Indulgenza (Rifondazione): “Per cambiare Imperia occorre alternativa ad attuale modello di sviluppo”

“La conseguenza di quanto è stato posto in essere, insieme al carico di inchieste giudiziarie in corso, è una enorme cementificazione del litorale cittadino”
La notizia che per l’inchiesta madre sul porto turistico di Imperia – quella che nell’ottobre 2010 aveva portato a indagare per associazione a delinquere, abuso d’ufficio e falso – la Procura abbia chiesto una proroga di sei mesi al gip, ipotizzando l’ulteriore reato di truffa a un ente pubblico (il Comune di Imperia) e aprendo un’ulteriore indagine sulla mancata bonifica dell’area dove si stanno costruendo le palazzine dai liquami provenienti dalle fogne, conferma ulteriormente la gravità della situazione in cui viene a trovarsi l’intera Città.
Ciò viene oggi dichiarato apertamente anche dal presidente di Confindustria Liguria Sandro Cepollina, che rileva impietosamente le pesanti criticità nella realizzazione dell’opera.
Quale differenza con il silenzio sostanziale che caratterizzò Confindustria Imperia quando, al tempo in cui si sorvolava la città in elicottero e si predicava che Berlusconi fosse il genio che avrebbe salvato l’Italia, maturò il ‘pasticcio’ che portò all’attuale assetto societario della "Porto di Imperia", alla sua individuazione e scelta per la titolarità della concessione demaniale e alle ben singolari modalità di riconoscimento del socio "Acquamare" per la costruzione del porto!!!
Quanto sta accadendo ora è in primo luogo l’ ‘eredità’ della Destra locale, politica ed economica, che aveva puntato, sicurissima del suo agire e delle sue prerogative, su una colossale opportunità di sfruttamento delle risorse del territorio, imponendo il disegno di un porto turistico del tutto sovradimensionato, corrispondente ad una rete per sinergie affaristiche che avrebbero dovuto portare al massimo di profittevolezza a favore dei soggetti chiamati nelle diverse partnership.
Ma, come talvolta avviene anche nel nostro Belpaese quando si è troppo spregiudicati e presuntosi, qualcosa, delle mirabili, asserite doti di imprenditorialità e delle azioni amministrative assicurate come indiscutibili, è andato storto e molte ‘magagne’ sono venute in evidenza.
La conseguenza di quanto è stato posto in essere, insieme al carico di inchieste giudiziarie in corso, è una enorme cementificazione del litorale cittadino, che , tra l’altro, comporta l’addensarsi di sempre più pesanti rischi di compromissione dei locali ecosistemi marini. Chi oggi – novello manager illuminato – parla della mancanza di "marketing territoriale" come causa prima dello stallo imperiese, dovrebbe ben sapere che molte agenzie internazionali, in particolare quelle inglesi, sconsigliano ai loro clienti di toccare la nostra costa proprio a causa delle alterazioni determinate dall’edificazione incontrollata e dalle colate di cemento versate, che hanno fatto scadere la sua attrattività naturalistica e paesaggistica.
Importanti beni comuni e preziosissime risorse naturali – ricchezza della collettività che disinvoltamente si è consentito di assorbire pezzo dopo pezzo nel gioco degli interessi privati – sono stati sacrificati ad una logica sviluppista e datata, tanto miope quanto rovinosa nei meccanismi che ha messo in moto, forieri di ombre inquietanti sull’etica e sugli attori pubblici!!
Al punto cui sono giunte le cose, le Opposizioni – e principalmente le forze della Sinistra cittadina – nel ribadire che l’unica scelta dignitosa e credibile è oggi la revoca della concessione data alla "Porto di Imperia", dovrebbero rappresentare a nostro avviso una visione del tutto alternativa allo sciagurato indirizzo seguito dalla Destra, incardinata sui seguenti punti:
– L’assicurazione di una verifica puntuale da parte del Comune di tutte le problematiche di tutela ambientale, igiene e sicurezza sussistenti nell’area del porto;
– la salvaguardia effettiva delle prerogative pubbliche sulle aree demaniali;
– un no deciso ed esplicito alla privatizzazione in corso di tutte le aree portuali da Porto Maurizio ad Oneglia e ad una ‘turisticizzazione’ a fini speculativi di queste parti del territorio comunale;
– la ripresa convinta della riprogettazione di una multivocazionalità vera e non di facciata della portualità cittadina, a partire dalla salvaguardia/ incentivazione delle attività mercantili e del mantenimento dei pescherecci lungo la banchina di Calata Cuneo;
– una riprogettazione a ‘vocazione sociale’ della fruibilità pubblica e delle funzioni produttive del litorale (arenili compresi), attraverso il nuovo PUC e una revisione del Piano dei Lidi.
Pasquale Indulgenza
capo gruppo P.R.C. al Comune di Imperia