Convegno sul Risorgimento a Ventimiglia, carrellata di IMMAGINI






“Sono tante le figure femminili che accompagnano la vita pubblica di Mazzini e di Garibaldi, pronte ad ogni sacrificio per la realizzazione delle aspettative di una intera generazione di italiani e italiane”
Le immagini sono di Marco Risi
Sommario
Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari sono personaggi ben noti della storiografia e della letteratura politica del nostro Risorgimento e dell’Unificazione italiana; lo è di meno il repubblicano sardo Giorgio Asproni, per il minore rilievo del pensiero politico e dell’azione pratica, nonché per la tardiva sua riscoperta e illustrazione, giunta con l’instaurazione in Italia della Repubblica nel 1948.
Mi pare quindi opportuno premettere alcuni cenni sulle vicende umane di questo personaggio e sul suo apporto come Giornalista, parlamentare e memorialista dell’Ottocento.
Si comprende da subito come in Asproni l’idea federalista, e ad un tempo autonomista, sia legata alla sua esperienza e maturazione politica nella terra natale, in Sardegna; così come è utile tener presente che quando avviene il suo coinvolgimento negli avvenimenti isolani del 1847 e in quelli del biennio1848-1849 subalpini e italiani, Giorgio Asproni ha quarant’anni di età. Non solo, ma in quelle contingenze avviene il suo abbandono della veste talare di sacerdote e di canonico penitenziere della diocesi di Nuoro per lo stato laicale immergendosi nella vita politica e parlamentare.
I contatti personali di Asproni coi due uomini politici milanesi avviene negli anni successivi e l’occasione per il consolidarsi dei suoi legami di amicizia con entrambi fu offerta dalla loro contemporanea presenza a Napoli nella fase finale dell’epopea garibaldina dei Mille nel settembre-ottobre 1860, segnata purtroppo dalla sconfitta delle aspettative rivoluzionarie democratiche per Roma e Venezia.
La loro frequentazione proseguì negli anni successivi caratterizzata dallo scambio di opinioni e dalla concorde attività promotrice e divulgatrice in senso repubblicano e federalista, testimoniato, per quanto riguarda Cattaneo, in particolar modo dal carteggio epistolare, mentre tra Asproni e Giuseppe Ferrari vi fu anche un contatto più diretto con l’assidua partecipazione come deputati, dagli anni Sessanta a metà dei Settanta, all’attività parlamentare. In merito, una fonte di primo ordine è costituita dalle memorie che il politico sardo compilò quotidianamente da metà anni Cinquanta sino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1876 (v. Diario politico di G.A. ediz. Milana, Giuffrè, 1972-1990, in 7 volumi).
Anna Maria Isastia
Figure femminili del Risorgimento
Avevamo quasi dimenticato che le donne hanno condiviso entusiasmi e delusioni, esilio e lutti accanto ai più celebrati eroi del Risorgimento. Gli storici le avevano progressivamente cancellate. Adesso che i concetti di pubblico e privato cominciano ad essere ripensati, ci si rende conto che le donne, anche all’interno delle loro famiglie, hanno svolto un ruolo tuttaltro che secondario nella storia d’Italia. Famiglia e nazione sono state l’ordito e la trama della stessa tela e l’amor di patria ha creato le basi per la politicizzazione delle donne nell’Italia risorgimentale.
Sono tante le figure femminili che accompagnano la vita pubblica di Mazzini e di Garibaldi, pronte ad ogni sacrificio per la realizzazione delle aspettative di una intera generazione di italiani e italiane: Cristina Trivulzio di Belgioioso, Jessie White Mario, Giorgina Craufurd Saffi, Giulietta Pezzi. Alcune di loro erano già note mentre altre sono state “riscoperte” solo adesso.
Si pensi a Sara Levi Nathan di cui si sapeva così poco che alcuni credevano fosse inglese di nascita mentre era nata a Pesaro.
Accanto al marito e ai parenti Rosselli di Livorno, Sara comincia a interessarsi di politica e di finanza, a frequentare l’ambiente degli esuli democratici italiani a Londra, tra cui Mazzini, e ancora l’intellettualità radicale inglese che ruota intorno a lui.
