Il racconto

Ventimiglia, per “Ottobre di Pace” incontro con Padre Solalinde

Il sacerdote messicano porterà la propria testimonianza di chi dedica la propria vita ad aiutare i migranti vittime della tratta di esseri umani mentre sono in viaggio

Riviera 24 -Ottobre di pace Ventimiglia

Ventimiglia. Nell’ambito della dodicesima edizione dell’Ottobre di pace 2017 dal titolo: “Testimoni di pace”, la Caritas organizza un incontro pubblico con padre Alejando Solalinde, sacerdote messicano che dedica la propria vita ad aiutare i migranti vittime della tratta di esseri umani mentre sono in viaggio verso gli Stati Uniti d’America e per questo nel mirino dei narcos. L’appuntamento è per sabato 21 ottobre alle 16 a Ventimiglia presso la sala parrocchiale di Sant’Agostino Padre Alejando porterà inoltre la sua testimonianza durante la Veglia missionaria presieduta dal nostro Vescovo che si svolgerà alle 21 a Sanremo presso la Parrocchia di San Giuseppe nell’ambio dell’Ottobre missionario che ha come slogan “La messe è molta”. Nelle chiese il giorno successivo si vivrà la Giornata missionaria mondiale.

Un milione di dollari. È questa la cifra che i narcotrafficanti sono disposti a pagare pur di vedere ucciso padre
Alejandro Solalinde, il più importante difensore dei migranti in Messico, responsabile di un centro di
accoglienza a Ixtepec, città nel sud del Paese, nel quale ogni anno transitano 20mila migranti. Padre Solalinde
dal 2011 vive sotto scorta per il suo impegno contro i narcos e per aver denunciato la corruzione delle autorità
pubbliche. Sono mezzo milione gli indocumentados che ogni anno transitano in Messico dal Centroamerica (Salvador, Guatemala, Honduras, …) verso gli Stati Uniti. Il 25% di loro sono donne, il 10% minori. Da quando entrano in Messico i migranti – che fuggono dalle violenze urbane e civili del Centroamerica – possono impiegare almeno un mese per raggiungere la frontiera statunitense, il sogno di ogni migrante alla ricerca di una vita migliore: in questo lungo viaggio sono vittime di rapimenti, violenze, torture, schiavismo a fine sessuale da parte dei
narcotrafficanti, che incrementano i loro traffici: questo «commercio» di esseri umani vale 50 milioni di dollari
all’anno.

Ogni giorno 54 indocumentados vengono rapiti, 20 mila all’anno. I dati ufficiali della polizia messicana parlano di 71.415 migranti «salvati» dai sequestri tra il 2007 e il 2014. Fino al 2005 di tutto questo padre Solalinde non si occupa, come racconta anche nel libro “I narcos mi vogliono morto” (in dialogo con Lucia Capuzzi, Emi, prefazione di Luigi Ciotti): è un «prete borghese», come lui stesso si definisce, fa il parroco, il professore, l’assistente dell’Azione cattolica, studia psicologia; da giovane addirittura apparteneva a un’associazione parafascista. Poi nel 2005 la «scoperta» degli indocumentados: li vede per la prima volta, inizia a prenderseli a cuore, apre «Hermanos en el camino», un centro perché questi migranti possano riposarsi, mangiare, avere un posto dove stare per rifugiarsi da polizia e narcos. Viene minacciato di morte diverse volte dai narcos che gli impongono il silenzio sui rapimenti dei migranti a scopo di estorsione. Ma padre Solalinde non tace, anzi denuncia ai mass media i fatti di violenza e corruzione di cui viene a conoscenza.

Nel suo libro Solalinde racconta le lotte per la dignità dei migranti, le violenze da loro subite, la sua «conversione» per difendere i migranti in nome della solidarietà predicata da Gesù Cristo. La sua è una vicenda che ha appassionato migliaia di persone in ogni parte del mondo: già dal 2012 Amnesty international ha lanciato una campagna internazionale in suo sostegno, quest’anno l’Accademia di Oslo aveva accettato la sua candidatura al Premio Nobel per la pace 2017, lanciata dall’Universidad Autónoma del Estado de México

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