Don Angelo Di Lorenzo ci racconta la sua missione

2 settembre 2013 | 07:50
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Don Angelo Di Lorenzo ci racconta la sua missione

“Mi trovo nella isola di Goodenough grande circa 50 km quadrati con la presenza di vari monti tra cui un alto vulcano spento. La mia funzione sarà di parroco della parrocchia di Watuluma estesa in circa 25 km quadrati…”

Cari amici,
E’ già trascorsa più di una settimana da quando sono arrivato. Il viaggio in tutto è durato 9 giorni a causa di mancanza di coincidenze, lunga attesa del battello e viaggio in battello merci di circa 21 ore con tante fermate. Non esiste battello per passeggeri.
La situazione è veramente povera. Dal punto di vista ambientale, la natura è favolosa, rigogliosa e mi verrebbe da dire paradisiaca. In questa isola tutto è incontaminato.
Mi trovo nella isola di Goodenough grande circa 50 km quadrati con la presenza di vari monti tra cui un alto vulcano spento. La mia funzione sarà di parroco della parrocchia di Watuluma estesa in circa 25 km quadrati con una popolazione di circa 6000 abitanti. Il terreno dove è sita la parrocchia è molto esteso e comprende oltre la chiesa parrocchiale (grande capanna in ferro e aperta da tutti i lati), grandi capanne sempre in ferro che contengono la scuola per circa 1000 studenti che vengono anche dalle isole vicine. L’età degli studenti è compresa tra 6 e 23 anni i quali oltre a studiare sono alloggiati in semplici strutture e si autogestiscono con l’aiuto degli insegnanti. Lo stato aiuta, ma il grosso della struttura è nelle mani del parroco ( anche parte del denaro che viene dallo stato, a causa della grande corruzione, viene dato direttamente al parroco) che deve provvedere a molte necessità. Le offerte raccolte in Chiesa per darvi una idea, ammontano a circa 3 euro alla settimana, si tre euro. Tutte le strutture, dalle classi ai dormitori all’ospedale, sono poco meglio di semplici baracche (quando parlo di aule, dormitori, ospedale, non dobbiamo dargli lo stesso significato che hanno da noi, il tutto è dignitoso ma molto semplice). Accanto a questa struttura centrale organizzata come un grande monastero con due sacerdoti e sei suore, ci sono circa 15 piccoli villaggi dove la gente vive in maniera primitiva e le loro case sono semplici capanne fatte di bambù e foglie di banano senza acqua e senza luce e raggiungibili con fuori strada con aggiunta di camminate di 30, 60 minuti. Da circa due anni grazie al lavoro di volontari ogni villaggio ha due fontane per l’acqua, ma è ancora difficile far comprendere la necessità di lavarsi e lavare gli indumenti, ci vorrà ancora del tempo. Il parroco è il grande responsabile, per come è strutturata qui la vita, la sua è sempre l’ultima parola. Ha una grande responsabilità, pregate perchè con l’aiuto dello Spirito Santo io possa essere e agire da saggio. Per questa gente l’evoluzione sarà una cosa molto lenta perchè a parte gli insegnanti che sono pagati dallo stato circa 25 euro al mese, il resto della gente quasi non usa il denaro ma solo merce di scambio. Tutto è nelle mani della missione. I soldi che mi avete donato li ho messi subito nel conto delle adozioni a distanza (tra la missione e le 4 scuole nei villaggi seguiamo più di 1300 tra bambini e ragazzi), quello che da lo stato non è in grado di soddisfare tutte le esigenze. Sono contento di essere qui non ho mai un attimo di tempo libero, penso che dovrò imparare a trovarlo se voglio sopravvivere. E’ molto bello il fatto che siamo parecchi consacrati, la vita di preghiera è veramente curata e presente. Se sarò aiutato e soprattutto con l’aiuto del Signore mi piacerebbe costruire un piccolo molo in cemento per permettere alle barche con il materiale di attraccare (attualmente ne abbiamo uno di legno ma i soliti cattivi e ignoranti rubano le tavole e quindi bisogna diventare furbi come serpenti…). Mi piacerebbe fare una coltivazione per produrre riso che è una delle spese più grosse della missione e questo permetterebbe anche alla popolazione di imparare a coltivarlo per il proprio fabbisogno come fa per tutto il resto. Forse esiste qualche organizzazione a livello europeo o mondiale che aiuta, chi può si informi e mi faccia sapere. Infine mi piacerebbe, sempre per il motivo della grossa spesa che sosteniamo per il gasolio, realizzare una centrale idroelettrica utilizzando un fiume che passa nel terreno della missione che come dicevo è molto esteso, si tratta di un terreno donato da una famiglia australiana. Forse con l’acqua e la luce la spinta ad evolvere sarà un po più veloce. Per quello che ho iniziato a capire, se la missione chiudesse, ci sarebbe solo regressione. Mi rendo conto che il mio sogno è ambizioso ma come dice la Bibbia se il Signore con Sansone e una mascella d’asino ha fatto tanto, chissà cosa potrà fare con un asino intero!!!
Posso ogni tanto inviare queste email grazie al dono di un modem satellitare che mi ha regalato la famiglia Valdenassi a cui va il mio ringraziamento. Naturalmente usare questo modem costa molto per cui dovrò usarlo con parsimonia anche se mi permette di avere contatto con il mondo.
Un’altra cosa mi sta a cuore e riguarda la salute di questa gente. C’è l’ospedale ma non ci sono i medici, ci sono solo due suore specializzate di cui una che si dedica soprattutto ai parti che sono una media di tre alla settimana. Sarebbe interessante se qualche medico decidesse di venire a fare qui qualche mese di volontariato. Ma….
Come dice Michea, quello che è importante però, è praticare la giustizia, amare la pietà e camminare umilmente con il nostro Dio.
Vi ricordo tutti nelle mie preghiere e vi benedico di cuore.
Don Angelo