Nessun nesso di causalità tra decesso e ritardo dei soccorsi: Bruno Fazzini sarebbe morto ugualmente




E’ questo, inestrema sintesi, il primo responso dell’autopsia sulla salma di Bruno Fazzini, lex panettiere caduto dalla scale del suo palazzo la sera di mercoledì 9 maggio e lasciato 12 ore senza soccorsi.
Non esiste alcun nesso di causalita’ tra la morte e il ritardo dei soccorsi. Le lesioni cranio encefaliche erano, infatti, talmente gravi da rendere inevitabile il decesso. E’ questo, inestrema sintesi, il primo responso dell’autopsia sulla salma di Bruno Fazzini, l’ex panettiere caduto dalla scale del suo palazzo la sera di mercoledì 9 maggio e lasciato 12 ore senza soccorsi. L’esame autoptico e’ stato eseguito, nel pomeriggio, dalle 15 alle 16.40. Il quesito posto dal pubblico ministero, Michele Stagno, mira ad accertare le cause della morte dell’uomo; la tempestivita’ dei soccorsi e, nel caso questi non fossero ritenuti tempestivi, se possano aver inciso o meno sulla morte dell’uomo.
L’autopsia e’ stata eseguita dal medico legale Simona Del Vecchio, affiancata dal dottor Giovanni Palumbo, perito di parte della difesa del carabiniere di centrale, G.R., di 38 anni, indagato per omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio (difeso dall’avvocato Alberto Bellotti). Non ha, invece, nominato periti di parte l’avvocato Roberto Vigneri, che assiste il centralinista del 118, S.S., di 53 anni, indagato in concorso con il carabiniere. Si attendono ora gli esiti degli esami tossicologici e istologici, mentre il medico legale ha preso tempo 90 giorni prima di depositare la perizia. Il primissimo responso, dunque, sembra escludere il nesso di causalita’ tra la morte e il ritardo dei soccorsi.
Rimane, ora, da stabilire il perche’ e’ caduto per le scale: un’ischemia, come ritengono i familiari oppure la vittima aveva davvero bevuto troppo come ritiene qualcuno? Diverse le testimonianze di cordoglio da parte degli amici e dei conoscenti, che hanno voluto lasciar un segno sul portone della palazzina, di via Corradi (civico 16), a Sanremo, dove abitava la vittima. Sono stati appesi: mettere, messaggi e bandiere della pace.