Dai riti di affiliazione alla scelta dei candidati. Ecco Il ritratto del “padrino” Peppino Marcianò

3 dicembre 2012 | 16:57
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Dai riti di affiliazione alla scelta dei candidati. Ecco Il ritratto del “padrino” Peppino Marcianò
Dai riti di affiliazione alla scelta dei candidati. Ecco Il ritratto del “padrino” Peppino Marcianò
Dai riti di affiliazione alla scelta dei candidati. Ecco Il ritratto del “padrino” Peppino Marcianò
Dai riti di affiliazione alla scelta dei candidati. Ecco Il ritratto del “padrino” Peppino Marcianò

A Giuseppe (detto “Peppino” o “zio”) Marcianò, al quale viene riconosciuto il ruolo di capo e organizzatore, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione degli obiettivi da perseguire anche in relazione alle attività delittuose.

In quasi due anni e mezzo di indagine, la Direzione Distrettuale antimafia è riuscita a ricomporre il mosaico della locale di Ventimiglia e a delineare la figura del suo "padrino", Giuseppe (detto "Peppino" o "zio") Marcianò, al quale viene riconosciuto il ruolo di capo e organizzatore, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione degli obiettivi da perseguire anche in relazione alle attività delittuose.

Marcianò è anche accusato di curare i rapporti con le cosche di riferimento, i Piromalli e i Mazzaferro e, in particolare, con la famiglia Priolo, avvalendosi del figlio Vincenzo che a lungo aveva soggiornato a Gioia Tauro. Secondo gli inquirenti avrebbe aiutato Giuseppe Priolo nelle ricerche di Vincenzo Perri, autore dell’omicidio di Vincenzo Priolo, avvenuto l’8 luglio del 2011, in Calabria.

Ma non è tutto, avrebbe anche ospitato Domenico La Rosa, incaricato di vendicare l’omicidio di Priolo. A Marcianò sarebbero stati attribuiti pure compiti di carattere economico, come la gestione di un’attività commerciale a Gioia Tauro. Per la Dda, "Peppino" curava i rapporti con i rappresentanti delle altre locali liguri, tra cui Domenico Gangemi, capo della locale di Genova, che avrebbe trattato per l’appoggio elettorale alle elezioni regionali del 2010 a Fortunella Moio, figlia di Vincenzo Moio, quest’ultimo ex vicesindaco di Ventimiglia, nonché indagato nell’ambito dell’operazione "Maglio 3", come presunto affiliato della ‘ndrangheta.

Oltre a decidere sulle attività delittuose, Marcianò decideva anche sull’ingresso dei nuovi affiliati – al pari di Antonio Palamara e Fortunato Barilaro – e sull’effettuazione del rito di battesimo. A lui spettava anche il compito di convocare gli affiliati, assegnare compiti e contestare mancanze. Si impegnava nella risoluzione dei problemi di affiliati ed estranei all’organizzazione, che si rivolgevano a lui per chiedere raccomandazioni o protezione.

Ma non è tutto. Secondo gli investigatori della Dda, Marcianò avrebbe acquisito il controllo di appalti e servizi pubblici, mediante la cooperativa sociale di tipo B "Marvon", intestata al defunto Giancarlo Mannias. Cooperativa che secondo gli investigatori era di fatto gestita da: Vincenzo Marcianò, con Omar Allavena e Annunziato Roldi.

Ma gli inquirenti si spingono ancora più in là Secondo la Dda: "Interferiva nelle consultazioni elettorali ostacolando il libero esercizio di voto e procurando voti, in particolare: nelle elezioni amministrative di Vallecrosia del 2011, dissuadendo alcuni aspiranti a candidarsi ed intervenendo nella scelta dei candidati da inserire nella lista dell’attuale sindaco "Armando Biasi"; nelle elezioni regionali del 2010, procurando voti ad Alessio Saso, candidato nel Collegio di Imperia e a Fortunella Moio, candidata nel Collegio di Genova.

Al ristorante "Le Volte" e preso la propria abitazione, incontrava,m secondo gli investigatori, esponenti delle cosche calabresi. Partecipava anche a incontri di ‘ndrangheta in occasione di riti funebri, quali i funerali di Antonio Rampino (12 febbraio 2008), ritenuto capo della locale di Genova e Rocco Larosa (7 marzo 2007) a Riva Ligure, in provincia di Imperia.

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