San siro a sanremo

Esposto sulla facciata della concattedrale lo stemma del nuovo Papa Francesco

Il significato dello stemma e la sua realizzazione su lastra di ardesia levigata

È passato un mese da quando i Cardinali riuniti in conclave nella Cappella Sistina hanno eletto l’Arcivescovo di Buenos Aires, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, 266° successore alla Cattedra di Pietro, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica.
Quella sera del 13 marzo, pochi minuti dopo le 19, il famoso camino della Sistina emanava una copiosa fumata bianca mentre le campane della Basilica Petriana lanciavano al mondo il segnale che il successore di Papa Benedetto XVI era stato scelto.
Anche le campane di tutte le chiese del mondo si sono unite in coro spirituale con quelle del colle Vaticano ed a Sanremo il Campanone di San Siro, per i Sanremaschi "Bacì", ha fatto sentire la sua voce assieme a tutte le campane del campanile e della Città dei fiori.
La Concattedrale di San Siro è intimamente legata alla Cattedra di Pietro in quanto Basilica Minore e tra i numerosi segni che testimoniano tale dignità vi è l’esposizione sulla facciata principale della chiesa degli stemmi del Papa regnante e del Vescovo diocesano in carica. Ieri sul far della sera il Parroco di San Siro Mons. Alvise Lanteri ha assistito alla rimozione dello stemma del Papa emerito Benedetto XVI e alla collocazione dello stemma del nuovo Vescovo di Roma.
Il disegno eseguito su lastra di ardesia levigata, con colori specifici adatti all’esterno, riproduce nei minimi particolari lo stemma di Papa Francesco, stemma che l’araldica descrive così: d’azzurro, al disco raggiante e fiammeggiante d’oro caricato delle lettere IHS di rosso, la H sormontata da una croce di rosso; in punta, i tre chiodi della Passione di nero; il canton destro della punta alla stella (8) d’oro; il canton sinistro della punta al fiore di nardo d’oro.
L’importante compito è stato portato a termine senza fini di lucro dalla ditta Il Campanile di Ernesto Porri ed il delicato e preciso lavoro è stato eseguito da Bianca Maria Ferrari Porri, consorte del titolare de Il Campanile e figlia dell’indimenticato Pipin Ferrari.
Durante le numerose sedute lavorative è stata eseguita una dettagliata documentazione fotografica che segue tutte le fasi dell’intervento.

Sul sito della Santa Sede lo stemma viene così illustrato:

Lo scudo

Nei tratti, essenziali, il Papa Francesco ha deciso di conservare il suo stemma anteriore, scelto fin dalla sua consacrazione episcopale e caratterizzato da una lineare semplicità. Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso).
In alto, campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.
In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo.
La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale.
Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano.
Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.

Il motto

Il motto del Santo Padre Francesco è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi).
Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo.
Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita.
In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola.
Una volta eletto Vescovo, l’allora S.E. Mons. Bergoglio, in ricordo di tale avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l’espressione di San Beda miserando atque eligendo, che ha inteso riprodurre anche nel proprio stemma pontificio.
 

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