Amore senza confini

Cinque anni fa la tragedia di Matteo Maragliotti, il ricordo del padre Franco in Africa

Il meccanico di Imperia impegnato in una missione in Sierra Leone ricorda l'anniversario del figlio

matteo maragliotti

Imperia. Dallo scorso mese di dicembre è in missione in Sierra Leone, un Paese devastato dall’alluvione e dove la gente fatica a sopravvivere. Lui, meccanico, ha aperto un’officina in un villaggio diventato la sua seconda casa. Lo ha fatto spinto dal figlio Matteo, promesso ballerino morto cinque anni fa all’ospedale di Sanremo. Un dramma che gli imperiesi non dimenticano e che ora viene vissuto anche in un’aula di tribunale. Oggi, domenica 21 gennaio, ricorre l’anniversario di quella tragedia senza parole.

Franco Maragliotti in Africa, per un giorno, ha messo da parte cacciaviti, bulloni, candele e pistoni, ed ha pensato solo al figlio Matteo. “Ho nel cuore mio figlio come molti genitori. E’ naturale amare il tuo bambino anche se non sempre scontato e le cronache purtroppo spesso riferiscono casi di figli maltrattati – attacca – Anche su questo tema Matteo, tempo fa, credo avesse circa 13 anni mi aveva lasciato senza parole per la sua profonda umanità. Mi raccontava che alcuni ragazzi in Imperia lo avevano preso di mira e lo prendevano in giro per il suo “stile” hip-popparo e io gli dissi di evitare quelle compagnie che lo schernivano. La sua risposta mi lascio senza modo di poter replicare. Mi disse “vedi papà questi ragazzi non sono fortunati come me. Loro hanno problemi con i loro genitori e sfogano la loro rabbia in qualche modo. Io so di essere fortunato perché sono amato e seguito da 2 genitori come voi. Quindi capisco il loro disagio e non mi sento di giudicarli…“.

Così prosegue dalla Sierra Leone il ricordo di un padre che ama perdutamente il figlio: “Vorrei urlare a tutti i genitori di proteggere e amare i loro figli come la maggior parte dei genitori fa ricordando loro che la vita da e toglie senza preavviso. Inutile sottolineare che sono chiuso nel mio dolore e che in giornate come questa tutto si riacutizza e faccia male”.

Franco Maragliotti scrive seduto dalla sua veranda in Sierra Leone: “Oggi sono in stand by e voglio dedicare la mia giornata ai miei pensieri e riflessioni. Sullo sfondo del mio panorama spicca la scuola officina in memoria di Matteo. E’ lì a ricordarmi che lui esiste ancora. A ricordarmi che non è andato tutto perso. Vorrei leggere meno fatti di cronaca sui ragazzi e più storie felici, vorrei lanciare un appello anche a tutti i giornalisti: date voce anche ai fatti positivi. Credo che ci saranno tante storie belle da poter raccontare e leggere fatti positivi credo aiuti a credere che il mondo non sia così terribile come ultimamente leggiamo quotidianamente ovunque. Per quanto riguarda il procedimento penale in corso non voglio commentare oltre quanto ho letto sulle dichiarazioni dei dottori responsabili in questa vicenda. Vorrei però ricordare loro che hanno dei figli e che ogni giorno devono guardarli in faccia…In ognuno di loro c’è un po’ del mio Matteo…l’unica differenza è che il mio ragazzo è chiuso in una cassa di legno….mentre i loro sono ancora spensierati e felici…Il resto lo affido alle loro coscienze. “Bisogna tenere la testa alta e non guardarsi indietro, il passato negativo non deve cambiarti in nessun modo, devi rimanere sempre te stesso””. E’ tratto dal tema “la vita non e un tuffo” fatto da Matteo Maragliotti”.

Il 27 gennaio alle 18 a Pontedassio sarà celebrata una messa in ricordo di Matteo.

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