Nella sala del castello

Cervo, viaggio insieme a Vittorio Coletti alla scoperta dell’italiano fotogallery

Il suo celebrato e compianto collega Tullio de Mauro ha dato un contributo alla comprensione del linguaggio letterario dei romanzi che hanno ricevuto fama dal prestigioso riconoscimento

Cervo. La sala del castello accoglie i visitatori con grandi fotografie dei vincitori del Premio Strega, corredate di una frase scelta a caldo dai soggetti; da Umberto Eco a Magris passando per Dacia Maraini abbiamo i volti noti che hanno scelto come presentarsi, a volte sfuggenti, a volte espliciti, enigmatici o dimessi, ognuno ha la sua connotazione grazie agli scatti di Riccardo Musacchio e Flavio Ianniello, in mostra fino al 23 luglio.

Il professor Vittorio Coletti, insigne linguista, ha il compito di presentare il contributo che il suo celebrato e compianto collega, Tullio de Mauro, ha dato alla comprensione del linguaggio letterario dei romanzi che hanno ricevuto fama dal prestigioso riconoscimento.

Parla piano, ma l’attenzione è palpabile, e colloca la figura dell’autorevole studioso nell’ambito della materia: in particolare di rilievo è il fatto che, dopo secoli di italiano imposto dalla cultura letteraria, siano stati poi i cittadini comuni a costruirlo, sceglierlo, modificarlo, utilizzarlo; De Mauro, in due fondamentali volumi, ha saputo analizzare questo fenomeno che ha reso infine la nostra tradizione linguistica equivalente a quella delle altre nazioni europee: la celebre Storia linguistica dell’Italia unita e la più recente Storia linguistica dell’Italia repubblicana, che compongono un quadro prezioso soprattutto per l’analisi lessicale, e dal quale si desume un arricchimento impressionante della diffusione della conoscenza del linguaggio scritto. Il coautore del più noto e stimato universalmente dizionario in vendita informa poi che il suo collega aveva diretto quello invece più ricco e scientifico, edito dalla UTET.

Quello che forse è meno noto è che in seguito, De Mauro, che univa allo studio accademico una passione per l’impegno politico e culturale, era stato presidente del Premio Strega, e, coerentemente con i suoi interessi, aveva diretto una complessa ricerca sulla terminologia utilizzata dai romanzi che vi hanno partecipato; non essendo possibile enunciare la ricchissima documentazione che se ne evince, il professor Coletti ha estrapolato dati curiosi e significativi.

Si scopre così che purtroppo pochi sono i termini dialettali liguri della letteratura recente, un po’ meglio ce la caviamo con i nomi delle località, certo accodati dietro a Roma, Milano e Napoli; sorprendentemente i francesismi prevalgono fra le parole straniere, forse per i testi più datati; i neologismi sono concentrati in pochi testi, e così via.

Colpisce soprattutto il fatto che nell’insieme il numero di termini usati non differisce molto da quello di un normale dizionario: nonostante tutto la letteratura conserva il suo ruolo di diffusione dell’italiano. In conclusione, interrogato sugli effetti del web sul lessico attuale, con lo sguardo di chi attraversa le epoche, relativizza le innovazioni; se in qualche decennio precedente il nostro dizionario si è raddoppiato non si vedono ancora gli effetti del dilagare del linguaggio telematico.

Reportage fotografico dell’evento a cura di Barbara Rusponi

commenta