Lettera aperta

Sanremo, Alessandro Condò: «Rsa stracolme. Anziani in attesa che qualcuno muoia prima di loro»

Ci ha scritto il candidato sindaco alle scorse amministrative comunali di Sanremo per denunciare la situazione nelle residenze sanitarie assistite

Riviera24 - Alessandro Condò

Sanremo. Una lettera aperta per riflettere su alcune criticità presenti nella sanità imperiese. L’ha inviata a Riviera24.it Alessandro Condò, che con Sanremo Libera ha partecipato alla tornata elettorale per eleggere il sindaco di Sanremo, nel maggio scorso.

«Provincia d’Imperia, Rsa stracolme: «Qui aspettiamo che muoia qualcuno» siamo al “mors tua, vita mea”», è il titolo della lettera, che pubblichiamo integralmente.

«E’ triste aspettare che qualcun altro traslochi nell’aldilà per liberare un letto in una Residenza Sanitaria Assistita. La sanità locale costringe a picchi di cinismo inimmaginabili. E chi si ritrova sulla spalle un padre, o una sorella allettata, non autosufficiente, che richiede assistenza 24 ore al giorno, deve solo sperare nel rapido turn over che queste popolose anticamere della morte spesso riservano.

Il calvario di una persona anziana e malata, magari affetta da Alzheimer, magari ricoverata o forzatamente parcheggiata in un reparto di medio-lunga degenza, costringe di fatto i parenti a fare richiesta per l’ingresso in una delle strutture dislocate sul territorio, ma dopo mesi di attesa, a volte non si trova ancora un posto. È tutto a dir poco avvilente.

Non è concepibile che in una provincia come la nostra, dove la percentuale di popolazione anziana – è risaputo – è più alta rispetto alla media nazionale, si debba sperare che qualcuno muoia affinché si possa avere l’assistenza sanitaria più adeguata per il proprio caro. Purtroppo nel reparto di medio-lunga degenza metà dei ricoverati si trovano nella medesima condizione: stabilizzati, pronti per essere dimessi, ma di fatto “sequestrati” in ospedale per mancanza di strutture di accoglienza.

Le conseguenze sono tante, e tutte negative: l’ospedale è strapieno di ricoveri impropri; la mancanza di posti liberi in Rsa, e le strutture di riabilitazione rimaste solo sulla carta di fatto inesistenti sul territorio innescano un devastante cortocircuito. Un reparto come Lungodegenza con i suoi posti disponibili, è l’approdo potenziale per tutti i pazienti dimessi dai reparti per acuti. Cosa significa? Significa che un posto letto vale oro, e nonostante gli occupanti siano dimissibili, manda in tilt l’intero sistema di assistenza. Perché la Medio- Lungodegenza o Geriatria non possono accettare new entry, e quei pazienti rimbalzati sono costretti a restare in altri reparti, magari per acuti, come le Chirurgie, dove la loro permanenza è inutile e molto più costosa.

Ecco perché nella lista d’attesa per le Rsa non si muove foglia. I parenti, tra l’altro, sono con le mani legate. Non possono neanche scegliere soluzioni alternative, come le dimissioni temporanee in una struttura non convenzionata o a casa, perché lasciare l’ospedale significherebbe perdere la priorità acquisita in graduatoria per la Rsa.

Sono pochissimi i familiari che sarebbero in grado di gestire 24 ore su 24 un anziano malato presso il proprio domicilio, peggio ancora se poi dovesse soffrire di Alzheimer in stadio avanzato e non essere quindi minimamente autosufficiente. Non sono certo molti di più quelli che possano essere in grado di coprire metà della retta di una Rsa a carico del privato (pensione di invalidità più integrazione da parte dei familiari), rette che si aggirano intorno ai 2500 euro (l’altra metà sarebbe coperta dalla sanità pubblica). Molti, invece, (e parlo per esperienza personale) sono quelli che da mesi sono in totale standby, con parenti ricoverati in un reparto dove non stanno a far nulla, e dove spesso contraggono pericolosissime cariche batteriche (nel nostro ospedale il clostridium sembrerebbe fare più vittime di uno tsunami).

Questa situazione è inaccettabile e non può continuare così. Tutti possono esserne coinvolti, ma solo chi ci si trova dentro, può rendersi conto di quanto sia triste, complicato e troppo spesso ingiusto questo macabro business creatosi sulla pelle dei nostri cari.

Fortunato colui/colei che può permettersi una Rsa con rette di questa portata. Credo però che a tutti debba essere concesso di poter trascorrere gli ultimi anni della propria vita in maniera serena e dignitosa».

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