi con innesti sottocutanei). Colossali somme di denaro pubblico e privato investite. Come possiamo essere ancora tanto lenti nel progresso e lontani dalla scoperta di cure efficaci per il cancro?

Negli USA che sono i maggiori "consumatori" di animali da laboratorio il Prof. Thomas Hartung, dell’Università di Baltimora ha recentemente dichiarato: "Non siamo ratti di 70 Kg. Assorbiamo le sostanze in modo diverso, le metabolizziamo in modo diverso. Viviamo più a lungo ed inoltre siamo sottoposti ad una moltitudine di fattori ambientali differenti". La teratogenesi (malformazioni del feto umano) è un grave rischio dei farmaci ed infatti moltissimi sono sconsigliati alle donne in gravidanza. Il famoso Talidomide che combatteva espressamente la nausea delle donne in gravidanza, qualche decennio fa provocò terribili malformazioni nonostante
la sperimentazione su animali. Perché alcuni farmaci sono innocui per gli animali e sono tossici per l’uomo e viceversa un comune farmaco come l’Aspirina è benefico per l’uomo e letale per molti ratti. C’è la tendenza a credere a priori alla rilevanza dei modelli animali (<in vivo veritas>). Questa è ulteriormente aumentata dal desiderio di giungere ad una conclusione definitiva (a seguito di pressioni economiche o di pubblicazioni). Credere è molto probabilmente l’approccio meno scientifico".

I relatori hanno sottolineato che se si vuole capire veramente la biologia delle malattie umane è necessario lavorare con materiale biologico umano. Opporsi alla sperimentazione animale non significa essere contrari alla scienza, ma criticarne un aspetto obsoleto, costoso e di scarsa o nulla utilità per i malati. Di fronte a questi risultati, chi riceve uno stipendio per gli esperimenti sui topi dirà certamente che non si è ancora sperimentato abbastanza. I fondi che oggi vengono destinati alla sperimentazione animale vengono
sottratti alla vera scienza con grave danno ai malati. La ricerca biomedica e tossicologica deve riuscire a superare questo
paradigma obsoleto guardando in faccia i suoi fallimenti, rivalutando il rapporto costi-benefici.

Il futuro sono gli organs on chip, sistemi rivoluzionari di bioingegneria, capaci di mimare ad esempio l’edema polmonare meglio dei modelli animali e di suggerire nuove strade terapeutiche , i bioreattori multicompartimentali modulari, grazie a cui si è creato un modello di diabete umano, stampanti di organi 3D per lo sviluppo di vaccini potenzialmente efficaci. Inoltre oggi esistono tecniche di studio avanzate che consentono di analizzare approfonditamente il materiale biologico che deriva da interventi chirurgici o da cadaveri. Per questo occorre incoraggiare la donazione di organi per la ricerca scientifica. I relatori sono certi che i metodi sostitutivi debbano essere il futuro per la scoperta di nuove cure, perché dallo studio diretto dell’uomo e delle sue malattie si possono tratte informazioni davvero utili, e non fuorvianti come quelle derivanti dal modello animale.