Corte di Cassazione promulga i risultati ufficiali dei referendum, i cui effetti saranno applicabili

Dopo l’esito referendario, le uniche situazioni “fuorilegge” nel nostro Paese sono le SpA quotate in Borsa, che hanno fatto entrare soggetti privati pur avendo un affidamento diretto, senza passare per la gara
Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta dei cittadini italiani ha votato SI ai due referendum sull’acqua che in sostanza dicevano: fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua. Nella provincia di Imperia i SI sono stati oltre 88mila su 173mila votanti.
Oggi, 14 luglio, la Corte di Cassazione ha promulgato i risultati ufficiali dei referendum, i cui effetti saranno quindi immediatamente applicabili.
Come indicato dalla Corte Costituzionale, con l’abrogazione dell’art. 23 bis (il primo quesito) ciò che risulta vigente è la normativa comunitaria e cioè la possibilità di ricorrere ad una pluralità di forme di gestione, da quelle di natura privatistica a quelle pubbliche, comprese gli Enti di diritto pubblico.
Quello che, giustamente, “impone” l’Unione Europea è che se si sceglie la strada dell’apertura al mercato allora bisogna applicare le regole della concorrenza, e cioè ricorrere alla gara; il che significa che, dopo l’esito referendario, le uniche situazioni “fuorilegge” nel nostro Paese sono le SpA quotate in Borsa, che hanno fatto entrare soggetti privati pur avendo un affidamento diretto, senza passare per la gara.
Per quanto riguarda il secondo quesito referendario, la Corte Costituzionale ha evidenziato che la cancellazione del 7% di remunerazione del capitale è immediatamente applicabile e determina che la gestione del servizio idrico si basa su un meccanismo di pareggio tra costi e ricavi.
Oggi i rappresentanti del Coordinamento imperiese per l’Acqua pubblica hanno incontrato il Presidente della Provincia e dell’AATO Luigi Sappa e l’Assessore Paolo Leuzzi e hanno concordato di avviare un confronto utile alla realizzazione di quanto contenuto nei referendum.
In particolare intendiamo richiedere all’AATO:
– la revoca degli affidamenti alle società per azioni che sono entrate senza una gara,
– l’eliminazione dalla tariffa della cifra corrispondente alla remunerazione del capitale,
– trasparenza e partecipazione; rendendo a noi disponibili tutti i contratti di affidamento del servizio, tariffe comprese; permettendo la partecipazione alle prossime Assemblee dell’AATO.
Esortiamo tutti i Comuni che controllano al 100% le SpA che gestiscono il loro servizio idrico di avviare senza indugi il processo per la trasformazione di queste società in Enti di diritto pubblico.
Il nostro obiettivo è la ripubblicizzazione del servizio idrico dappertutto; a questo scopo abbiamo presentato nel 2007 una legge di iniziativa popolare che ha raccolto 400mila firme (delle 50mila necessarie). Ora, dopo 4 anni, questa legge verrà esaminata in Parlamento.
Il nostro impegno è di far conoscere questa legge a tutti i cittadini per far si che il Parlamento decida nel senso indicato dai referendum.
Gli AATO, a meno di proroghe, scompariranno entro il prossimo 31 dicembre; una legge regionale dovrà legiferare su future competenze e assetti amministrativi.
Come Coordinamento ligure abbiamo richiesto un incontro con il Presidente della Regione.
In questa occasione chiederemo che:
– i nuovi “ATO” si basino sui bacini idrografici – come prevede la legge – e non su criteri amministrativi e di potere,
– si preveda la partecipazione attiva dei cittadini organizzati negli organi di indirizzo e controllo.
RIPRENDIAMOCI IL FUTURO
CIMAP – Coordinamento imperiese per l’Acqua pubblica
Comitato referendario 2sì per l’Acqua bene comune – Imperia