
… portandosi via il complesso di eventi felici, amari, drammatici largamente distribuiti nei suoi giorni
Un altro anno sta per finire portandosi via il complesso di eventi felici, amari, drammatici largamente distribuiti nei suoi giorni.
Restano il ricordo e le ferite, mentre si auspica che il nuovo anno possa essere migliore. Si vorrebbe prevedere, quasi a condizionare il futuro, cosa riserverà l’anno che sta per iniziare. Si ha così il solito patetico ricorso ai moderni aruspici per avere risposte alle attese di benessere, di fortuna, disposti a dar credito a sogni, sulla cui realizzazione si nutrono seri dubbi: in fondo non importa se è una mera illusione che ben presto diventerà una grossa delusione. E’ il tragicomico gioco di affidarsi ad una bendata dea fortuna, la quale distribuisce a caso e capriccio bene e male, a destra e a manca. Le richieste vertono su ricchezze, successo, amore, arrivando poi in seconda istanza ad interessarsi della pace e dei problemi che travagliano l’umanità. Almeno per noi cristiani sarebbe meglio andare incontro al nuovo anno con i sentimenti e le richieste, che Gesù pone nella preghiera che ci ha insegnato, perché osserva il grande Tommaso d’Aquino: “La preghiera del Padre nostro è perfettissima…Nella preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell’ordine in cui devono essere desiderate: cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma anche tutti i nostri affetti”. Iniziare l’anno con la preghiera, perché consapevoli che la vita trascende il tempo per l’eternità, è da parte del credente una provvidenziale provocazione nei confronti di una società che, perduto il riferimento a Dio, vive nell’angoscia e nella incertezza per il futuro. Salutare provocazione, come riconosce Ignazio Silone: “Non potevo stare tra gente che diceva di attendere la vita eterna, il ritorno di Cristo in gloria, il mondo nuovo… con la stessa indifferenza con cui si aspetta il tram”. Auguri di un felice 2013 fiduciosi nell’aiuto del Signore.
Restano il ricordo e le ferite, mentre si auspica che il nuovo anno possa essere migliore. Si vorrebbe prevedere, quasi a condizionare il futuro, cosa riserverà l’anno che sta per iniziare. Si ha così il solito patetico ricorso ai moderni aruspici per avere risposte alle attese di benessere, di fortuna, disposti a dar credito a sogni, sulla cui realizzazione si nutrono seri dubbi: in fondo non importa se è una mera illusione che ben presto diventerà una grossa delusione. E’ il tragicomico gioco di affidarsi ad una bendata dea fortuna, la quale distribuisce a caso e capriccio bene e male, a destra e a manca. Le richieste vertono su ricchezze, successo, amore, arrivando poi in seconda istanza ad interessarsi della pace e dei problemi che travagliano l’umanità. Almeno per noi cristiani sarebbe meglio andare incontro al nuovo anno con i sentimenti e le richieste, che Gesù pone nella preghiera che ci ha insegnato, perché osserva il grande Tommaso d’Aquino: “La preghiera del Padre nostro è perfettissima…Nella preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell’ordine in cui devono essere desiderate: cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma anche tutti i nostri affetti”. Iniziare l’anno con la preghiera, perché consapevoli che la vita trascende il tempo per l’eternità, è da parte del credente una provvidenziale provocazione nei confronti di una società che, perduto il riferimento a Dio, vive nell’angoscia e nella incertezza per il futuro. Salutare provocazione, come riconosce Ignazio Silone: “Non potevo stare tra gente che diceva di attendere la vita eterna, il ritorno di Cristo in gloria, il mondo nuovo… con la stessa indifferenza con cui si aspetta il tram”. Auguri di un felice 2013 fiduciosi nell’aiuto del Signore.
In allegato "Il Punto" in formato audio