Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”

27 febbraio 2012 | 00:39
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Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”
Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”
Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”
Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”
Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”
Il procuratore Caselli da Vallecrosia:”l’antimafia ha tre motori: repressione, cultura e diritti”

Quest’ultimo è quello più importante, perché il mafioso attinge le connivenze, dove lo stato italiano non garantisce i diritti

Ha parlato soprattutto di come combattere la mafia, ovunque si trovi, questa sera, il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. Nell’incontro a teatro Don Bosco di Vallecrosia, l’uomo che è uno dei simboli viventi dell’antimafia in Italia e in Europa,questa sera, ha snocciolato e condiviso le sue linee guida sulla lotta alla criminalità organizzata. L’incontro è stato organizzato dall’associazione Libera e moderato dal suo refente provinciale, Matteo Lupi

Nel corso della conferenza, Caselli ha sottolineato la differenza tra l’antimafia della repressione; da quella della cultura e dei diritti del sociale. Quest’ultima è quella più importante, perché il mafioso attinge le connivenze, dove lo stato italiano non garantisce i diritti. Il povero palermitano che deve cercare lavoro e casa, infatti (come dice Caselli), va dai mafiosi. Lo stato, dunque, secondo il magistrato, deve assicurare ai cittadini i diritti per non cadere nelle mani della mafia. Ha, poi, portato l’esempio del milione di firme raccolto dall’associazione Libera, che ha fatto passare legge per cui i beni sequestrati ai mafiosi sono stati destinati alla collettività. Ha anche detto di non stupirsi della mafia al nord, portando l’esempio del procuratore caccia ucciso nel 1983. Durante l’incontro Caselli ha anche lodato gli investigatori italiani, tra i più preparati sulla criminalità organizzata.

Caselli, per argomentare e supportare le proprie opinioni, ha anche citato più volte un ‘intervista, fatta nel 1983, da Giorgio Bocca al Generale Dalla Chiesa, pochi giorni prima del tragico agguato dov e morì l’allora "Prefetto Antimafia" di palermo e sua moglie, per mano della mafia. Nell’intervista, Dalla Chiesa, ‘provocato’ da Bocca, anticipa concetti quali. combattere la mafia con cultura e diritti, nonchè lamafia che ricicla denaro nel ricco nord italiano, ancora validi ed attuali a 30 anni da allora.

UN ESTRATTO DALL’INTERVENTO DI CASELLI

I CENTO PASSI E L’APPUNTAMENTO GENOVESE

Le cose che dirò su giustizia, antimafia e legalità sono solo mie opinioni personali. Siamo qui a fare uno dei cento passi che ci porteranno alla giornata di Genova, dove ogni volta un fiume di giovani provenienti da ogni parte d’Italia vogliono stringersi intorno ai familiari delle vittime di Mafia. Persone che soffrono e si portano dietro un dolore immenso. vogliono però condividere la propria esperienza con un ricordo di memoria, di impegno, come piattaforma per crescere. Quella di Genova è un’esperienza utile anche per ‘ricaricare le pile’.

I TRE MOTORI DELL’ANTIMAFIA
L’antimafia è come un meccanismo che per muovere con incisività, continuità ed efficacia deve poter contare su tre motori che girano con continuità. Antimafia della repressione, della cultura e dei diritti
Repressione significa accertare le reponsabilità, condurre i processi e dispendiare le opportune condanne. Accanto alla repressione ci deve essere l’antimafia della cultura: confrontandosi e cercando di capire qual’è l’effettività della mafia nei vari contesti al di la dei vari preconcetti. Ad esempio si dice spesso che i mafiosi sono uomini d’onbìore: è una bestemmia. Non sono uomini d’onore i mafiosi che hanno sequestrano il 13enne Di Matteo, lo torturano e lo sciolgono, infine, nell’acido. Il giovane è morto solo perchè era figlio di uno dei primi pentiti di mafia : Santino di Matteo. Lui una sera mi raccontò, da’luna di notte alle sei di mattino della strage di Capaci , perchè lui asseriva di esserci. Parlò dei complici e dei nomi di chi c’era. Poco dopo ci fu una rappresaglia "nazista" dei corleonesi che gli rapirono il figlio. Questi non erano uomini d’onore, anche se ancora adesso cinema e tv si parla dei mafiosi come uomini d’onore come se nulla fosse.  Il limite con cui noi ci atteggiamo alla mafia è che noi siamo convinti che la mafia è solo una questione di ordine pubblico. I mafiosi non sono pericolosi solo quando uccidono. Quando sembrano starsene buoni e tranquilli sono li che tessono le loro trame per accrescere il loro potere economico e finanziario. i mafiosi sono un sistema criminale che si rafforza e si espande anche quando non uccide. Le mafie tendono a stabilirsi ed espandersi dove c’è più ricchezza, vedi centro nord italiano, perchè li c’è maggior giro di denaro e quindi li è più facile pulire il denaro. L’antimafia sociale e dei diritti. Come disse Carlo Alberto dalla Chiesa quando era prefetto di Palermo in funzione antimafia. Questo è un estratto di un intervista fatta a Giorgio Bocca pochi giorni dell’agguato di via Carini dove Dalla Chiesa trovò la morte insieme alla moglie, sotto i proiettili dei mafiosi: Bocca chiede – provocatoriamente – se Dalla Chiesa pensa di poter lui fare qualcosa per la mafia, li dove molti hanno fallito:"Ho capito una cosa molto semplice ma più decisiva che la repressione.Bisogna togliere alla mafia i suoi dipendenti e farne nostri alleati. Se i diritti dei cittadini non sono rispettati e assicurati, questa mancanza viene intercettata dai mafiosi che poi fanno favori in cambio di omertà , complicità e rassegnazione" questo lo confermano anche i mafiosi, uno come Pietro Aglieri, mafioso di grosso calibro che , interrogato a Palermo, durante una pausa dell’interrogatorio, dice: "quando voi venite nelle ‘nostre’ scuole a parlare conb i nostri ‘ragazzi’ questi vi seguono ma , finita la scuola, quando hanno bisogno di casa e lavoro, si rivolgono a noi" finchè lo stato usa solo la repressione, i soggetti che non possono essere cittadini e alleati dello stato continueranno a essere alleati dei mafiosi.oggi, trent’anni dopo questi fatti non siamo più all’anno zero. Libera è l’antimafia dei diritti, sociale, una rete efficacissima , trasversale, di ogni estrazione e provenienza politica. L’iniziativa più importante di libera è quella che prevede una raccolta firme per una legge che preveda la destinazione dei beni sequestrati ai mafiosi a opere socialmente utili, perchè prima i beni sequestrati non erano messi a disposizione della comunità, rimanevano li ad ammuffire.Libera raccolse un milione di firme per sfatare un altro luogo comune che sa di bestemmia è quello che la mafia da lavoro: ciò non è vero, la mafia blocca il lavoro. Ad esempio ora la villa di Rina è diventata un’istituto agrario. Così si da qualcosa ai cittadini perchè non passino dalla parte della mafia.