La storia

A più di 20 anni dall’ultimo show ecco i “Sanremezzi”, storici goliardi che parodiavano Festival e pubblicità: “Dispiace non avere eredi” fotogallery

Si stima che tra il ’91 e il 95’ abbiano raccolto quasi 60 milioni di lire, tutte devolute in beneficenza

Sanremo. “E’ un piacere vedere come a oramai più di 25 anni di distanza la città si ricordi ancora di noi”. A parlare è il giornalista Alberto Guasco e quel “noi” è riferito ai “Sanremezzi”: un gruppo di amici che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 dello scorso secolo aveva dato vita ad uno die momenti più alti della goliardia in salsa matuziana. Insieme a Guasco c’erano I fratelli Luca e Andrea Lombardi, Adriano Battistotti, Alberto Asseretto, Marco Lupi e Roberto Oliva. Ma questo era solo il “nucleo storico” dei Sanremezzi, alla quale ruotava attorno, ad ogni spettacolo, almeno una cinquantina di persone, tutte a prestare quasi gratuitamente il proprio aiuto per dar vita, nei mesi successivi al Festival ufficiale, al “Festival e mezzo”.

I prodromi dello show risalgono al 1989, con il patrocinio del Rotaract, per poi divenire quello “ufficiale” nel 1991, sul palco del Teatro del Casinò, con una serata da 400 posti tutti esauriti. La formula era semplice, efficace e rivoluzionaria al tempo stesso: parodie della canzoni del Festival appena trascorso inframmezzate da pubblicità, anch’esse parodiate, tra i primi esempi dello spot-sketch in Italia.

Il successo fu immediato, tanto dal ’93 in poi io Festival e mezzo si trasferirà sul palcoscenico dell’Ariston. E proprio in quell’anno, i 2000 biglietti per la prima serata, andarono esauriti in sole due ore, tanto da dover programmare una replica la settimana seguente, anche questa andata sold out. I due anni successivi ( purtroppo ultimi) furono dunque programmati su tre serate, dove di nuovo si registrò il più classico dei “tutto esaurito”. Il format dello spettacolo prevedeva di parodiare le canzoni del Festival contestualizzandole con la realtà sanremese. E lì i Sanremezzi si trasformarono da “semplici” goliardi ad artisti della satira politica, forti anche dei repentini cambi di inquilino a Palazzo Bellevue, dove, a scadenza quasi annuale, ad un sindaco (Davide Oddo e Raffaele Canessa ad esempio) succedeva un commissario prefettizio e viceversa.

L’incasso delle serate era devoluto in beneficenza. Prima al Rotaract per la costruzione di pozzi in Africa, poi alle associazioni sul territorio, conseguendo, tra i i risultati più eclatanti, la donazione di un’apparecchiatura cardiologica al pronto soccorso del Borea (8 milioni di lire) e un campetto da calcio nella Pigna (10 milioni) ora purtroppo in stato di abbandono. Si stima che tra il ’91 e il 95’ i Sanremezzi abbiano raccolto quasi 60 milioni di lire, tutte devolute per scopi filantropici. In questi giorni il gruppo storico fondatore del Festival e mezzo ha fatto una rimpatriata ed in tanti lo hanno celebrato sulla sua pagina Facebook. Spiega Guasco: “Ringraziamo ancora oggi tutti quelli che ci hanno dato una mano con la loro disponibilità, l’unico rammarico è non aver avuto eredi”

commenta