Storia della DINASTIA SCAJOLA: il politico, la famiglia e la vicinanza al premier Berlusconi

4 maggio 2010 | 11:37
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Storia della DINASTIA SCAJOLA: il politico, la famiglia e la vicinanza al premier Berlusconi

“Figlio di Ferdinando Scajola, dirigente antifascista dell’Inps e sindaco Dc di Imperia negli anni cinquanta, da ragazzo militò nella FUCI e poi nel Movimento giovanile della Democrazia Cristiana…”.

Figlio di Ferdinando Scajola, dirigente antifascista dell’Inps e sindaco Dc di Imperia negli anni cinquanta, da ragazzo militò nella FUCI e poi nel Movimento giovanile della Democrazia Cristiana, entrando ben presto nella Direzione Nazionale. Dopo aver frequentato il corso di laurea in giurisprudenza all’Università di Genova senza giungere, in quegli anni, alla laurea (la conseguirà nei primi anni del 2000 quando sarà ministro in carica), lavorò come amministratore pubblico, dirigente INADEL. Nel 1975 si occupò dell’Ospedale regionale di Costarainera, in seguito passò alla presidenza dell’USL d’Imperia.

Nel 1980 venne eletto nel Consiglio comunale di Imperia. Nell’ottobre 1982 ottenne l’incarico di sindaco in sostituzione del dimissionario Renato Pilade, travolto da uno scandalo familiare. Fu il terzo membro della famiglia Scajola a ricoprire, in meno di tre decenni, il ruolo di sindaco di Imperia: oltre al già citato padre anche il fratello Alessandro, che diventò nel 1979 deputato Dc alla Camera, ricoprì la carica di primo cittadino per due mandati (1974-1975 e 1977-1979). Come il padre Ferdinando, che dovette dimettersi poiché sospettato di aver favorito il cognato per un posto di primario,[2] dopo solo un anno di mandato, Claudio Scajola fu costretto a dimettersi a sua volta, a causa di pesanti accuse giudiziarie.

In quella vicenda, relativa all’appalto per la gestione del Casinò di Sanremo, Scajola venne inizialmente coinvolto nelle indagini per essere stato presente a un incontro segreto a Martigny (Svizzera) insieme all’allora sindaco di Sanremo Osvaldo Vento e ad una delle parti in gara (il conte Giorgio Borletti), con l’accusa di tentata concussione aggravata. Venne perciò arrestato il 12 dicembre 1983 su disposizione del procuratore di Milano Piercamillo Davigo, ma alla fine fu prosciolto da ogni accusa di richiesta di tangenti nel 1988 perché considerato estraneo ai fatti. In pratica il giudice accolse la tesi difensiva che sosteneva che l’incontro avvenne soltanto per chiedere al conte Borletti un maggiore equilibrio politico nella gestione della casa da gioco. A causa di quelle accuse fu recluso per 70 giorni in carcere a San Vittore.

Dal 1990 al 1995 ricoprì nuovamente la carica di sindaco della città.

Ruoli politici al fianco di Silvio Berlusconi

Superando una iniziale diffidenza, aderì nel 1995 a Forza Italia. Ne ottenne inizialmente l’incarico di coordinatore provinciale e, quindi, nelle elezioni politiche del 1996 venne eletto deputato nel collegio uninominale d’Imperia della coalizione Polo per le Libertà, guidata da Silvio Berlusconi.

Berlusconi lo nominò responsabile nazionale dell’organizzazione del suo partito e gli affidò l’incarico di elaborare lo statuto. In questi due anni si dedicò a volgere le caratteristiche del movimento berlusconiano verso l’assunzione di caratteri più propri di una organizzazione politica nazionale, con una struttura più definita e radicata nel territorio. Poté così svolgersi nel 1998 il primo congresso nazionale del partito, in cui Berlusconi lo promosse coordinatore nazionale.

Alle elezioni politiche del 2001, nuovamente rieletto deputato nel Collegio uninominale di Imperia e nella quota proporzionale in Liguria, Marche e Puglia, fece parte dei governi della Casa delle Libertà guidati da Berlusconi. Scajola viene nominato ministro dell’Interno.

Il G8 di Genova e le polemiche

Sotto la sua gestione avvengono i Fatti del G8 di Genova del Luglio 2001. Dove l’Italia viene messa sotto accusa per le violenze delle forze dell’ordine, da Amnesty International e dal tribunale internazionale per i diritti dell’uomo Nel febbraio 2002, il ministro Scajola dichiarò in relazione all’organizzazione del G8 di avere autorizzato ad aprire il fuoco in caso di ingresso dei manifestanti nella zona rossa ("…Fui costretto a dare ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa"). Tali dichiarazioni suscitarono sconcerto e vivaci polemiche. Vittorio Agnoletto, portavoce del movimento no-global, chiese le dimissioni del ministro, sostenendo che le affermazioni di questi costituivano prova dell’esistenza di "un piano di repressione organizzato da governo, carabinieri e servizi segreti.". In seguito Scajola ritrattò, definendo "non del tutto propria sotto il profilo giuridico e approssimativa se estrapolata dal contesto" la dichiarazione da egli stesso rilasciata e affermando di non aver mai dato ordine alle forze dell’ordine di aprire il fuoco sui manifestanti.

