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Sanremo
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Don Simonetti guarda al passato…, ma anche e soprattutto, al futuro

10 aprile 2010 | 05:10
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Don Simonetti guarda al passato…, ma anche e soprattutto, al futuro

“Sento il dovere di curare la qualità di un’autentica esperienza di vita cristiana, anche per la responsabilità nei confronti del prossimo, in particolare dei giovani che da poco hanno iniziato il loro percorso esistenziale”

Ho un pensiero che da qualche tempo mi ritorna con una certa frequenza, probabilmente a causa del progredire degli anni e con l’avvicinarsi del traguardo finale. Mi è sempre piaciuto come San Paolo paragoni la vita dell’uomo ad una corsa nello stadio, con la sottolineata differenza che tutti i concorrenti sono protagonisti e ottengono il premio assicurato, se corrono nel team del Signore. L’immagine paolina mi induce a considerare questa gara come un gioco di squadra e non una corsa individuale, penso ad esempio ad una staffetta. Ora nella staffetta sono fondamentali i cambi del testimone da una mano all’altra degli atleti. E il passaggio del testimone lo configuro e lo considero come trasmissione e consegna, a chi dovrà proseguire nella corsa verso il traguardo, di un progetto di vita, che a mia volta avevo ricevuto non solo per conservarlo, ma anche per accrescerlo con il mio personale apporto. La riflessione, nonostante mi metta di fronte alle mie miserie, debolezze, incoerenze, non mi provoca demoralizzazione, anzi mi è di stimolo e d’incitamento a correggere, a migliorare, perché sento di essere circondato e sostenuto da una formidabile tifoseria, la “comunione dei santi”, che unisce cielo e terra nello splendore del Cristo risorto e vittorioso. Nel contempo sento il dovere di curare la qualità di un’autentica esperienza di vita cristiana, anche per la responsabilità nei confronti del prossimo, in particolare dei giovani che da poco hanno iniziato il loro percorso esistenziale e che hanno bisogno di testimonianze credibili più che di parole. Il rispetto di questa esigenza favorisce la risoluzione della emergenza educativa, perché è la dimostrazione che i valori umani e cristiani sono sempre validi e attuabili. Inoltre infonde fiducia e speranza in chi, con fatica e determinazione, sta avviandosi verso la conclusione della propria corsa, consapevole di non correre invano.

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