Emergenza covid-19

«Quale politica sanitaria in Liguria?»

Se lo chiedono Città Bene Comune, Sanremo Insieme, Sinistra Italiana e il Partito della Rifondazione Comuinista

Sanremo. Scrivono Città Bene Comune, Sanremo Insieme, Sinistra Italiana e il Partito della Rifondazione Comuinista

«E’ giusto ragionare oggi su come è stata vissuta e come viene gestita l’emergenza Coronavirus in Liguria e le sue conseguenza, ora che ci stiamo faticosamente avviando alla Fase2.

Certo, la situazione economica nei nostri territori, che vivono di turismo, è particolarmente grave e può diventare essa stessa la “nuova” emergenza, quella sociale, dopo quella -drammatica- sanitaria.

E’ evidente la spinta del Presidente Regionale Toti ad un estremo “liberi tutti”,
quando è altrettanto evidente che i dati sanitari liguri non sono mai stati, né lo sono adesso, rassicuranti, in un quadro di poca chiarezza e scarso approfondimento.

Sono quindi imprescindibili alcune considerazioni.
Siamo ai primi posti per mortalità giornaliera in rapporto alla popolazione (dati del noto epidemiologo genovese Dott. Valerio Gennaro del 25 maggio), dai primi di maggio i grafici dei positivi hanno segnato un chiaro aumento , infine da una rilevazione esterna risulta che la Liguria fino al 20 maggio è agli ultimi posti nella effettuazione dei tamponi diagnostici giornalieri.
Ancora il 28 maggio leggiamo un’analisi della Fondazione Gimbe da cui emerge che in Liguria vi è stata scarsa propensione alla prevenzione con l’ esecuzione di tamponi diagnostici e comunque la percentuale di tamponi positivi è superiore alla media nazionale del 5,7.
L’incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti in Liguria (76) è nettamente superiore alla media nazionale (32).
E sullo sfondo rimane la situazione inquietante e misconosciuta delle RSA, diventate focolai epidemici, con punte di criticità su cui sono state aperte indagini.

É possibile ragionare e riflettere seriamente, con coscienza e lungimiranza, su questi dati, andare alle cause, provvedere per il bene dei cittadini?
Lo ha fatto l’Amministrazione regionale, con un punto di vista di insieme rispetto alle diverse, urgenti necessità?
Innanzitutto già molti hanno osservato come l’autonomia delle Regioni in materia sanitaria abbia creato una moltiplicazione di sistemi sanitari con inevitabili carenze ed inefficienze e quindi per noi è prorioritario riportare la sanità in ambito statale per avere un unico sistema sanitario.
Il Coronavirus ha poi messo in evidenza carenze strutturali del nostro sistema sanitario con la completa assenza di un piano strategico per far fronte alle emergenze nel caso di malattie infettive.

In particolare noi sappiamo che nella nostra Regione in questa drammatica circostanza è emersa tutta l’inadeguatezza di una politica sanitaria sposata interamente dal Governatore e caratterizzata da un sistema che ha depauperato la sanità pubblica in personale, spazi, attrezzature e servizi e che ha come “faro” la sua privatizzazione sul modello lombardo.
Così come è da rivedere il sistema delle convenzioni che hanno, nei fatti, diminuito il ruolo della sanità pubblica privilegiando  quella dei privati convenzionati. Dove il sistema sanitario pubblico è stato depotenziato per favorire quello convenzionato, come è avvenuto in Lombardia e in Liguria, l’incidenza dei malati e dei decessi è stata più alta. La debolissima struttura di prevenzione in Liguria ha portato la nostra Provincia ad essere in cima alla classifica come le province bergamasche e bresciane.
Invece proprio la sanità pubblica (i cui operatori sono stati gli unici generosi argini nel fronteggiare il Covid 19) con le sue eccellenze ha dimostrato di essere la vera risorsa su cui investire sempre di più e da cui i cittadini si sentono realmente protetti e garantiti, potenziando i presidi sul territorio e la presenza di personale e mezzi.
Il Presidente Toti ha solo gestito enfaticamente la situazione in termini di propaganda e di comunicazione promozionale, in previsione di una scadenza elettorale (prima rimandata per emergenza sanitaria) quanto più vicina possibile per “incassare” la massiccia campagna comunicativa (a senso unico) e tenere ancora lontani i timori di ricadute negative della sua gestione.

In questa emergenza complessiva, che ha le caratteristiche di una crisi senza precedenti, non serve la contrapposizione politica fine a se stessa come impostata da Toti, le elezioni regionali devono garantire condizioni di serenità, sicurezza e partecipazione democratica, senza fughe in avanti e protagonismi da parte degli attuali Governanti.

Diciamo con forza che questa contingenza deve trasformarsi in una occasione di trasparenza e di revisione di scelte di strategia e organizzazione anche a livello dei territori locali, il nostro compreso, per il bene delle comunità e a favore delle esigenze pubbliche».

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