Il caso Biagi e le dimissioni

Nel 2002 venne assassinato il professore universitario Marco Biagi, consulente del governo. Scajola finì al centro di polemiche poiché il ministero da lui diretto aveva tolto la scorta a Marco Biagi nonostante questi avesse manifestato preoccupazione per la propria vita. Il 30 giugno 2002 il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore pubblicarono una chiacchierata tra Scajola (in visita ufficiale a Cipro) e alcuni giornalisti. « A Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull’ articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte». E a questo punto il ministro sorprende i presenti quando gli viene detto che Biagi era comunque una figura centrale nel dialogo sociale: protagonista del patto di Milano, coautore del Libro Bianco, consulente del ministero del Welfare, della Cisl, della Confindustria. C’è un attimo di silenzio, Scajola volta le spalle, si blocca, azzarda: «Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza. ». Tali affermazioni (in particolare l’ultima frase) inasprirono le polemiche e portarono alle dimissioni di Scajola il 4 luglio 2002.

Il caso Alitalia

Scajola era ministro dell’Interno da qualche mese quando l’Alitalia affidò ai propri manager il compito di studiare l’istituzione di un volo quotidiano dall’aeroporto di Albenga (33 chilometri da Imperia, città natale del ministro e suo collegio elettorale) a quello di Roma Fiumicino. La nuova rotta, anche grazie all’interessamento del ministro, entrò in funzione Il 17 maggio 2002 e il nuovo collegamento venne presentato ufficialmente dall’amministratore delegato dell’Alitalia Francesco Mengozzi e dal ministro dell’Interno Claudio Scajola. Ma con la stessa velocità con cui era stato istituito, il collegamento diretto Albenga-Fiumicino venne soppresso dall’Alitalia poco dopo le dimissioni di Scajola dal Viminale. L’ex deputato di Rifondazione comunista Gigi Malabarba presentò una interrogazione parlamentare affermando che il massimo storico di passeggeri registrati su quel volo era stato di 18 unità. “Era un volo ad personam per il ministro Scajola”, sottolineò. Poco dopo il rientro di Scajola al governo, questa volta come ministro per l’attuazione del Programma (28 agosto 2003), ricomparve anche il volo ma non più tra le rotte di Alitalia, bensì con Air One, in regime di continuità territoriale con i contributi dello Stato: un milione di euro che il governo Berlusconi aveva messo a disposizione dei collegamenti aerei fra le aree più “decentrate”, ma anche il volo Air One in seguito venne cancellato nel 2007, quando Scajola non era più al Governo.[12] Nel Governo Berlusconi IV Scajola è ministro delle attività produttive ed il volo Albenga-Fiumicino viene ripristinato.

Ruoli e incarichi successivi

Successivamente venne nominato coordinatore della campagna elettorale di Forza Italia per le elezioni amministrative del 2002 e, nel luglio del 2003, venne reinserito nel governo come ministro per l’attuazione del programma di governo. Nel 2004 il governo lo nominò presidente del comitato per la celebrazione di Cristoforo Colombo. Il partito lo indicò come presidente del Comitato di presidenza di Forza Italia.

Nel terzo Governo Berlusconi, passò al Ministero delle Attività produttive, mantenendone l’incarico fino al termine del governo.

Alle elezioni politiche del 2006 è stato rieletto deputato per Forza Italia nelle circoscrizioni Liguria e Puglia. Opta per la Liguria.

Nell’estate del 2006 viene nominato Presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza (COPACO), che diviene COPASIR a seguito della legge di riforma approvata dal Parlamento nel 2007.

Confermato deputato nella XVI Legislatura alle elezioni politiche dell’aprile 2008 nella circoscrizione Liguria. Dall’8 maggio 2008 ricopre la carica di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Berlusconi IV dove propugna tra l’altro la necessità dell’avvio di un nuovo programma energetico nucleare.

Il caso Anemone e le dimissioni

Nel 2010, in un’inchiesta sul Gruppo Anemone (coinvolto in un’inchiesta che chiamava in causa i vertici della Protezione Civile, secondo la quale il gruppo avrebbe ricevuto appalti pubblici senza regolare gara di appalto), la Guardia di Finanza trova traccia di assegni circolari per circa 900.000 euro provenienti da un architetto del gruppo per pagare la parte in nero di una casa (piu volte definita come Mezzanino) con vista sul Colosseo intestata alla figlia di Scajola. L’inchiesta porta alle dimissioni da Ministro il 4 maggio 2010.

(Fonte Wikipedia)