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Bordighera, Gioele Dix porta in scena l’Odissea

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Bordighera. Dopo lo strepitoso successo degli Oblivion che hanno fatto registrare un tutto esaurito, entra nel vivo la seconda stagione di Fughe di Teatro…e di Umorismo, con Gioele Dix che giovedì 16 gennaio alle 21 porta in scena “Vorrei essere figlio di un uomo felice. L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano”.

Fughe di Teatro Bordighera 2019-2020_locandina

Dix sale sul palco come interprete e autore di un coinvolgente viaggio, regalandoci un monologo intenso, personale ed estremamente divertente che ruota attorno all’idea della paternità: sia essa ignorata, perduta, cercata o ritrovata. Un viaggio che usa come guida l’Odissea toccando liberamente lungo il percorso autori molto amati e illuminanti legami con la storia familiare dell’attore.

All’inizio dell’Odissea, Ulisse è assente e lontano. A Itaca, nessuno sa se sia ancora vivo e se mai farà ritorno, persino gli dei discutono a lungo sulla sua sorte. Omero, come il più navigato degli sceneggiatori, sceglie di ritardare l’entrata in scena del suo primo attore. E con lui, l’apparizione di personaggi e avvenimenti strabilianti che renderanno indimenticabile il suo viaggio, rievocato proprio da Ulisse in una sorta di lungo flashback.

Inizia così un percorso attraverso i primi quattro canti dell’Odissea, meno conosciuti e frequentati, che narrano però di un altro viaggio – meno spettacolare, ma altrettanto determinante – quello del figlio di Ulisse alla ricerca del padre. Un breve ma intenso romanzo di formazione, in cui Telemaco prova a uscire dall’ombra e imparare a crescere, partendo da Itaca sulle tracce dell’illustre e ingombrante genitore che non ha mai conosciuto, in un lungo itinerario per mare e per terra fitto di incontri rivelatori.

«L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano”, si dipana nei primi quattro canti del poema, poco frequentati proprio perché il protagonista è assente: a rubargli la scena c’è Telemaco, cresciuto orfano e con madre assai astuta quanto lacrimosa. Ma bando a Freud: quello che interessa a Dix è “solo” il viaggio, interiore ed esteriore, del giovane uomo, ingenuo e spaesato, timido e pauroso, per non dire un po’ ciuccio, con buona pace del grande “sceneggiatore” Omero, che gli mette in bocca frasi pensose, come appunto “vorrei essere figlio di un uomo felice”…. La classicità è una fonte così frizzante e ricca di stravaganze da rendere superflua qualsiasi altra recita nella recita: allo spettatore basta poco per godere di (e insieme con) questi greci poliamorosi e politeisti, disinibiti e goderecci, con un dio sempre a portata di mano, persino nelle sciagure, e l’irrituale capacità di trasformare una celebrazione in una grigliata. Sono i nostri antenati eroici e, proprio per questo, terribilmente emotivi: quando non fanno la guerra, o l’amore, passano il tempo a piangere» – afferma Camilla Tagliabue, Il Fatto Quotidiano

In “Vorrei essere figlio di un uomo felice”, Gioele Dix racconta e approfondisce con il suo stile unico una vicenda letteraria e umana fitta di simboli, recitando, raccontando, improvvisando e commentando. Con la sua affilata ironia e pescando dalla sua storia personale e dagli autori che più ama, Dix mette in scena un recital vivace e documentato per affermare il comune destino dei figli: la lotta individuale per meritare l’amore e l’eredità dei padri.

Il sindaco della città, Vittorio Ingenito, conclude: «La rassegna “Fughe di teatro… e di umorismo a Bordighera” presenta, per il suo terzo appuntamento, lo spettacolo di Gioele Dix: un autore e attore profondo e brillante, che ci regalerà – ne sono certo – una grande serata. Dopo la prosa de “La parrucca” e il musical comico degli Oblivion, un intenso monologo per il pubblico del Palazzo del Parco, che sta premiando con entusiasmo la nostra scelta di offrire, con biglietti dai costi comunque accessibili, una stagione teatrale di altissimo livello».

Profonda commozione e risate fino alle lacrime sono il risultato di questo lavoro costruito su un equilibrio sottile, che solo un attore in stato di grazia sa mantenere.

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