La rubrica di don Giacomo Simonetti si sofferma sulla questione “Lavoro”

2 maggio 2009 | 05:10
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La rubrica di don Giacomo Simonetti si sofferma sulla questione “Lavoro”

“Il mondo del lavoro è drammaticamente colpito dal drastico calo delle commesse, seguito da licenziamenti e dall’incentivazione degli ammortizzatori sociali”

E’ appena passato il primo maggio dedicato alla festa dei lavoratori. Nel pieno della crisi originata dal crac del sistema finanziario, gonfiato al di sopra della reale consistenza della economia, è stata una festa segnata da sofferenze e preoccupazioni per la situazione presente e per le prospettive future. Essendosi frantumato il sistema costruito su autentiche scatole cinesi, senza il rispetto di alcuna norma etica, ne è risultata una tragica bancarotta, della quale sono vittime indifese soprattutto gli appartenenti all’anello più debole della realtà sociale ed economica. Il mondo del lavoro è drammaticamente colpito dal drastico calo delle commesse, seguito da licenziamenti e dall’incentivazione degli ammortizzatori sociali: cassa integrazione, pre-licenziamenti… Inoltre cresce il lavoro nero, si allentano le maglie della sicurezza sul lavoro, mentre il diminuito potere di acquisto dilata la fascia delle povertà e costringe numerose famiglie ad accontentarsi dei soli generi di prima necessità. La follia di un mondo che, abbandonata ogni regola etica, vuole accumulare ricchezza con ogni mezzo, in effetti produce frutti diametralmente opposti da quelli bramati e agognati. Ancora una volta si dimostra che siffatta finanza è come un corpo senz’anima. La Chiesa “maestra in umanità” soprattutto con il magistero sociale dei Pontefici, in particolare da Leone XIII fino a Benedetto XVI, s’impegna sia a sensibilizzare le coscienze e le comunità con chiari ed espliciti moniti a non trasformare uno strumento (la finanza) in un fine assoluto, come a promuovere il lavoro umano in tutta la sua valenza e nel pieno rispetto della giustizia. Per tutti, come piccolo e significativo esempio, riporto alcune espressioni dell’accorato discorso tenuto a Nazaret il 5 gennaio 1964 da Paolo VI a proposito del lavoro che “non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine”, e l’invito agli operai di tutto il mondo a vedere in Gesù “il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano”. Possiamo concludere osservando che tale magistero rafforza anche la dichiarazione della nostra Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (art. 1).

Allegato all’articolo "Il Punto" in formato Audio