Giuseppe Ayala presenta “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino”

30 aprile 2010 | 08:09
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Giuseppe Ayala presenta “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino”

L’11 maggio Umberto Galimberti presenterà il volume “I miti del nostro tempo”. L’incontro sarà introdotto da Ito Ruscigni

Il 4 maggio nel teatro dell’Opera del Casinò alle 16.30 l’onorevole Giuseppe Ayala presenta il libro:” Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino.” Introducono l’autore Gianfranco Boccalatte, presidente del Tribunale di Imperia e  Ito Ruscigni, curatore della rassegna letteraria.

Sono passati quindici anni dalla terribile estate che, con i due attentati di Punta Raisi e di via d’Amelio, segnò forse il momento più drammatico della lotta contro la mafia in Sicilia. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino restano due simboli, non solo dell’antimafia, ma anche di uno Stato italiano che, grazie a loro, seppe ritrovare una serietà e un’onestà senza compromessi. Ma per Giuseppe Ayala, che di entrambi fu grande amico, oltre che collega, i due magistrati siciliani sono anche il ricordo commosso di dieci anni di vita professionale e privata, e un rabbioso e mai sopito rimpianto. Ayala rappresentò in aula la pubblica accusa nel primo maxi-processo, sostenendo le tesi di Falcone e del pool antimafia di fronte ai boss e ai loro avvocati, interrogando i primi pentiti (tra cui Tommaso Buscetta), ottenendo una strepitosa serie di condanne che fecero epoca. E fu vicino ai due magistrati in prima linea quando, dopo questi primi, grandi successi, la reazione degli ambienti politico-mediatici vicini a Cosa Nostra, la diffidenza del Csm e l’indifferenza di molti iniziarono a danneggiarli, isolarli. Per la prima volta, Ayala racconta la sua verità, non solo su Falcone e Borsellino, che in queste pagine ci vengono restituiti alla loro appassionata e ironica umanità, ma anche su quegli anni, sulle vittorie e i fallimenti della lotta alla mafia, sui ritardi e le complicità dello Stato, sulle colpe e i silenzi di una Sicilia che, forse, non è molto cambiata da allora.

"Chi ha paura muore ogni giorno” è il libro scritto da Giuseppe Ayala, il componente del pool antimafia di Palermo che negli anni ’80 rappresentò l’accusa nel maxiprocesso a Cosa Nostra. Ayala ripercorre, con estrema passione, l’esperienza con Falcone e Borsellino. Un’esperienza ricordata soprattutto dal punto di vista umano. Tanti gli aneddoti divertenti sui membri del pool antimafia. Ma da questo punto di vista si ripercorre una parte della storia della mafia e della lotta alla mafia. Una lotta che tanti uomini, delle istituzioni e non, hanno combattuto molte volte senza lo Stato dietro.
“Lo Stato non ha ancora voluto giocare fino in fondo questa partita” afferma Giuseppe Ayala e dalle sue espressioni trapela tutta la passione e la rabbia di chi ha sacrificato parte della vita a contrastare la mafia e di chi a visto morire gli amici con cui aveva condiviso questo duro percorso. Il giudice Ayala ha tante cose da dire sulla mafia, come si accorgerà chi avrà il piacere di avere tra le mani il suo libro, e un po’ di cose c’è le dice tramite le pagine de Il clandestino.
Da cosa è nata l’esigenza di scrivere questo libro?
Io lo avevo in testa, e forse più nel cuore che in testa. Quando ho finito l’esperienza da parlamentare e sono tornato a fare il magistrato è scattato un meccanismo che mi ha fatto rivivere l’esperienze avute. Questo mi ha fatto venire la voglia di scriverlo, ma onestamente era da tanto tempo che ci pensavo.
Prendendo spunto dalla cancellazione del nome di Pio La Torre dall’aeroporto di Comiso, che valore ha per lei la memoria?
Questo è un problema che riguarda i comisani, io non mi mischio in questa scelta. So che vogliono ripristinare il vecchio nome dell’aeroporto, non ne vogliono inventare un altro. Mi auguro che questa città non si dimentichi di Pio La Torre. Non c’è dubbio che la battaglio contro i missili sia stata una concausa della sua uccisione. Ripristinare il vecchio nome dell’aeroporto è una scelta dei comisani, mi auguro che il sindaco faccia questa scelta interpretando i sentimenti di questo paese.
Non pensa sia importante ricordare gli eroi della mafia come Falcone, Borsellino, Impastato e anche Pio La Torre?
Non c’è dubbio e La Torre è una delle vittime della mafia. Ovviamente non si può fare una gerarchia delle varie vittima, ma che è uno che ha sacrificato la propria vita per una battaglia di civiltà e democrazia è fuori discussione. Penso che la città di Comiso se dovesse ripristinare il vecchio nome dell’aeroporto saprà come ricordare Pio La Torre.
Una domanda difficile, che ricordo ha di Falcone e Borsellino?
Ho un ricordo di un’esperienza umana, prima ancora che professionale, che si è conclusa tragicamente ma che è stata straordinaria. Sono stati dieci anni che hanno riempito la mia vita. Negli anni più importanti, quelli in cui un uomo realizza, davvero, se stesso. Io ho conosciuto Falcone che avevo 36 anni e quando loro sono morti ne avevo 47 anni.

L’11 maggio Umberto Galimberti presenterà il volume “I miti del nostro tempo”. L’incontro sarà introdotto da Ito Ruscigni.