Dopo classifica "Italia Oggi" |
Imperia
/
Politica
/

Indulgenza: “La nuda realtà della provincia di Imperia e la “rivoluzione civile” da intraprendere”

31 dicembre 2012 | 17:04
Share0
Indulgenza: “La nuda realtà della provincia di Imperia e la “rivoluzione civile” da intraprendere”

“Nessuno dice che Imperia “è il peggior posto d’Italia per vivere”, ma finiamola, per favore, di farci solleticare dal bel clima e dall’aria domestica della vita paesana dei ricordi di infanzia e giovinezza. Le cose sono cambiate”

Si leggono affermazioni del presidente della provincia riguardo all’esito della statistica di "Italia Oggi" che meritano una risposta pronta e chiara.

L’esponente pidiellino sostiene che  la provincia d’Imperia è "ultima per qualità della vita solo per ‘colpa’ di chi denuncia i reati subiti per senso civico". I parametri che ci hanno fatto essere fanalino di coda sono quelli dell’ambiente e della criminalità. La popolazione denuncia tutto, soprattutto i furti, per cui, con i parametri utilizzati per stilare questi rapporti, è normale, anche rispetto al numero di abitanti, scendere in fondo alla classifica. I dati devono essere letti e interpretati attentamente".

Innanzitutto, Sappa sa bene che questo è soltanto l’ultimo risultato di una serie storica sempre più negativa che da qualche decennio, ormai, ci consegna riscontri desolanti. E sa bene che simili statistiche vanno appunto lette e intese diacronicamente, lungo il trascorrere del tempo, se si vuole ricavare concretamente (e onestamente) qualche utile indicazione dai trends che esse delineano.

Questo, per quanto riguarda il metodo, del quale ci si attende che un professionista come lui abbia qualche contezza. Relativamente al merito delle questioni che suscitano maggiore allarme, il presidente della Provincia, partecipe dei consessi istituzionali che sovrintendono allo svolgimento dela vita sociale e civile del territorio, non può pensare di sostenere l’assurda spiegazione dell’elevata attitudine a denunciare "i furti", argomento che da solo già suscita sconcerto, conoscendo egli alla perfezione quanto più volte affermato pubblicamente, con accento accorato e quasi disperato, dal procurartore capo di Sanremo Cavallone, a proposito della gravità dell’handicap determinato dalla riluttanza che localmente pesa nel denunciare azioni delittuose riconducibili all’azione di una criminalità organizzata di stampo mafioso, dagli attentati dolosi alle estorsioni.

La realtà del nostro contesto, da questo punto di vista, è ben peggiore di quanto la stessa statistica in argomento dica: anche grazie ad omertà diffuse – ahinoi – gruppi mafiosi sempre più radicati e meglio organizzati hanno preso ad estendere la loro azione criminale in tutta la provincia con crescente disinvoltura.

Del resto, non era proprio Sappa che, negli anni scorsi, dottamente ci spiegava, per giustificare le misure per la "sicurezza dei cittadini" (dalle telecamere sparse in giro alle ordinanze sindacali tutte ‘ordine e sicurezza’ intraprese con i suoi sodali berlusconiani e leghisti, che il fenomeno dell’insicurezza doveva intendersi come "percezione" della stessa, più che consistenza reale dei fatti criminosi? E allora cosa viene a raccontarci, ora?

Il punto è che se ‘letture’ gravi come quella di Sappa continuano a giovarsi di testimonianze diffuse che non fanno altro che ripetere il disco antico da "rotonda sul mare", per cui Imperia sarebbe comunque località amena e vivibilissima, come proverebbe addirittura la mai cessata fungaia delle "seconde case", stiamo proprio freschi!! Se non ci si rende conto, una buona volta, che è stata proprio la sottovalutazione di certi fenomeni a vocazione sistemica come il formarsi di modernissime mafie territoriali in contesti già ‘tranquillissimi’ nei quali esattamente l’incontrollato espandersi della rendita e il sempre più massiccio trasgerimento di capitali verso impieghi improduttivi hanno favorito l’enorme friabilità del territorio, non se ne esce più.

Nessuno dice che Imperia "è il peggior posto d’Italia per vivere", ma finiamola, per favore, di farci solleticare dal bel clima e dall’aria domestica della vita paesana dei ricordi di infanzia e giovinezza. Le cose sono cambiate. Abitiamo un altro posto. Da decenni. Oggi imperia e la provincia sono disastrate economicamente, direi in ginocchio, dato le scempio che stato perpetrato delle nostre migliori risorse. Le classi dirigenti che hanno gestito finora il potere locale hanno la responsabilità del massacro ambientale che ha oltraggiato il territorio cementificandolo e regalandolo a interessi di natura lucrativa, delle mille occasioni mancate per restituire ad esso uno sviluppo produttivo credibile, non basato su speculazioni e affarismo, della privatizzazione ininterrotta di beni comuni, del clientelismo che ha alimentato una progressiva corruzione morale del tessuto civile e delle relazioni sociali, agendo, tra scambi di voti e favoritismi,  la leva del ricatto occupazionale.

Oggi, grazie all’operato di questo ceto dominante nella politica e nell’economia, ci ritroviamo, nel pieno di una crisi generale devastante, con una disoccupazione sempre più alta, una drammatica mancanza di lavoro (che non sia di impieghi precari), una carenza vergognosa di servizi e infrastrutture, una subdola pressione criminale che è divenuta una vera e propria emergenza democratica, per chi voglia vedere cosa c’è sotto la crosta. In compenso, abbiamo migliaia e migliaia di "seconde case", il mare è sempre lì, ad un passo dai nostri giri, e il clima è rimasto abbastanza buono!

Il problema, dunque, è, alla radice, un problema culturale. Una nuova etica pubblica e una diversa politica possono scaturire solo dall’innesco di un processo coraggioso e profondo di alternativa. Nella nostra provincia si impone una "rivoluzione civile" che cominci l’opera, necessariamente lunga e complessa, di smantellamento di questa eredità e di questo blocco di potere. E per far questo, c’è bisogno non semplicemente di qualcuno che ci metta la sua buona volontà o, come usa dire con linguaggio di moda, "la faccia". Serve, al contrario, il protagonismo di una nuova soggettività decisa in prima persona a battersi per bisogni, interessi e diritti collettivi.

Ne avremo la forza? La battaglia per il prossimo voto per il nostro Parlamento Nazionale è il primo traguardo da raggiungere, se vogliamo intraprendere la strada giusta per un cambiamento vero e non consentire le abusate vie di compromessi più o meno esplicitati con potentati vecchi e nuovi.

Pasquale Indulgenza
ex capogruppo P.R.C. al Comune di Imperia
Comitato Politico Regionale P.R.C. LIGURIA