Molestie su 19enne: don Bonifazio lascia il carcere: “Preferisco non parlare con nessuno”



Il sacerdote, dopo una notte trascorsa in cella a Savona, aveva evidentemente poca voglia di parlare ed ha mantenuto la stessa linea scelta in mattinata davanti al gip Fiorenza Giorgi quando si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Su questa storia? Preferisco né parlare né incontrare nessuno, magari più avanti”. Così Don Fabio Bonifazio, il parroco arrestato ieri per violenza sessuale nei confronti di una diciannovenne loanese dai carabinieri, ha dribblato i microfoni all’uscita dal carcere Sant’Agostino di Savona.
“Abbiate pazienza, non è il momento, lasciatemi tranquillo” è stato lo stringato commento. Il sacerdote, dopo una notte trascorsa in cella a Savona, aveva evidentemente poca voglia di parlare ed ha mantenuto la stessa linea scelta in mattinata davanti al gip Fiorenza Giorgi quando si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“Dove sto andando ora? Preferisco non dirlo” ha aggiunto Don Fabio prima di lasciare il Sant’Agostino. Questa mattina, nel corso della convalida dell’arresto, il giudice ha accolto la richiesta del pubblico ministero Chiara Maria Paolucci applicando nei confronti di Don Fabio la misura del divieto di avvicinamento alla ragazza, ma non confermando la custodia cautelare in carcere.
Al termine dell’interrogatorio, che è iniziato intorno alle 11,40, il legale del parroco, l’avvocato Alessandro Vignola, ha commentato: “Il mio cliente non conosceva la ragazza. Era la prima volta che la vedeva in giro per Loano. Adesso ho bisogno di tempo per studiare il caso”.
La ragazza che ha denunciato di essere stata palpeggiata dal vice parroco di Cristo Re di Imperia ha ricostruito così, davanti ai carabinieri di Albenga, il raptus sessuale che ha portato in carcere don Fabio Bonifazio: “Mi ha pedinato a lungo, con il passo sempre più veloce, non ne voleva sapere di lasciarmi perdere”.
Il sacerdote, secondo la ricostruzione fornita dalla giovane ai militari, ha seguito per diversi minuti la ragazza, che stava passeggiando nel centro di Loano. In un primo momento la 19enne non ci ha fatto caso, ma quando ha capito che quell’uomo “tarchiato e dai capelli rossi” ce l’aveva con lei, ha tentato invano di seminarlo. Poi l’aggressione, in pieno giorno, a due passi dalla via Aurelia.
Toccherà ora agli inquirenti stabilire che cosa abbia fatto scattare l’aggressione. “Don carota”, come era stato soprannominato il prete dai suoi parrocchiani per via del colore rosso dei capelli, non ha infatti detto nulla ai militari che lo hanno arrestato e condotto al carcere di Savona.