Teatro

Coriolano di Shakespeare chiude la rassegna “Taggia in Teatro” affidata alla compagnia del “Banchéro”

All'Anfiteatro al Castello, che domina Taggia e la foce della valle Argentina, in scena i migliori allievi dei laboratori, la regia è affidata a Giorgia Brusco.

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Taggia. Sarà la tragedia Coriolano di Shakespeare a concludere giovedì l’edizione 2017 di Taggia in Teatro, presso l’Anfiteatro al Castello di Taggia, alle 21.30. La messa in scena è affidata agli attori del “Teatro del Banchéro”, Massimiliano Antonelli, Andrea Bellanova, Alessandro Cirilli, Mauro Gambino, Ambra Ghiglione, Marta Laveneziana, Giovanna Marzuoli, Antonio Napodano con la regia è di Giorgia Brusco, organizzata dalla Associazione Culturale Teatro del Banchéro, grazie al contributo del Comune di Taggia.

Scritta tra il 1607 ed il 1608, Coriolano è l’ultima tragedia di Shakespeare ed è in gran parte tratta dalla “Vita di Coriolano” nelle vite parallele di Plutarco, tradotte nel 1579 da Thomas North. Nel canone shakespeariano, Coriolano appartiene alle tragedie storiche di argomento romano (assieme a Giulio Cesare e Antonio e Cleopatra) ed è anche l’ultima tragedia del poeta. A Coriolano seguiranno infatti i cosiddetti “romances”. Coriolano è forse l’unica tragedia “politica” di Shakespeare, nel senso che qui il conflitto tra il popolo e l’eroe è di natura sociale e non solo psicologica: sono gli anni in cui nasce la prima forma di “repubblica” ed il popolo riesce a far eleggere dei rappresentanti (i Tribuni della plebe). Coriolano, uomo di poche parole, privo della retorica dei politici e più avvezzo alle armi che ai protocolli della democrazia, è però l’unico vero non-politico della vicenda: ciò sarà la causa della sua rovina (più che l’orgoglio e la superbia di cui sembra nutrirsi). Coriolano è un eroe “solo”: per lui non vi è posto né nella politica né nella comunità. Tutti lo tacciano d’orgoglio, ma non è questo il suo problema: la sua riluttanza a vantare le proprie imprese, e ancor più a sfruttarle a fini politici, fa piuttosto pensare ad una vera e genuina umiltà. Egli possiede l’attrattiva di un uomo che non sa mentire, il fascino e la goffaggine di un giovinetto: vittima di una madre (Volumnia) vorace e opprimente, Coriolano è allo stesso tempo un dio della guerra ed un bambino troppo cresciuto.

Nella messa in scena, Coriolano è tragedia politica più che storica, intendendo “politica” come movimento dialettico della storia, storia come rapporti dialettici dei gruppi umani e dei loro interessi in contrasto, e, all’interno dei gruppi umani, delle classi, dinamica dei rapporti tra l’uomo singolo, la propria classe e quella opposta ed infine – nella dinamica dei rapporti pubblici – rapporto dell’uomo singolo con se stesso, con le proprie contraddizioni. Assai più della tragedia dell’orgoglio, come tanta critica romantica e post-romantica ha voluto intendere, essa contiene anche la tragedia di un orgoglio in una azione drammatica estremamente più complessa e più vasta, tutta tesa sostanzialmente a rappresentare la storia nel suo stesso divenire – uomini e idee e conflitti – in cui l’entità umana assume il ruolo, di volta in volta, di protagonista e di coro al tempo stesso. Lo spettacolo è ambientato in un tempo sospeso dalla realtà storica, ma per questo riconducibile a qualsiasi realtà passata o futura. I costumi e il trucco dal gusto steampunk, l’esaltazione della fisicità della tragedia , il colore rosso del sangue sono le dominanti di una messa in scena essenziale e cruda, e per questo efficace.

Così il Presidente del Banchéro, Marco Barberis: “Torniamo al Castello dopo un anno per la quarta edizione di Taggia in Teatro e, posso dirlo, ci è mancato. Non solo a noi ma a tutte quelle persone che lo scorso anno sono salite fin quassù a passare alcune serate insieme, per condividere un sogno, un racconto, un’emozione e che in questi mesi ci hanno chiesto con continuazione cosa avremmo fatto “su al Castello”. Adesso ci siamo. Dopo Pino Petruzzelli con “chilometro zero” e Alberto Giusta con uno spettacolo che ha ottenuto grandi consensi in tutti i teatri d’Italia, ora tocca al Banchéro che affronta per la prima volta un testo di Shakespeare con un gruppo di attori, tra i migliori allievi dei nostri laboratori. Un testo duro e difficile ma incredibilmente attuale. Ringrazio per questo regalo Giorgia Brusco, la nostra regista e responsabile dei corsi di teatro. Vi aspettiamo sotto un cielo di stelle, dentro il Castello, ancora protetti dalle sue mura per ridere ed emozionarci insieme e come dissi lo scorso anno: si chiama cultura ed è l’arma migliore che abbiamo“.

 

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