Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati

30 gennaio 2009 | 23:23
Share0
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati
Incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano con gli ammalati

La figura di Bernadette e “Il servizio agli ultimi”, con don Tonino Suetta

Si è svolto presso la Sala Giovanni Paolo II, in via Pisacane, 2 a Sanremo, il primo incontro in preparazione al Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes per gli ammalati (dal 28 giugno al 4 luglio).
Dopo un momento di preghiera e riflessione, con don Ferruccio Bortolotto, direttore dell’Ufficio Opera Diocesana Pellegrinaggi, la serata è stata affidata a don Tonino Suetta che ha illustrato la figura di Bernardetta, attraverso il tema "Il servizio agli ultimi".

Ecco in sintesi la relazione di don Tonino Suetta:

"Non ho nulla di nuovo da insegnare, ma vorrei evangelicamente trarre in quest’incontro cose vecchie e cose nuove, che già possediamo dentro di noi o che già conosciamo. Il servizio agli ultimi non è solo per eletti, ma è un aspetto che accompagna tutta la vita cristiana, e per comprendere ciò desidero adoperare il concetto di sacramento. Sacramento è il luogo, l’evento dove Dio si fa incontrare, è qualcosa di umano che contiene Dio, così come anche è definito dalla formula catechistica che dice: “I sacramenti sono segni efficaci della grazia di Dio" .
Leggiamo nel Vangelo di Giovanni:
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». (Gv 12, 1 – 8)

In questo racconto dell’unzione di Betania Gesù afferma che "i poveri li avrete sempre con voi ma non sempre avrete me” e questo è un insegnamento forte puntuale e preciso. I poveri che hanno un volto sono un sacramento della sua presenza e non riconoscere la loro presenza è non riconoscere Cristo. Nella Sacra Scrittura dove si parla di profumo si parla di amore, come è testimoniato anche nel Cantico dei cantici. Siamo nella casa di Marta e Maria, casa dell’amicizia, dove Gesù trovava conforto e sollievo, è un luogo fresco della risurrezione di Lazzaro. Si mescola in esso l’odore della morte di Lazzaro e dall’altra parte il profumo per bagnare i piedi di Gesù, profumo capace di coprire il terribile odore della morte. Maria si dimostra capace di  non considerare il denaro, Giuda svaluta l’amore.Il nardo è un profumo carissimo, probabilmente importato  dell’Imalaia ed evoca l’immortalità e dà onore a Cristo, mentre per Giuda, che tenta di quantificarne il costo e finge di voler dare ai poveri il corrispettivo, l’offerta di Maria è uno spreco Gesù esalta il gesto di Maria, collega il gesto di Maria alla sua morte e dà l’insegnamento: “I poveri li avrete sempre con voi”, ci dà l’appuntamento con Lui. Il servizio dei poveri non è solo di circostanza, ma si pone nel cuore dell’esperienza cristiana, come un filo rosso che ci ripropone l’immagine di Cristo, che da ricco che era si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, spogliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte ad alla morte di croce.

