Corruzione in atti giudiziari: primo ricorso in Cassazione per Andreacchio




Per lui, l’avvocato Carlo Ruffoni ha già istruito il ricorso alla Suprema Corte, contestando la qualificazione giuridica del fatto. Secondo Ruffoni, infatti, non ci fu corruzione in atti giudiziari, ma al massimo corruzione semplice.
C’è già un primo ricorso per Cassazione nella vicenda sui presunti favori ai pregiudicati, che il 20 dicembre scorso ha visto il gup Francesco Gianfrotta del tribunale di Torino infliggere una condanna a 3 anni e 8 mesi all’ex presidente dei tribunali di Imperia e Sanremo, Gianfranco Boccalatte e a 3 anni al suo ex autista, Giuseppe Fasolo, accusati in concorso di millantato credito e corruzione in atti giudiziari.
Con l’accusa di concorso in corruzione in atti giudiziari patteggio’ una pena a 1 anno e 6 mesi di reclusione: Leonardo Michele Andreacchio, 50 anni, di origine calabrese, accusato di aver pagato 2.000 a Fasolo, affinché Boccalatte, come presidente del tribunale di Imperia, respingesse l’istanza con la quale si chiedeva la misura della sorveglianza speciale a suo carico. Per lui, l’avvocato Carlo Ruffoni ha già istruito il ricorso alla Suprema Corte, contestando la qualificazione giuridica del fatto. Secondo Ruffoni, infatti, non ci fu corruzione in atti giudiziari, ma al massimo corruzione semplice.
Nell’ambito dello stesso procedimento venne condannato a 2 anni: Nicola Sansalone, 62 anni, di Gioia Tauro (Reggio Calabria) accusato di aver domandato a Fasolo di chiedere a Boccalatte di far leva sul giudice di Sorveglianza di Genova, affinche’ venissero concessi gli arresti domiciliari a Renato Saponaro, che ancora oggi si trova in carcere. Richiesta, dunque, che non ando’ mai a buon fine. Sansalone si sarebbe rivolto a Fasolo, nel corso della sua detenzione ai domiciliari. Boccalatte e’ accusato di aver praticato favori a pregiudicati, in cambio di denaro, con l’ex autista che aveva il ruolo di intermediario tra Boccalatte e i beneficiari.