Traffico d’armi con la Francia: ecco perché i legali di Pellegrino e Calvini chiedono l’assoluzione





Nel corso dell’udienza e’ stato esaminato l’ispettore Tiberi del Commissariato di Ventimiglia, dopodiché hanno preso parola le difese. Ha parlato prima l’avvocato Alessandro Mager (Pierino Calvini), poi Bruno Di Giovanni (Roberto Pellegrino).
Un ispettore del Commissariato di Ventimiglia (Tiberi) ha spiegato, oggi, davanti al gup Eduardo Bracco di Sanremo, i particolari dell’indagine culminata, la sera del 25 marzo scorso, con il fermo della vettura condotta da Simone Calvini, 35 anni (titolare assieme al padre Pierino dell’armeria ‘Ausenda’, di Sanremo) e a bordo viaggiavano una pistola e una carabina, a detta dell’accusa, illegalmente destinati all’imprenditore Roberto Pellegrino, 32 anni, di Bordighera. I tre si trovano, ora, in carcere con l’accusa in concorso di traffico internazionale di armi.
La vicenda verte sul fatto che l’auto e’ stata fermata all’imbocco di strada Montenero, nei pressi dell’Aurelia. L’accusa sostiene che Simone Calvini fosse diretto a casa di Pellegrino, abitante a circa tre chilometri e mezzo dal luogo del fermo. L’imputato, invece, sostiene che stava transitando sull’Aurelia e che si e’ fermato all’imbocco di strada Montenero, soltanto dopo l’alt della polizia. L’ispettore ha cosi’ spiegato: ora e luogo in cui ha fermato il veicolo, dicendo che l’alt era stato imposto all’imbocco della via e non, ad esempio, nei pressi di casa di Pellegrino, per ragioni di sicurezza e per rendere l’incontro casuale.
Terminata l’audizione del teste, hanno preso la parola, nell’ordine: l’avvocato Alessandro Mager, che difende Pierino Calvini e l’avvocato Bruno Di Giovanni, che assieme al legale Marco Bosio, assiste Roberto Pellegrino. Nel chiedere l’assoluzione del proprio cliente, Mager ha sottolineato come quest’ultimo non possa aver commesso alcun reato, essendo in possesso di regolare licenza di vendita e come, al massimo, si possa parlare di irregolarita’ amministrative, ma non penali. Secondo Di Giovanni, inoltre (anch’egli ha chiesto l’assoluzione) si puo’ al massimo parlare di una tentata vendita, pur tuttavia, difficilmente dimostrabile con una vettura fermata a bordo strada e una successiva telefonata.
Difficile, a detta del legale, stabilire anche che quelle armi fossero dirette a casa di pellegrino, quest’ultimo abitante a qualche chilometro dal luogo in cui e’ stata fermata l’auto. Sembra, inoltre, che quelle armi fossero dirette a un certo Gabriel Marsero, arrestato in Francia, durante un posto di blocco. L’udienza, che si svolge nelle forme del rito abbreviato, e’ stata aggiornata, al 25 novembre, con la prosecuzione dell’esame della difesa – gli avvocati Fabrizio Spigarelli e Andrea Vernazza, di Genova, per Simone Calvini – e la decisione. Nel corso della precedente udienza era stata chiesta una condanna a 4 anni di reclusione per tutti e tre gli imputati.