In Bernardetta si può cogliere la grandezza di lei, pagina viva di vangelo. La sua grandezza non è nelle apparizioni, che sono un dono per la chiesa e l’umanità. La chiesa ce la propone per come ha vissuto il grande dono della fede. È l’umiltà, la caratteristica della sua vita semplice. Tutto è semplice in lei: le origini povere, la miseria della famiglia, è povera intellettualmente, ignorante ed incapace di fare la I comunione. La Madonna le parla in dialetto; dopo le apparizioni si vendevano le sue foto e al vederle diceva: “Ecco quel che valgo, qualche centesimo". Le suore di Nevers non fecero mai nulla per convincerla ad entrare nel loro ordine. L’hanno protetta fingendo di dimenticarsela, il vescovo di Nevers le affidò la preghiera e Bernardetta si dedicò all’infermeria ed alle consorelle ammalate senza una preparazione speciale, ma con tenerezza, con amore e con competenza, anche infermieristica, che le veniva dall’amore. Da una parte guardiamo la povertà di Cristo che ha scelto come sigillo la povertà degli uomini in sovrapposizione con Bernardetta che è una testimone di Gesù.
Per comprendere Cristo occorre comprendere il grande segno- sacramento della povertà.
Leggiamo nel vangelo di Matteo che le tentazioni di Cristo sono tre, ma possono essere riassunte in una sola: tu salverai il mondo in modo diverso da come il Padre propone, né le pietre in pane, né suscitare l’obbedienza degli angeli, né l’adorazione del principe del mondo, ma soltanto la volontà del Padre è la via della salvezza Le beatitudini sono otto, ma tutte sono esplicitazioni della prima, dice Gesù: beati i poveri in spirito; è quindi possibile vedere Dio, nel mistero della sua povertà. Dio si fa povero e tutto ciò che è la nostra povertà è luogo della presenza di Gesù. Le beatitudini aprono il discorso della montagna. Questo discorso è una ripresa del decalogo. “Vi è stato detto non uccidere ma io vi dico che soltanto adirarti con il tuo fratello o dirgli pazzo o stupido è già uccidere". Sembra un iperbole ma è l’invito a vedere con uno sguardo diverso l’atro. Uno dei tanti ragionamenti fallaci della cultura dominante è l’esasperazione dell’individualismo.
La mia libertà – si è soliti dire – inizia dove finisce la tua, ma questa verità non è sufficiente da sola, infatti se accogliessimo soltanto questo principio noi non ci incontreremmo mai. Gesù invece ci dice di accogliere Lui nell’altro, quindi adirarsi è già uccidere quando non vogliamo che il nostro fratello sia. Se qualche persona ci ha fatto qualcosa di male, spesso diciamo: "
io non lo odio ma per me è come se non esistesse"
. Gesù ci mette in guardia da questo e ci chiede di accoglierlo e dà un esempio: "se uno ti costringe a compiere un miglio tu fanne due". Tra l e vessazioni che i Romani ponevano  agli ebrei vi era che i soldati romani potevano obbligare gli ebrei a portare i baga gli per un miglio: Gesù che parla agli ebrei ha il coraggio di andar a tirar fuori questo particolare.

Nella passione, all’orto degli ulivi, Pietro taglia l’orecchio ad un servo, ma Gesù richiama che non è così che si fa: se chiedessi il Padre non mi manderebbe legioni?, salda nuovamente l’orecchio.

Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Nel capitolo 25 di Matteo vi è il racconto del giudizio universale. Maledetto è colui che non si lascia illuminare da questo sguardo il riconoscimento del Signore è questo il criterio del giudizio , da cui emerge che il Signore non è mai lontano da noi ma siamo noi ad essere lontani da lui. Non lo si riconosce fino a quando non lo si vede nei poveri. Maria lo ha capito nell’unzione, così l’Eucarestia, non è narrata dall’evangelista Giovanni, ma nascosta nella lavanda dei piedi: lo stile di Gesù è la sua povertà.

Nella parabola del buon Samariatano, infine, i verbi fondamentali sono di taglio eucaristico: il sacerdote ed il levita erano uomini di fede, mentre il samaritano eretico ha lo sguardo giusto. Luca quasi come un regista cinematografico ferma l’obiettivo e scrive: "il samaritano lo vide, ne ebbe compassione e si fece accanto”. Sono le stesse parole di Dio di fronte all’oppressione di Israele in Egitto:  "Ho visto la miseria del mio popolo, ne ho provato compassione e ho deciso di liberarlo". Chi si avvicina al povero ha riconosciuto la presenza di Dio. Siamo in un contesto eucaristico: "Anche tu fa lo stesso, fate questo in memoria di me". L’Eucarestia è il sacramento della povertà totale di Cristo, pane spezzato e sangue versato, per la povertà degli uomini.

Venerdì 27 febbraio, nella Parrocchia degli Angeli, sempre a Sanremo ci sarà un secondo incontro dove verrà affrontato il tema "Bernardetta e l’Eucarestia" e, attraverso lo slogan "Non possiamo più tacere ciò che sappiamo", Don Thomas le Bourhis, guiderà la serara dedicata soprattutto ai giovani.