Sarina condivide il progetto politico e quello educativo di Giuseppe Mazzini e di Maurizio Quadrio, collabora con Giuseppe Garibaldi, si muove da protagonista nel variegato mondo della democrazia italiana e inglese. E’ la “banchiera” della democrazia per tutti gli anni sessanta dell’800.
Vita pubblica e vita privata appaiono inscindibilmente legate nella storia di questa donna che ha incarnato l’ideale della madre mazziniana, educatrice affettuosa e sempre accanto ai figli. Attenta alla crescita, ai matrimoni, all’attività lavorativa e a quella politica di tutta la sua grande famiglia.
Forte ed evidente la “genealogia femminile” che porta tutte le donne della famiglia a perseguire nei decenni un comune obiettivo, indicato dalla capostipite Sarina.
Guidata con mano sicura, l’intera famiglia Nathan ha realizzato l’ideale mazziniano della vita come dovere e come missione, fino ad identificarsi totalmente nel progetto politico ed educativo di Mazzini.
Diplomazia ufficiale e intese segrete alla vigilia dell’unità d’Italia. L’esempio della Divisione di Nizza.
Simonetta Tombaccini Villefranque
L’intervento si propone di illustrare le tappe che, sul piano diplomatico, hanno condotto all’unità d’Italia, partendo dal trattato di Parigi del 1856, conclusivo della guerra di Crimea, fino al trattato del 24 marzo 1860 che sancisce ufficialmente la cessione dei territori sardi, richiesti da Napoleone III nel corso del convegno di Plombières. Si esamineranno i negoziati tra Torino e Parigi, soprattutto per quanto riguarda la Divisione amministrativa di Nizza, che nella prima metà dell’Ottocento comprendeva le province di Nizza, San Remo e Oneglia ed era diretta da un intendente generale fino alla riforma del novembre 1859 e poi da un governatore. Sarà oggetto di particolare attenzione il periodo dopo l’armistizio di Villafranca, per le contraddizioni della politica francese, rappresentata da un lato da Napoleone III, ostile all’assetto dato all’Europa dal congresso di Vienna e percio’ sensibile al messaggio risorgimentale, dall’altro il suo ministro degli Affari esteri Walewski, sfavorevole al processo di unificazione italiana. Le incertezze a livello diplomatico si riflettevano sul piano locale, giacché la presenza di « partiti » opposti, detti l’uno francese, l’altro italiano, agito’ non poco la situazione interna del capoluogo della Divisione. Il ritorno di Cavour al potere, nel gennaio 1860, che coincide con l’arrivo di Thouvenel al ministero degli Esteri a Parigi, costitutisce una svolta importante, per l’atteggiamento risoluto di Napoleone III e il tentativo di Cavour di salvaguardare la contea di Nizza, o per lo meno una parte di essa, in particolare le valli del Bevera e del Roja, considerate zone strategiche essenziali per la difesa del regno sabaudo.
Sarà interessante notare che, per trasmettere o ricevere informazioni, lo statista piemontese utilizzava uomini di fiducia che agivano in veste privata, accanto beninteso ai canali ufficiali. Lo si vede chiaramente nel dossier della cessione di Nizza. Infatti si incontra dapprima la figura di Teodoro De Rossi di Santa Rosa che, pur nell’ombra, ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo degli eventi, specialmente nell’inverno 1860, in quanto, perfetto conoscitore del Nizzardo, comunico’ a Cavour le informazioni necessarie per stabilire la linea politica che fu poi adottata in alto loco a partire dalla metà di marzo 1860 e accettata da Parigi. Alcuni documenti inediti, trovati nel suo archivio familiare, lo attestano. Si incontrano altresi’ le personalità di Enrico Cordero di Montezemolo e di Giuseppe Biancheri, l’uno deputato di Sospello, l’altro di Ventimiglia, entrambi contrari all’abbandono della contea alla Francia e pertanto emissari del presidente del consiglio, nell’intento di convincere le popolazioni delle valli del Bevera e Roja a votare no al plebiscito del 15 aprile. Anche in questo caso esistono documenti inediti che comprovano quanto si afferma.