Falso mafioso estorce 3.000 euro: domiciliari per Caruso. La difesa: “Fu un recupero crediti”

Vittima della presunta estorsione: la moglie del funzionario della capitaneria di porto di Sanremo, Gianluca Barbi (anche lei siciliana), dalla quale avrebbe preteso del denaro, facendo credere di essere un emissario della cosca Santapaola
Il gip Grazia Leopardi di Sanremo ha concesso il beneficio degli arresti domiciliari a Giovanni Caruso, 33 anni, il commerciante di origine siciliana, ma residente a Sanremo, proprietario di due negozi di ortofrutta nella città dei Fiori, arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Imperia con l’accusa di estorsione continuata, nei confronti della moglie del funzionario della capitaneria di porto di Sanremo, Gianluca Barbi (anche lei siciliana), dalla quale avrebbe preteso del denaro, facendo credere di essere un emissario della cosca Santapaola (che precisiamo non centra nulla nella vicenda), di Catania.
I fatti contestati sarebbero avvenuti nel giro di otto mesi, tra il 2011 e l’inizio del 2012. Secondo la difesa dell’imputato, sostenuta dagli avvocati Salvatore e Maria Josè Sciortino, Caruso non avrebbe commesso alcuna estorsione, ma avrebbe soltanto cercato di rientrare in possesso di una somma di denaro che aveva imprestato alla donna, parte della quale (si parla di 2.700 euro) sarebbe già stata restituita.
LE INDAGINI E LE CONTESTAZIONI DEL PM
Le indagini che hanno permesso di scoprire la vicenda sono partite dall’attentato incendiario all’auto del marito, una Audi A4 station wagon data alle fiamme, nella notte tra il 12 e il 13 gennaio scorsi. Incendio che per gli inquirenti poteva rappresentare un messaggio ben preciso.
La vettura, intestata al funzionario della capitaneria, ma in uso alla moglie, era posteggiata sotto casa della coppia, al Porto Vecchio. Caruso, che sarebbe riuscito, attraverso una lunga serie di minacce, a farsi consegnare la somma complessiva di 3.000 euro, era colpito da un mandato di arresto chiesto dal pm Francesca Scarlatti di Sanremo, a firma del gip Grazia Leopardi.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la donna, che in preda al panico non avrebbe mai rivelato a nessuno la vicenda, neppure al marito, sarebbe stata avvicinata da Caruso, che millantando amicizie con la cosca siciliana – il cui boss è Nitto Santapaola – avrebbe iniziato a chiederle dei soldi.
Più volte le avrebbe telefonato e parlando in siciliano stretto, con la voce camuffata, si sarebbe spacciato per uno della cosca, invitandola a pagare il pizzo. La donna, che sembra avesse conosciuto anni addietro il figlio di Santapaola e d’altra parte sapeva che il padre del giovane era un pregiudicato, si è fatta prendere dalla paura ed è caduta nel tranello.