Il caso

Imperia, detenuto appicca il fuoco in cella, Lorenzo (Sappe): «Poteva essere una strage»

Dati impietosi sulla situazione carceri in Liguria

Imperia. Una delegazione del Sappe stamattina ha visitato il carcere del capoluogo dopo che una quarantina di detenuti nella serata di ieri sono stati evacuati a seguito dell’incendio che si è sviluppato dopo che un nuovo giunto francese,  Oliver Cassini, 40 anni, arrestato per rapina ha appiccato il fuoco alle suppellettili della sua cella originando un incendio che poteva avere conseguenze drammatiche.

Michele Lorenzo (segretario nazionale per la Liguria del Sappe) e Vincenzo Tristaino (segretario generale Liguria) fotografano impietosamente la situazione in cui versano le case circondariali della Liguria.

Michele Lorenzo, segretario nazionale per la Liguria del Sappe: «Un nuovo episodio di violenza causato da un detenuto francese appena arrestato, condotto in cella, non avendo avuto ancora il colloquio e nemmeno la convalida, ha dato fuoco a tutto ciò che ha trovato nella sua cella. Per fortuna, essendo il materasso e i cuscini ignifughi non hanno dato origini alle fiamme ma solo provocato un denso fumo che ha causato lo sgombero dell’intera sezione: circa 40 detenuti presenti nel reparto. Al di là dell’episodio: il carcere deve essere monitorato. Oggi sul carcere non c’è l’attenzione giusta. Anche la politica si sta defilando. Il sindacato Sappe da sempre sta lottando affinché la dignità del poliziotto penitenziario che passa anche attraverso la sicurezza, abbia degli strumenti per fronteggiare tutto questo. I detenuti aumentano: 101 detenuti in un carcere che ne può ospitare a malapena 53. Mancano i posti letto per alloggiarli. Allora, mi domando: ma l’amministrazione dov’è? L’accorpamento che c’è stato con Torino sta portando a questo. La chiusura del carcere di Savona sta portando ad aumentare notevolmente la presenza di detenuti in tutte le carceri liguri, con eventi critici, con suicidi, con aggressioni al personale, con 36 tentati suicidi in Liguria sventati dalla polizia penitenziaria. Su questi numeri dobbiamo ragionare. Con quello che sta portando su Sanremo, dove attualmente ci sono 271 detenuti, in un carcere di reclusione dove non c’è lavoro. Siamo in un paese civili o stiamo rasentando il ridicolo? Non oso pensare che sia una cosa voluta. Allora anche la magistratura faccia chiarezza su come si lavora all’interno delle carceri della Liguria».

 

Vincenzo Tristaino

Vincenzo Tristaino, segretario generale Liguria Sappe: «Ieri sera un detenuto ha cercato di dare fuoco alla propria camera detentiva. Fortunatamente grazie al tempestivo intervento della polizia penitenziaria si è evitato il peggio. E’ stata fatta evacuare un’intera sezione per i fumi che si sono sprigionati. Quattro agenti sono dovuti ricorrere al pronto soccorso perché nell’intervento hanno riportato ferite e intossicazioni. 
Da tempo stiamo denunciano le criticità dell’istituto che può ospitare 53 detenuti e oggi ne ospita oltre cento. Questo è dovuto alla soppressione del carcere di Savona e del tribunale di Sanremo che ha portato a far sì che l’istituto imperiese associ tutti gli arrestati della provincia da Ventimiglia fino a Finale Ligure, entroterra compreso, con un significativo aumento di detenuti. Da tempo chiediamo interventi sia per incrementare gli agenti: sono previste 71 unità e ce ne sono 50 presenti. Stiamo chiedendo anche una riapertura su Savona per far sì che diminuisca numero detenuti».

Di seguito il comunicato stampa del Sappe. La situazione penitenziaria della Liguria presenta innumerevoli condizioni operative pregiudicanti la sicurezza dal combinato carenza organico Polizia Penitenziaria con sovraffollamento carcerario, ampiamente rese note dal SAPPE,  l’Istituto più disagiato è la Casa Circondariale di Imperia che soffre una gravissima carenza d’organico, con la maggiore criticità nei ruolo dei sottufficiali, nello specifico a fronte dei 21 previsti, ne risulta soltanto uno assegnato. Dai dati in nostro possesso, a marzo 2019 sono presenti solo 50 poliziotti penitenziari in servizio a fronte di un organico fissato a 71 unità. Questa condizione attualmente crea difficoltà alla vigilanza e al controllo dei detenuti, si opera costantemente sotto i livelli minimi di sicurezza indicati dal dipartimento. Basti pensare che in più occasioni ci sono in servizio solo tre unità nel turno notturno a garantire la sicurezza dell’intero istituto e molte volte solo 4/5  unità a vigilare i 100 detenuti presenti, se a questo si aggiunge uno o più piantonamenti all’ospedale tutto diventa ingestibile.

La situazione negativa dell’organico è stata indotta da provvedimenti illogici da parte degli Uffici superiori dell’Amministrazione penitenziaria, la quale non ha previsto turn over tramite assegnazione di nuovo personale, in rapporto alle uscite per quiescenza e trasferimento e soprattutto  all’ incremento dei carichi di lavoro.

Com’è noto da tempo la città di Imperia e’ sede unica di Tribunale, dopo la soppressione del Tribunale di Sanremo, il che comporta che presso l’istituto in oggetto vengano assegnati in sovrannumero tutti i detenuti a disposizione dell’autorità giudiziaria della provincia e con la chiusura del carcere di Savona anche gli arrestati di un’altra  provincia.

Quanto sopra esposto agisce negativamente sulla presenza totale dei detenuti: l’istituto di Imperia che sorge nel centro della città ed è di vecchia costruzione, può ospitare 53 detenuti e a marzo 2019 la presenza giornaliera è di 100 detenuti, quanto indicato porta l’istituto Imperiesi ad essere il quarto carcere d’Italia più sovraffollato con una percentuale del 190%

Nel 2018 i detenuti che hanno fatto ingresso sono stati 395,  le scarcerazioni a vario titolo sono state 235 e i trasferimenti per altre sedi 151, con un totale di 781 movimenti.

I numeri sopracitati  hanno costretto il nucleo traduzioni composto da sole tre unità di Polizia a movimentare detenuti per 416 udienze in tribunale, 174 traduzioni in altre sedi, 112 visite ospedaliere, 4 accompagnamenti agli arresti domiciliari, per un totale di 706 uscite.

Il sovraffollamento crea situazioni di malessere, disagio e insicurezza non solo al personale di Polizia penitenziaria che presta servizio che subisce minacce, violenze e oltraggi e fronteggia con difficoltà i tentativi di ingressi di sostanze stupefacenti e oggetti non consentiti, ma anche per la popolazione detenuta , la conferma arriva dalla continua crescita di eventi critici, nel 2018 ci sono stati 2 tentati suicidi, 43 atti di autolesionismo, 8 colluttazioni con ferimenti, 9 manifestazioni di protesta, a questo si aggiunge la radicalizzazione religiosa violenta, quanto rappresentato porta ad  avere un ambiente insicuro che mal si coniuga con la normale gestione penitenziaria.

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