L'intervista

Emergenza siccità in Riviera, Pennellatore: “Scarsissime piogge da inizio anno, alto rischio che si concentrino in un unico giorno”

La primavera 2017 è stata la più arida di sempre e la seconda più calda nella storia. Il mese di giugno sta trascorrendo senza accenno di piogge e con un caldo anomalo

Imperia. La situazione climatica in provincia di Imperia, come nel resto della regione Liguria e dell’Italia, è sempre più critica a causa dell’emergenza siccità La primavera 2017 è stata la più arida di sempre, la seconda più calda nella storia. Il mese di giugno sta trascorrendo senza accenno di piogge e con un caldo record, anomalo, con temperature che aumentano di giorno in giorno, tanto da giustificare ogni paragone con l’infernale estate 2003.

A fronte dei livelli raggiunti definirla siccità è oggi riduttivo – dice il meteorologo Achille Pennellatore –. Il termine più appropriato è aridità. L’ultima pioggia caduta sulla costa, seppur piccola e moderata, risale allo scorso 5 maggio e con appena 12 mm d’acqua. Dall’inizio dell’anno l’andamento non è più confortante: da gennaio 2017 sfioriamo i 154 mm, una cifra leggermente, ma proprio leggermente, superiore nell’entroterra. Sul litorale costiero la media è di circa 140-160 mm, meno di un terzo della pioggia necessaria”. Allarmante, specie considerato che, secondo le statistiche, il valore medio delle precipitazioni del primo semestre si dovrebbe aggirare intorno i 200 mm. Anzi, per essere precisi sulla fascia litoranea dell’imperiese i valori  minimi annui scendono poco al di sotto di 700 mm nella parte occidentale della provincia con totali decrescenti procedendo verso il confine francese.

Purtroppo non è tanto o solo la diminuzione della pioggia nell’anno in corso ad essere preoccupante – prosegue l’esperto –. Perché un’annata arida e siccitosa, intercalata ad annate con piogge abbondanti, può sempre ben arrivare. I problemi sorgono quando questa giunge in mezzo o successivamente ad altre annate avare d’acqua, come nel nostro caso. Basti pensare che nel 2016 non siamo arrivati neppure a 500 mm. La giornata più piovosa, e tutti lo ricorderanno, è stata il 24 ottobre, quando, ahimè, è caduto un tale quantitativo d’acqua che ha messo in ginocchio l’entroterra. Ma questo è il trend sopraggiunto da qualche tempo: pioggerelle e sgocciolii nel corso dell’anno e precipitazioni abbondanti concentrate nell’arco di un giorno, al massimo due. Una volta, fino agli anni 70-80, avevamo approssimativamente 77 giorni di pioggia scaglionati nei 12 mesi, oggi questi si sono ridotti a 40 forse, e neppure con cadute che ci fanno dire: Ha piovuto bene questa volta”.

Ovvia la causa: i pericolosi cambiamenti climatici che nel dicembre 2015 hanno portato 195 Paesi a sottoscrive, durante la Conferenza  di Parigi,  un accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima. Un piano di azione globale per limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C, quindi le tragedie e i costi che la “follia climatica” può infliggere all’ambiente e alla popolazione, il cui primo grande “strappo” è arrivato recentemente con il ritiro dell’adesione da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “Il Pianeta sta vivendo una situazione di estrema aridità – sottolinea Pennellatore – ed è necessario fare qualcosa di decisivo, mirato e unitario. Altroché come ha fatto qualcuno, che non ha voluto firmare il protocollo. Perché il contesto attuale arriva da molto lontano e senza l’impegno di tutti lo trascineremo avanti e avanti”.

E i rischi sono sotto l’occhio di chiunque, ogni giorno: nubifragi addensati in poche ore e talmente abbondanti da mettere a repentaglio l’esistenza di interi paesi, soprattutto nell’entroterra; gelate fuori stagione repentinamente alternate a ondate di siccità con gravi danni anche alle coltivazioni. Ma non solo. “Vedo una moltiplicazione di casi estremi – aggiunge il meteorologo –, tra cui inserisco anche gli incendi. Quello che è accaduto in Portogallo è un campanello d’allarme. Non accade quotidianamente che un fulmine senza pioggia, ovvero un temporale secco, appicchi simili fiamme. E se qualcosa di simili dovesse verificarsi nella nostra terra e nel resto della Penisola, bisogna stare attenti. Da quanto ho appreso, non sussistono i servizi di soccorso atti a far fronte a tali emergenze”.

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