Anche nella Diocesi di Ventimiglia-Sanremo sarà celebrata la Giornata del Ringraziamento

4 novembre 2008 | 09:32
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Anche nella Diocesi di Ventimiglia-Sanremo sarà celebrata la Giornata del Ringraziamento
Anche nella Diocesi di Ventimiglia-Sanremo sarà celebrata la Giornata del Ringraziamento
Anche nella Diocesi di Ventimiglia-Sanremo sarà celebrata la Giornata del Ringraziamento

La Chiesa sull’esempio del Signore che ha sfamato la folla moltiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché a nessuno manchi il necessario per vivere

Sarà celebrata il 9 novembre la Giornata del Ringraziamento sul tema "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare" (Mt, 25-35). "La parola del Vangelo ci ricorda che il pane dato al povero è dato a Gesù stesso. Egli lo riceve da noi, lo trasforma e ce lo ridona moltiplicato e arricchito di nuova forza: è il “pane quotidiano”, che il Signore ci ha insegnato a chiedere al Padre. I discepoli avevano implorato: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1)" si legge nel Messaggio preparato dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. "La risposta di Gesù rivela il suo dialogo profondo e concreto con il Padre: sintesi di una spiritualità incarnata, il Padre Nostro pone al centro la richiesta del “pane quotidiano”.  Il dialogo dell’uomo con Dio passa anche attraverso la richiesta di un bene primario come il pane, così come tutta la vita di Cristo ha attinto dal mondo rurale, in tante sue dimensioni, ispirazione per annunciare il Regno di Dio" prosegue il Messaggio per la Giornata.
La Chiesa, seguendo l’insegnamento del Vangelo, non solo prega “dacci oggi il nostro pane quotidiano” ma, sull’esempio del Signore che ha sfamato la folla moltiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché a nessuno manchi il necessario per vivere. È questo il motivo per cui oggi ci rivolgiamo al Padre fonte di ogni bene, anche di quelli offertici dalla terra, fiduciosi del suo intervento e del suo aiuto nell’impegnativa ricerca della via migliore per rendere giustizia a ogni uomo, cui spetta la possibilità di sostenersi con dignità attraverso l’accesso al cibo di cui ha bisogno per vivere.

La festa del Ringraziamento invita ogni anno le comunità cristiane a rinnovare a colui che è il Signore del cielo e della terra sentimenti di vera gratitudine per la ricchezza dei doni del creato, ma anche a un sincero esame di coscienza” sulla fame e la sete nel mondo, sui cambiamenti climatici e sul degrado ambientale: è quanto si legge nel messaggio “Custodi di un territorio amato e servito”, diffuso nei giorni scorsi, della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la Giornata del ringraziamento, che si celebrerà l’11 novembre. “Quando l’uomo trasforma ciò che è un dono per tutti in un possesso di pochi – prosegue il messaggio – compie un furto, prima che contro gli altri uomini o popoli, contro il vero possessore della terra”, Dio stesso. In realtà, “la cura per l’ambiente naturale e l’impegno per un autentico sviluppo umano sono strettamente legati”. Così il nesso inscindibile tra “ecologia ambientale” ed “ecologia umana” mette in luce “come una visione riduttiva dell’uomo finisca per produrre conseguenze negative anche per la stessa difesa del mondo naturale.
Salvaguardare l’integrità della persona umana, nel suo legame con Dio e con il creato, significa rifiutare ogni concetto disumano di sviluppo”.
“Risulta chiaro – scrive ancora la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace nel messaggio per la Giornata del ringraziamento 2007 – che la risoluzione della crisi ecologica, il dare nuovo impulso allo sviluppo dei popoli e quindi futuro al pianeta, sono affidati, prima che a leggi e ad accordi internazionali, per quanto saggi e lungimiranti, a una trasformazione delle coscienze illuminate da precisi principi morali, premessa per l’elaborazione di regole, leggi e accordi”.
Allora, “se davvero la crisi ecologica è legata a una mentalità errata, a stili di vita sbagliati, dobbiamo sviluppare una nuova mentalità, un modo nuovo di relazionarci con l’ambiente”. Insomma, “occorre il coraggio di promuovere stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile, di riscoprire la sobrietà, che estirpi dal cuore dell’uomo la brama di possedere e restituisca il primato all’essere, che conduca l’uomo a usare della terra senza abusarne, che ci insegni a evitare l’inutile, il superfluo, l’effimero, che purifichi lo sguardo e faccia scoprire che l’ambiente non è una preda da saccheggiare, ma un giardino da custodire”.

Fonti: www.chiesacattolica.it e www.agensir.it