Il caso

Imperia, salvataggio Rivieracqua Mangiante: «Il fallimento avrebbe conseguenze disastrose sul tessuto economico imperiese»

Imprese e lavoratori sulle spine. Il parallelo con la Porto di Imperia Spa. Guerra di cifre sui costi dei consulenti

gian alberto mangiante

Imperia. Depositata in tribunale da parte di Rivieracqua la richiesta di proroga (30 giorni) sul piano concordatario del Consorzio dell’acqua pubblica.

Ora si attende la risposta del giudice Silvana Oronzo se sarà accolta o meno l’istanza o se ci sarà il pronunciamento sull’ammissibilità del concordato che ammonta a 50 milioni di euro e che prevede il pagamento dei creditori nella misura del 65 per cento.

«Il fallimento -commenta il presidente Gian Alberto Mangiante –  avrebbe conseguenze pesantissime sul tessuto economico e sociale imperiese. Abbiamo chiesto la proroga sostanzialmente perché attendiamo la nomina da parte della Regionedel commissario dell’Ato idrico e quali saranno i suoi poteri. Inoltre attendiamo che il sindaco di Imperia Claudio Scajola aderisca all’invito pubblico dei suoi colleghi di Sanremo Taggia, Alberto Biancheri e Mario Conio di sedersi a un tavolo per stilare la road map dell’ingresso dei rispettivi comuni e delle aziende controllate in Rivieracqua con l’obiettivo comune di addivenire alla tariffazione unica provinciale».

Normale che l’amministratore di una società difenda il proprio patrimonio dal naufragio, ma, per fare un parallelo, viene in mente  il fallimento decretato il 20 maggio 2014  (su richiesto  procura) della Porto di Imperia Spa, società che pur poteva poggiare su un solido patrimonio a una incollatura dall’accordo con il sistema bancario che avrebbe risolto la maggior parte dei problemi.

«In quanto ai costi di procedura – conclude Mangiantenon so da dove sia uscita la cifra di oltre un milione di euro pubblicata da qualche giornale. Le spese totali sostenute per l’advisor e a favore del commissario giudiziale professor Stefano Ambrosini (è uno dei curatori della Porto di Imperia Spa ndr) ammontano alla metà di quella cifra».

 

 

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