Rifondazione Comunista: manovra economica socialmente iniqua e anti-economica

…La manovra economico/finanziaria frettolosamente approvata in Parlamento sotto il ‘lenzuolo’ ipocrita dello
sbandierato appello a “tranquillizzare i mercati” è una manovra smaccatamente antipopolare…
Ecco le considerazioni (alquanto critiche) della sezione provinciale di Rifondazione Comunista riguardo la moanovra finanziare, a firma Tremonti, recentemente approvata dal parlamento
La manovra economico/finanziaria frettolosamente approvata in Parlamento sotto il ‘lenzuolo’ ipocrita dello
sbandierato appello a “tranquillizzare i mercati” è una manovra smaccatamente antipopolare, che peraltro non
servirà a meglio proteggere il Paese dalla crisi montante, ma ne aggraverà l’impoverimento e la fragilità, accentuando
le disuguaglianze sociali e colpendo ancor più duramente i redditi da lavoro e pensione.
Già sul piano di quanto sarebbe stato necessario sul piano degli assetti finanziari
comunitari e globali, la manovra è elusiva e sbagliata:
1. Gli Stati possono proibire le “vendite allo scoperto”. La Germania lo ha fatto. Perché l’Italia non lo fa?
2. La Banca Centrale Europea – diversamente dalla Federal Reserve negli Usa – non può acquistare i titoli del debito
pubblico direttamente dagli stati membri. Se potesse farlo verrebbe a mancare la possibilità di speculare
sui titoli, lucrando sui tassi di interesse. Si decida che la BCE acquisti al tasso di interesse ufficiale dell’1,5% i
titoli degli stati sottoposti ad attacchi speculativi. Se in Grecia si fosse intervenuti subito in questo modo la situazione
sarebbe stata del tutto sostenibile.
3. Si introduca immediatamente una tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie. È una tassa che colpirebbe
solo gli speculatori cioè chi fa compravendita di titoli in brevissimo tempo per lucrare sulle oscillazioni dei
prezzi.
4. Si varino norme per impedire alle banche di tenere “fuori bilancio” i derivati.
5. Se queste misure non dovessero bastare, l’Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli risparmiatori
e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e le cifre da restituire alle grandi finanziarie,
cioè agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l’Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.
Per quanto riguarda le misure imposte sul piano sociale e degli enti locali, la manovra
è devastante, assestando colpi decisivi al residuo welfare.
Essa vale oltre 60 miliardi, la maggior parte dei quali “scaricati” sugli anni 2013 e 2014.
Si attaccano i diritti sociali e i servizi essenziali, attraverso nuovi tagli agli enti locali, alla sanità, con la reintroduzione
dei ticket, il prolungamento ulteriore del blocco delle assunzioni e dei salari dei dipendenti pubblici, la
riduzione dell’indicizzazione delle pensioni e il futuro aumento dell’età pensionabile per le donne anche nel privato.
Si preannuncia un drastico ridimensionamento delle prestazioni assistenziali, dall’indennità di accompagnamento
all’assegno di invalidità, che colpirà le persone con disabilità come gli anziani non autosufficienti.
Si interviene nuovamente sulla scuola, dal blocco degli organici all’accorpamento degli istituti.
Si parla di nuove privatizzazioni: dei servizi pubblici locali come di prove di "virtuosità" degli stessi in spregio
ai referendum e di quel che resta della grande industria, continuando sulla strada che ha portato al drammatico
impoverimento del nostro apparato produttivo. Ed è gravissimo che la manovra cancelli la gratuità del processo
del lavoro. La manovra del governo è iniqua dal punto di vista sociale ed è recessiva sul terreno economico.
Ma le idee e le proposte per una manovra alternativa ci sono!!!
1. va colpito chi non ha mai pagato. In Italia l’1% degli ultraricchi possiede una quota di ricchezza pari a quella
detenuta dal 60% della popolazione meno abbiente. Ci vuole una patrimoniale sulle grandi ricchezze, la tassazione
delle rendite finanziarie, dei movimenti speculativi di capitale, il contrasto vero all’evasione fiscale. Si
possono recuperare 40 miliardi di euro da usare per redistribuire reddito alle lavoratrici e ai lavoratori, ai
pensionati, riqualificare il welfare, istituire il reddito sociale per le disoccupate e i disoccupati.
2. vanno tagliate le grandi opere ambientalmente devastanti. Solo cancellando la Tav Torino-Lione, il Ponte sullo
Stretto, il terzo valico della Milano-Genova si recuperano 30 miliardi di euro. Per fare politiche industriali
e creare nuovi posti di lavoro nel risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile.
3. vanno tagliate le spese militari, riducendo gli organici dell’esercito, ritirando le truppe dall’Afghanistan, smettendo
di bombardare la Libia, non acquistando i cacciabombardieri F35. Per finanziare scuola, università, ricerca
e riassumere i precari che il governo Berlusconi ha licenziato.
4. vanno dimezzati gli stipendi dei parlamentari ed eliminati gli enti inutili per stabilizzare i precari del pubblico
impiego.
5. vanno contrastate le delocalizzazioni delle imprese, obbligandole a restituire i contributi pubblici ricevuti.
Che cosa subiscono, in conclusione, i redditi di lavoratori e pensionati?
Diamo un rapido sguardo agli effetti su coloro che sono stati investiti dalle novità cui gli inviti alla “coesione
nazionale” hanno spalancato la strada. I “miracolosi” tagli colpiranno principalmente
● le detrazioni (dall’IRPEF da pagare) per redditi da lavoro dipendente e pensioni:
attualmente per un/a lavoratore/trice con un salario annuo lordo di 15.000 € sono di 1.338 €.
Il taglio (pari al 20%) dal 2014 sarà di 268 €;
● le detrazioni per familiari a carico:
per un figlio a carico, attualmente un/a lavoratore/trice con un salario annuo lordo di 15.000 € ha diritto a 758 (meno
di 3 anni), 716 (più di 3 anni), 1002 (disabile di meno di 3 anni), 913 (disabile di più di 3 anni). I tagli saranno, rispettivamente
di €: 152, 143, 200, 183;
● le detrazioni per spese sanitarie:
attualmente è detraibile dall’IRPEF il 19% delle spese per la salute. Dal 2014 la percentuale scenderà al 15%. Una persona
con una malattia cronica che gli impone una spesa di 2.000 €, subirà un taglio di 80 €.
Tagli del 20% sono previsti anche per gli sconti sui contributi versati e deducibili e per le agevolazioni fiscali
previste dalla tassazione separata del TFR.
Lo stesso vale per l’IVA agevolata per i beni e servizi tassati al 4% e al 10%. Queste due aliquote, previste per
beni di prima necessità, saliranno al 4,8% e al 12%.
Saranno particolarmente colpiti i redditi bassi, sia perché l’accanimento è sui beni di prima necessità, che
perché il prezzo di questi beni aumenterà automaticamente dello 0,8% e del 2%, con conseguente diminuzione
del potere d’acquisto dei salari.
Nessuno ha pensato di attingere alle risorse che sarebbero immediatamente reperibili cancellando, ad esempio,
i privilegi fiscali previsti a favore della Chiesa cattolica che ammontano a 2 miliardi di € l’anno,
come conseguenza dell’esenzione dall’ICI e della riduzione del 50% dell’IRES.
A questo proposito, la Commissione Europea ha intrapreso un’inchiesta contro l’Italia per aiuti di Stato alle
aziende della Chiesa cattolica… Ma, si sa, l’Europa esiste solo quando serve a giustificare il massacro sociale.