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Ad Imperia nella Pinacoteca Civica il presepe resterà aperto tutto l’anno

30 gennaio 2009 | 11:03
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Ad Imperia nella Pinacoteca Civica il presepe resterà aperto tutto l’anno

La struttura espositiva dal 1 febbraio sarà aperta al pubblico in forma permanente osservando il seguente orario settimanale: da mercoledì a domenica dalle 16 alle 19

Trascorso il periodo di inaugurazione durante il quale il Museo del Presepe – Pinacoteca Civica di Imperia ha registrato una straordinaria presenza di visitatori, con oltre 5000 presenze, la struttura espositiva dal 1 febbraio sarà aperta al pubblico in forma permanente osservando il seguente orario settimanale: da mercoledì a domenica dalle 16 alle 19, festivi inclusi; ingresso per adulti € 3,00  con riduzione ad € 1,50 per ragazzi di età compresa tra i 6 e i 16 anni; ingresso gratuito per i bambini di età inferiore ai 6 anni.
E’ possibile effettuare visite per scuole, associazioni e gruppi anche al mattino o comunque in orari diversi da concordare con l’Assessorato ai Beni ed Attività Culturali telefonando ai numeri:
0183/61136  – cell. 335/6448561 Museo del Presepe – Pinacoteca Civica

IL PRESEPE

La grande “stagione” settecentesca del presepe “genovese”, nella Capitale come nel “Dominio”, vide ampia committenza di privati e di soggetti religiosi diversi a fronte di una pletora di botteghe specializzatesi nell’intervento specifico su cui gli storici dell’arte devono ancora lavorare a fondo nell’analisi e nell’identificazione.
Chi meglio di ogni altro rappresentò in campo artistico la vasta diffusione del genere fu Anton Maria Maragliano: nato a Genova nel 1664 ed ivi morto nel 1739, apprendista nella bottega scultorea dell’Arata, perfezionatosi successivamente sotto la guida del maestro Torre. Autore fecondo, godette di larga popolarità in area ligure per numerose casse professionali, crocifissi e sculture religiose in genere, alcune delle quali esportate persino in Spagna e in America: a lui il Presepe di Imperia può attribuirsi per la parte più antica e pregevole, o quantomeno ricondurre alla sua cerchia artistica diretta.
Il nostro Presepe fu commissionato, o comunque acquistato, dalla famiglia portorina dei Berio che ne dispose successiva collocazione (con allestimento in forma stabile) presso la propria cappella gentilizia – biblioteca dedicata a S. Francesco da Paola costruita nel giardino di fronte al “nuovo” palazzo della Foce, su scenario, pare, del pittore Francesco Bruno.
Tracce documentarie attendibili situano il manufatto negli anni compresi fra il 1724 e il 1741, collegando la committenza beriana alla rinomata bottega dell’artista genovese.
In particolare, l’esecuzione del nucleo più antico (per esempio San Giuseppe e il Bambino, le figure dei Magi e dei Mori appartenenti al loro corteo, alcuni personaggi maschili col capo coperto da un cappello scolpito a tesa larga, alcune figure di dignitari e la figura del mendicante zoppo, che ricordano analoghi personaggi presenti nelle raccolte del Museo Luxoro di Genova) cui si possono ascrivere le statuine di più raffinata fattura è riconducibile come già detto alla mano del Maragliano che, secondo tradizione, avrebbe soggiornato a Porto Maurizio presso la dimora dei Berio intorno al 1725.
Ad artefici gregarî, va assegnata la realizzazione di un numero più esteso di pezzi al contorno, fra loro assimilabili per affinità stilistiche e tipologíe fisionomiche. L’insieme si compone attualmente (e si componeva da precedente inventario del 1934) di n° 113 pezzi, di cui 32 rappresentanti animali e 81 soggetti umani.
Le statuine dei personaggi sono quasi tutte strutturate in forma di manichini snodabili, sia negli arti superiori che in quelli inferiori, con parti a vista in legno scolpito e dipinto rivestiti con abiti in stoffa completati da inserti in tulle, paillettes, ricami e filati in argento con particolari, come ad esempio le calzature, in cuoio, nonché accessori in materiali eterogenei. Hanno altezze comprese tra 22 e 52 cm. e sono composte mediamente di undici parti collegate tra loro mediante snodi a disco che consentono articolazioni. Gli elementi più rilevanti dal punto di vista artistico risultano evidentemente le parti scoperte, volto e collo, perfettamente scolpite e completate da policromia; nonché mani, parte di avambracci e gambe (questo specie nei personaggi maschili) quando non paludate dai vestimenti.
La particolare resa dei lineamenti e dell’incarnato risulta da applicazione minuziosa e sapiente dell’artista nelle parti trattate, sulle quali, prima della stesura definitiva di colore ad olio, venivano elaborate fasi preparatorie diverse con stesura di siccativi per la saturazione del legno, applicazione di base eseguita a pennello, e imprimitura colorata per l’incarnato che risulta normalmente più chiaro nelle figure femminili e nei personaggi di rango. Gli occhi in pasta vitrea sono realizzati con piccole sfere in vetro bianco, opacizzato con stagno sulle quali veniva fissata una goccia di vetro colorato per rendere l’effetto dell’iride.
Le essenze lignee impiegate comprendono il tiglio, che presenta fibra e consistenza particolarmente adatte all’intaglio, come specie più resistenti (utilizzate per le articolazioni) quali olmo e noce; pioppo ed erica ugualmente impiegati per le loro caratteristiche di densità e durezza sono preferiti nelle spine e nei cavicchi mentre, per le basi di appoggio, la scelta è fra abete rosso e bianco, pino e pioppo.