Il caso

Rivieracqua, esposto in procura dei creditori per bancarotta fraudolenta

Lo ha presentato l'associazione nazionale costruttori edili (Ance)

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Imperia. Crediti stralciati nella misura del 65% e il concreto rischio per le imprese del territorio che hanno lavorato per Rivieracqua di fallire insieme alla stessa società provinciale che gestisce il servizio idrico integrato. A pochi giorni dalla decisione dei sindaci imperiesi di privatizzare una parte del consorzio dell’acqua pubblica, viene a galla un esposto dell’Ance (associazione nazionale costruttori edili) presentato quando il pericolo che una parte dell’economia territoriale venisse trascinata nel baratro si fece più forte.

A firmarlo sono stati Enio Marino e Alessandra Ariano in qualità di presidente e direttrice di Ance, a cui si affiancano le sigle dei titolari delle principali imprese che vantano crediti nei confronti della società provinciale. Raggiunto telefonicamente, il presidente di Ance precisa che la questione sarebbe superata, ma il contenuto della denuncia inviata in procura e agli enti coinvolti nel giugno scorso, riporta l’attenzione su cosa potrà accadere il 20 dicembre, giorno in cui si terrà in tribunale l’udienza sul pre-fallimento chiesto da Amat nei confronti del gestore unico imperiese.

A leggere il documento, che ripercorre la storia travagliata di Rivieracqua, attraversata da enormi difficoltà finanziare e da inchieste della magistratura, gli edili puntano il dito contro quelli che, secondo loro, sono i possibili “colpevoli”. Chi sarebbero, quindi, i responsabili della situazione in cui versa la società dell’acqua pubblica? Per Ance bisogna fare luce sulle condotte degli amministratori e dei soci con particolare riferimento alla figura del direttore generale Angela Ferrari, in distacco dalla matuziana Amaie.

Se «per dottrina e giurisprudenza vi è equiparazione tra la sentenza di dichiarazione del fallimento e decreto di ammissione al concordato preventivo… agli amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori, in caso di concordato, sono applicabili le disposizioni riguardanti la bancarotta fraudolenta». E’ questa la principale ipotesi di reato su cui chiedono di indagare i legali dei costruttori alla procura di Imperia. Ma andando per step.

Capitolo rapporti Rivieracqua e Comuni. Secondo le convenzioni risalenti al 2016, i Comuni si sarebbero obbligati a trasferire somme per la copertura integrale dei costi del servizio idrico, a consegnare gli impianti, così come a conferire i rami d’azienda delle società locali a Rivieracqua mentre, fino a pochi mesi fa, quando Sanremo e Taggia hanno votato per il trasferimento del ramo idrico di Amaie e di Secom a Rivieracqua, nulla di simile, in tre anni, era stato fatto. I Comuni, si può leggere nell’esposto, «hanno continuato a gestire il servizio per il tramite di proprie società partecipate senza adempiere agli obblighi convenzionali e di legge».

Nonostante ciò, denunciano le imprese, Rivieracqua avrebbe continuato a chiedere opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, accumulando circa un milione e mezzo di debiti nei confronti delle imprese del territorio. Invece di chiedere il rispetto delle convenzioni – anche, potenzialmente, facendo causa ai Comuni stessi – gli amministratori della società avrebbero preferito avviarsi verso la strada del concordato preventivo in continuità che prevede un taglio considerevole degli importi da riconoscere alle ditte.

Si arriva così all’11 febbraio 2019 quando sono gli stessi edili a chiedere la nomina di un commissario ad acta, spinti dalla necessità di salvaguardare i posti di lavoro e l’integrità del comparto. La Provincia, ente d’ambito con competenza sul servizio idrico integrato, si desterà, a seguito della diffida di Ance, chiedendo ai Comuni di accelerare sui conferimenti e sul pagamento dei costi diretti e indiretti anche perché le società locali Amaie, Amat, 2i Rete e Gas «riscuotono la tariffa per intero ma non la versano a Rivieracqua». E’ la stessa Provincia che (in una nota di servizio) parla per la prima volta di danno erariale conseguente al mancato conferimento dei rami d’azienda delle società cessate, che continuerebbero a gestire il servizio pur non avendone diritto.

In seguito a questo momento, lo stallo si sblocca e il 6 maggio 2019 i Comuni di Sanremo e Taggia si impegnano, di fronte all’assemblea dei sindaci e nei rispettivi consigli comunali, ad avviare i conferimenti delle proprie aziende Amaie e Secom, quando, forse. è però troppo tardi.

Il bilancio “improvvisamente in rosso”. Sotto la lente degli impresari finisce anche il bilancio della società in house a totale controllo pubblico che al 31 dicembre 2017 registra duemila euro di utile mentre solo un anno dopo, a concordato depositato, precipita nel baratro di meno sei milioni di perdita.

Il ruolo del direttore generale. Ance, in chiusura dell’esposto, non usa mezzi termini nei confronti del direttore generale di Rivieracqua, la dottoressa Angela Ferrari, che risulta essere il direttore generale anche della sanremese Amaie: «Uno dei fattori determinanti lo stato di insolvenza della società è il mancato conferimento del ramo idrico di Amaie, nonostante tale operazione fosse stata prevista già nel 2017. In merito al succitato incarico si chiede alla magistratura inquirente di verificare se il comportamento della dottoressa Ferrari, in palese conflitto di interessi ricoprendo sia il ruolo di direttore generale di Rivieracqua che di Amaie, configuri delle ipotesi di reato. E’ pacifico che, sebbene la dottoressa Ferrari fosse consapevole che la cessione del ramo d’azienda consentisse a Rivieracqua una consistente patrimonializzazione, non ha adottato alcun tipo di provvedimento, contribuendo a cagionare lo stato di insolvenza della società in favore di Amaie».

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