Anche un evento sportivo come la classicissima Milano-Sanremo può portare alla riflessione
17 marzo 2012 | 06:00

“Il credente, dovrebbe imitare il ciclista nella determinazione a raggiungere nel modo migliore il traguardo finale, consapevole che la fedeltà a Gesù, “via, verità e vita”, gli consentirà di segnare il suo nome nell’albo dell’eternità”
Si corre oggi la Milano-Sanremo, la classicissima di primavera, giunta alla 103^ edizione dal lontano 1907. Ogni ciclista vorrebbe inscrivere il proprio nome nell’albo d’oro che raccoglie le firme di fior di campioni, entrati nella storia e nella leggenda del ciclismo mondiale. Per questo la Sanremo è una gara al cui fascino non possono resistere i corridori che numerosi ogni anno si preparano con meticolosi allenamenti per essere in forma e poter gareggiare con la speranza di tagliare vittoriosamente il prestigioso traguardo, che di recente è stato trasferito dalla storica Via Roma al Lungomare Italo Calvino. Purtroppo dietro la variopinta carovana delle due ruote esiste un grosso giro di interessi economici che tendono a prevalere su quelli della competizione sportiva, come dimostrano i reiterati scandali del doping. Una tragica realtà che ha causato morti ed esiti invalidanti, contro la quale magistrati, autorità statali e sportive sono decisamente impegnati per preservare gli atleti dalle pericolose conseguenze, per difendere e promuovere i valori umani e sportivi del mondo del ciclismo. La gente, nonostante gli episodi negativi, è sempre attratta da questa disciplina, dove emerge non la macchina, ma l’uomo che sa affrontare grandi fatiche impiegando le proprie risorse di intelligenza, volontà e forza fisica per giungere alla meta. Questa simpatia si fonda su un sentimento d’identificazione dell’uomo comune che percorre le strade della vita dovendo superare ostacoli, difficoltà con il ricorso alle proprie energie in una gara che avrà termine al momento della morte. Così, in particolare il credente, dovrebbe imitare il ciclista nella determinazione a raggiungere nel modo migliore il traguardo finale, consapevole che la fedeltà a Gesù, “via, verità e vita”, gli consentirà di segnare il suo nome nell’albo dell’eternità, essendo la corsa terrena solo un passaggio verso la meta definitiva della risurrezione.
In allegato "Il Punto" in versione audio