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La Chiesa delle ex Carmelitane potrebbe diventare sede della Chiesa ortodossa romena

20 ottobre 2008 | 08:45
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La Chiesa delle ex Carmelitane potrebbe diventare sede della Chiesa ortodossa romena

Don Claudiu si augura di potervi celebrare il Natale ortodosso romeno, che cade come per i Cattolici il 25 Dicembre

I molti immigrati romeni che abitano a Sanremo e dintorni che ora possono contare su un luogo di culto a loro dedicato nel centrale Palazzo Roverizio, dimora barocca che sorge in fregio a Via Palazzo, una tra le arterie più importanti del centro cittadino matuziano, che provvisoriamente accoglie la sede della nuova parrocchia, dedicata ai Santissimi Cirillo e Metodio, della Chiesa Ortodossa romena che fa parte della Diocesi d’Italia, ben presto potrebbero ricevere in regalo dai loro fratelli di fede cattolici un luogo di culto vero, stabile e definitivo.  regioni più povere, e di culto ortodosso. Il parroco, Don Mihai Claudiu di Bucarest, a cui il Patriarcato ortodosso romeno ha affidato la cura delle anime di tutto il Ponente ligure e cioè della cosidetta “ Ingaunia” e della Provincia di Imperia come prima mossa nella nuova terra d’apostolato ha cercato immediatamente di costruire un ponte di interscambio religioso con la Chiesa cattolica italiana. In questa sua veste, dunque, ha contattato i due Vescovi cattolici titolari delle Diocesi di Albenga- Imperia e di Ventimiglia- Sanremo, Mons. Oliveri e Mons. Alberto Maria Careggio. E’ riuscito così a strappare loro una promessa molto preziosa: quella di avere in affidamento due chiese, già adibite al culto cattolico apostolico romano, tuttora consacrate ma da tempo non più officiate. Una si trova ad Alassio ed in essa convergeranno i romeni ortodossi residenti tra Loano ed Imperia mentre l’altra è a Sanremo e raccoglierà gli immigrati residenti tra Imperia ed il confine. Secondo Don Claudiu si dovrebbe trattare della civettuola chiesa di N.S. del Carmelo, sita nel territorio della parrocchia di N.S. degli Angeli, meglio conosciuta come Chiesa delle ex Carmelitane. Era infatti la cappella del Monastero delle monache di quell’ordine provenienti dalla Francia, costruito a fine ottocento ed abbandonato nel secondo dopoguerra quando le suore si trasferirono nel convento di regione Buonmoschetto sulle colline che fanno corona all’antica Matuzia. Ultimamente, anche a causa dei lavori per la costruzione della nuova ferrovia a monte entrata in esercizio sette anni fa, la costruzione religiosa era stata abbandonata ed in questo suo stato di desolazione era anche stata oggetto di incursioni vandaliche compiute anche da personaggi dediti al culto del maligno. Nel 2005 il vice- sindaco di Sanremo, l’avvocato ex- PCI Marco Andracco propose di riutilizzarla come aula dei matrimoni civili del Comune ma a questo progetto si oppose la Curia perché comunque il luogo rimase sempre consacrato. La posizione dunque sarebbe centralissima, accanto alla stazione ferroviaria ed a due passi dall’Episcopio cattolico diocesano. Don Claudiu si augura di potervi celebrare il Natale ortodosso romeno, che cade come per i Cattolici il 25 Dicembre, considerato che la scorsa settimana Mons. Careggio, che il prete romeno ringrazia per la sua sensibilità e dolcezza d’animo e definisce “ veramente un Pastore aperto al dialogo verso tutti i Cristiani di qualsiasi nazionalità siano”, ha mostrato la sua disponibilità alla concessione della cappella agli ortodossi e che da questa settimana dovrebbero iniziarsi le pratiche per il concreto trasferimento alle “ Carmelitane” della comunità dei credenti romeno- ortodossi. Don Claudio inoltre intende presto intessere ottimi rapporti con i vari parroci cattolici della città, partecipando alla prossima settimana ecumenica diocesana a Gennaio nella Concattedrale di San Siro. La Chiesa, pur nella sua sede provvisoria di Palazzo Roverizio vede già un gran numero di immigrati partecipare la domenica mattina, alle dieci in punto, alla celebrazione della Santa Messa. I romeni, nonostante a propositi di questa comunità si sia nell’ultimo anno detto, spesso a sproposito, di tutto ed il contrario di tutto, mostrano un buon livello di religiosità ed in gran parte sono cristiani di confessione ortodossa. In Romania infatti i due terzi della popolazione appartengono alla chiesa ortodossa nazionale, che come tutte le varie chiese ortodosse è auto- cefala, e solamente il rimanente terzo è cattolico od evangelico. Si spera allora che tra di loro il numero dei cristiani praticanti possa crescere giacché l’integrazione di una comunità di migranti passa anche attraverso la soddisfazione dei loro bisogni religiosi.