La storia

La Famija Sanremasca commemora la Battaglia della Parà con una nuova lapide commemorativa

Ricordato dalla nipote il reduce Severino Crespi

Severino Crespi

Sanremo. Come già negli anni scorsi la Famija Sanremasca sarà presente alla commemorazione della storica Battaglia della Parà, svoltasi il 7 agosto 1543, fatto d’arme che vide le milizie sanremesi, guidate dal podestà Luca Spinola, arrestare il tentativo di invasione e saccheggio da parte dei turchi guidati dal famigerato ammiraglio Khayr al-Din detto Barbarossa.

Lunedì 5 agosto (purtroppo non è stato possibile osservare la verità storica della data), verrà scoperta la nuova lapide commemorativa posta alla base della croce che ricorda l’evento. Come è noto la precedente fu distrutta da ignoti durante lo scorso maggio; in quell’occasione il presidente della Famija Sanremasca ebbe a dire: «Non si sa ancora se sia un atto volontario o un incidente, se fosse un gesto vandalico sarebbe gravissimo, un’azione dei ‘nuovi barbari’ contemporanei. Ora provvederemo a rifare la lapide e a sistemarla al suo posto».

L’Associazione sanremasca ha mantenuto la promessa fatta e la nuova lapide verrà scoperta nel corso di una commemorazione, nell’ambito dei festeggiamenti della festività di san Donato di Verezzo. Quest’anno la commemorazione coincide con centenario dell’erezione, avvenuta nel 1919, dell’attuale croce commemorativa in ferro in sostituzione di quella preesistente in legno, ad opera di un reduce della Grande Guerra, Severino Crespi.

La storia ce l’ha raccontata Olimpia Sacco, nipote del reduce. Eccola:
Quando nell’anno 1915, ebbe inizio la prima Guerra Mondiale, anche mio nonno Crespi Severino, come tanti altri abitanti di Verezzo, venne richiamato al fronte. Aveva 33 anni e partiva per il fronte con molta a preoccupazione per sé, ma soprattutto per i suoi familiari; lasciava infatti la moglie Chiarina, una bambina di tre anni, due genitori invalidi e, forse, qualche debito!

La mattina della partenza, quando giunse nei presso la Croce della Parà, si fermò per una breve preghiera; lo faceva da sempre, ogni giorno, quando passava davanti a quella croce di legno, corrosa e spezzata dal tempo e dalle intemperie.
Quel giorno, insieme alla preghiera, fece il voto che se fosse tornato dalla guerra avrebbe fatto rifare la croce, più robusta perché non si deteriorasse e resistesse …quasi per sempre.

Nel 1918 dopo la fine della guerra, rivelò il suo voto alla moglie e fece in modo di adempierlo al più presto. Nel 1919 commissionò ad un fabbro di Sanremo una croce di ferro, quella che esiste tutt’ora, quindi pagò il trasporto ad un mulattiere di San Pietro, che da Sanremo la trasportò, a dorso di mulo, fin sul luogo. Mia nonna diceva che nel cippo in cui è infissa la croce, durante la sua costruzione, fu nascosta una pergamena, ma ormai non c’è più nessuno in grado di ricordare il contenuto del testo. Olimpia Sacco.

La cerimonia prevede, oltre allo scoprimento della lapide e alla commemorazione storica anche la celebrazione di una s.messa e un piccolo rinfresco gentilmente offerto dagli abitanti di Verezzo.
La Famija Sanremasca, ancora una volta, si dimostra attiva custode non solo della memoria ma anche dei luoghi e dei simboli.

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