Usura: ASSOLTI l’imprenditore Giuseppe Bianchi e il suocero Porzio. Prescritte le false fatturazioni



Le richieste del pubblico ministero Marco Zocco erano di 5 anni di reclusione e il pagamento di 12 mila euro per Bianchi e 4 anni e il pagamento di 9 mila euro per il suocero di lui, Pier Maria Porzio.
Il costruttore Giuseppe Bianchi e il suocero di lui, Pier Maria Porzio, anch’egli imprenditore, accusati in concorso di usura per un prestito di un miliardo di vecchie lire concesso all’imprenditore Sandro Gasparetto e per il quale avrebbero preteso la restituzione di 1,7 miliardi di lire, sono stati entrambi assolti dal Collegio del tribunale di Sanremo, perche’ il fatto non sussiste. La sentenza e’ stata emessa, stamani, dopo una brevissima camera di consiglio. Lo stesso Collegio ha, poi, decretato il non luogo a procedere (per intervenuta prescrizione) per un altro capo del vasto filone giudiziario, quello relativo alle false fatturazioni per 6 miliardi di vecchie lire che Bianchi era stato accusato di aver emesso a favore dell’imprenditore Ghilardi.
L’assoluzione di Bianchi e Porzio nasce anche in seguito a una memoria difensiva presentata dagli avvocati della difesa: Alessandro Moroni, Giuliano Pisapia e Vincenzo Aicardi, nella quale venivano evidenziati tre particolari importanti: il primo riguardante le contraddittorie deposizioni di Gasparetto in sede processuale; il secondo relativo alla mancata produzione in giudizio di un assegno da un miliardo di vecchie lire, che lo stesso Gasparetto dichiaro’ di aver strappato a favore di Bianchi, a titolo di garanzia del prestito e il terzo sulla mancata produzione della scrittura di conguaglio nella quale venivano quantificati gli interessi del prestito.
Le richieste del pubblico ministero Marco Zocco erano di 5 anni di reclusione e il pagamento di 12 mila euro per Bianchi e 4 anni e il pagamento di 9 mila euro per Porzio. Con l’assoluzione di oggi si chiude così il lungo processo che ha visto finire sotto accusa dieci anni di edilizia privata nel Comune di Taggia. Si tratta della maxi inchiesta per concussione, corruzione, usura e altri reati, che il 3 maggio del 2006 porto’ in carcere l’ex sindaco di Taggia, Lorenzo Barla e Giuseppe Bianchi e ai domiciliari l’altro ex sindaco di Taggia, Piero Gilardino. Intanto sono gia’ state fissate le date degli appelli per altre delle sette tranche processuali in cui e’ stato suddiviso il processo.
Il 20 maggio, si terra’ la discussione sul filone delle presunte tangenti versate da Bianchi al maresciallo della Guardia di Finanza, Gaetano Moccia (condannati entrambi a 3 anni di reclusione, in primo grado, con pena indultata), perche’ adottasse una linea benevola nei suoi confronti in caso di verifica fiscale. Il prosismo 22 settembre, invece, sara’ la volta dei capi ‘A’ e ‘B’ (che sono stati unificati), con l’ex sindaco Barla come protagonista. Nel ‘Capo A’, Barla venne condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, con l’accusa di concussione.
Per quanto riguarda il ‘Capo B’ il Collegio del tribunale di Sanremo condanno’ a 2 anni e 6 mesi, sia Barla che l’imprenditore Giuseppe Bianchi, assolvendo perche’ il fatto non sussiste: il geometra Paolo Basso (consulente del Comune), accusato di abuso d’ufficio e i funzionari comunali: Mario Merlo e Carmine Spedale. Il giudice dell’Appello, su indicazione del Procuratore Generale, ha anche disposto, nella prima udienza, di riascoltare come teste l’imprenditrice Aurora De Julis, ritenuta dalla Procura vittima della concussione, limitatamente al ‘Capo B’, la cui vicenda si riferisce alla concessione delle autorizzazioni per la costruzione del centro commerciale Conad-Leclerc, di Taggia.