Pasquale Indulgenza (PRC) interviene sul dossier dei Carabinieri sul Comune di Ventimiglia

“Questione criminale e responsabilità del ceto politico dominante”
"La notizia del dossier del Comando Provinciale dei Carabinieri sul Comune di Ventimiglia, di cui si ipotizza addirittura lo scioglimento, è di tale gravità da non consentire a nessuno di sminuire l’allarme che da tempo si sta levando circa il penetrare di logiche criminali nella vita sociale, economica e politico/amministrativa del nostro territorio. Chi lo facesse, del ceto politico locale, nella migliore delle ipotesi sarebbe da definire uno sciagurato.
Dopo il ‘caso Bordighera’, tuttora aperto, ora è il turno del più grande comune nell’area di frontiera. Con tutti gli altri dossier aperti sui tavoli della Procura della Repubblica di Sanremo e della Direzione Distrettuale Antimafia, la questione criminale nel Ponente Ligure è posta in assoluta evidenza.
Noi del P.R.C. continuiamo ad affermare che il problema esiste da decenni. Per usare un’immagine efficace, esso è come uno di quei tumori che stanno ‘ in sonno’ per anni e anni, e si manifestano in tutta la loro virulenza quando scatta qualcosa nell’organismo che ne permette l’esplosione. La responsabilità della più parte dei potenti locali è stata quella di aver visto o percepito il tumore, ma di non aver fatto nulla per estirparlo e prevenirne l’attivazione. Anzi, l’agire corrente, direttamente o indirettamente, lo ha favorito. Il clientelismo e l’affarismo politico sono stati ingredienti fondamentali per il ‘brodo di coltura’ in cui esso si è mantenuto vivo, nascosto e protetto sotto una crosta di sottovalutazione e ipocrisia.
La spinta accanita a sfruttare in modo squilibrato le risorse del territorio, il consumo intensivo di suolo, l’espandersi a tutto spiano dei processi edificatori, le grandi e grandissime opere che hanno attratto, con gli ingenti capitali in ballo e le opportunità che offrivano, interessi e appetiti di vario genere, l’incredibile infittirsi delle reti di finanziarizzazione dell’economia, la moltiplicazione di società partecipate sempre più sganciate dal diretto controllo istituzionale, l’abbattimento di garanzie e diritti nel mondo del lavoro a favore della precarizzazione e della deregulation liberista nel setore degli appalti, una grande e colpevole leggerezza nell’esaltarsi di fronte al gonfiarsi dei margini di profittevolezza intorno all’uso dei beni comuni, hanno contestualmente favorito – dentro un tessuto socio/economico divenuto strutturalmente debolissimo per via degli esiti della deindustrializzazione e della depauperizzazione del tessuto produtttivo – il logico, progressivo innesco di dinamiche mafiose sempre più spinte ed esigenti. Le ambizioni di carriera politica, di successo personale e di potere hanno determinato uno sguardo del tutto strabico sulla natura e le conseguenze di questi fenomeni, lasciati correre allegramente.
Ora, si è aperta nella vita della nostra provincia una fase nuova che va affrontata con piena consapevolezza della delicatissima ‘posta in gioco’: la convivenza e la democrazia. In una parola, il futuro.
Per questo accogliamo con viva soddisfazione le voci indignate e insorgenti che si stanno levando anche dal mondo della cultura, come l’ultima, accorata denuncia di un intellettuale come Giuseppe Conte, o come gli interventi puntuali e profondi di Vittorio Coletti, o come l’ancor recente, amarissima riflessione di Salvatore Settis sugli esiti devastanti del processo di cementificazione in atto.
Abbiamo bisogno di questi questi contributi come il pane: essi costituiscono la risposta più significativa allo sconforto che prende i più, ma anche all’antipolitica montante in tanto sfacelo nazionale e locale.
Essi rappresentano la quintessenza della Politica quale autentico impegno civile, considerazione adulta del primato della cosa pubblica, scelta di campo a favore del bene della collettività."