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Relazione con il cane, come costruire un rapporto saldo e complice

La relazione con un cane è un’opportunità per vivere l’animale come compagno di vita. Il rispetto è fondamentale per un rapporto sano

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Nella relazione con il nostro cane, quale tipo di approccio usiamo? Quali regole seguiamo per costruire un rapporto con lui saldo e complice? Siamo veri “leader” ai suoi occhi? E ancora, chiediamo consigli “all’amico sotto casa che ha sempre avuto cani” o ci rivolgiamo a un esperto del settore che possa guidarci in consapevolezza?

Negli anni l’educazione cinofila è arrivata sullo schermo, qui ci troviamo davanti ad un bivio: da una parte c’è l’opportunità della diffusione della cultura cinofila, e quindi nella società il calo di possibili incidenti o problemi a cose-persone-luoghi a causa degli animali domestici, dall’altra parte c’è il rischio di poter diffondere principi e concetti che possono invece essere distruttivi per il cane e il rapporto con il/i proprietario/i e non costruttivi.

L’esempio a tal proposito, che si presta in modo ottimale, è il programma Dog Whisperer con Cesar Millan, addestratore famoso in America, la cui fama è esplosa nel mondo con i libri e la trasmissione tv. A mio parere, se da un lato tutto questo ha creato piccoli o grandi traumi in cani (e a volte persone), dall’altro ha offerto la possibilità ad altri educatori di lavorare per recuperarne poi l’equilibrio psicofisico.

Ma perché dico tutto questo? Analizziamo per un momento il metodo usato da Millan (e tutti gli “addestratori vecchia scuola”). La base da cui parte è il fatto che i lupi sono gli antenati dei cani per cui questi ultimi si comportano come loro, quindi:

1) i lupi utilizzano dominanza e sottomissione;

2) il proprietario in quanto capobranco deve dominare il cane;

3) il proprietario deve usare l’imposizione e la forza per farsi rispettare;

4) il cane deve sottomettersi e ubbidire al proprietario.

Da questo punto di vista il proprietario deve ottenere lo status di leader imponendosi. L’esempio che Cesar Millan dà è l’uso della forza fisica per mettere pancia all’aria i cani (posizione di sottomissione passiva) e quindi dominarli, dimostrando di “essere forte” sul cane. Non manca l’uso di collari a strozzo, collari etettrici, calcetti sul fianco ecc. Tutto questo lo metto nella sezione “vecchia scuola”, dove l’imposizione e l’uso della forza sono gli strumenti principali per “mettere in riga” il cane. In questo modo il rischio è che si creano scontri e più che un leader ci dimostriamo esseri che provocano conflitti e usano maniere forti.

Personalmente ho studiato all’università di Pisa e ho visto come la scienza abbia fatto enormi passi avanti nello studio del comportamento animale, ho visto come il metodo della “vecchia scuola” vada a distruggere invece che creare, soprattutto ho visto come cani traumatizzati e sensibilizzati diventino animali “fragili” estremamente reattivi o chiusi in sé stessi, apatici, quasi come “morti” (sono solo totalmente inibiti nel loro essere).

La questione conflitti non è da sottovalutare, qui non è in gioco solo la salute psicofisica del cane ma anche quella del proprietario. Ci siamo mai chiesti cosa potrebbe succedere nel caso in cui il cane decidesse un giorno di difendersi seriamente e usare i denti per fermarci?

Che esempio possiamo dare al nostro compagno di vita se l’unica cosa che mostriamo è l’uso dell’imposizione e della forza? Quale insegnamento? Da qualche anno ormai si stanno sempre più diffondendo nuove scuole di pensiero e di approccio al cane visto come essere vivente senziente e non burattino/oggetto, come un compagno di vita e non un soldatino che fa ciò che vogliamo. Questo grazie anche agli studi compiuti osservando i branchi di lupi liberi in cui si è visto che in libertà ci sono gruppi sociali o famiglie, dove i genitori guidano il gruppo e gestiscono le risorse.

Intorno ai tre anni di età i figli ormai adulti si allontanano per formare un nuovo gruppo. Vi è condivisione e cooperazione e non competizione e lotta. Il “capo” non è quello più forte ma sono i genitori: cioè i responsabili del gruppo che possono farlo perché equilibrati, sicuri, affidabili, esperti.

Cosa ci insegna tutto ciò? Essere leader diventa una qualità dell’animo che comporta sicurezza e responsabilità. La leadership viene riconosciuta o può essere imposta, di certo ci saranno diversi risultati. Se il soggetto più forte fisicamente si imponesse per essere leader solo perché è più forte ma poi si trovasse a non saper gestire risorse e dinamiche a beneficio del gruppo (dal sostentamento e le attività di caccia alla difesa del gruppo) che senso avrebbe per l’evoluzione di questi animali? Il leader è abile, “smart” e sveglio, una vera e propria guida responsabile che conduce e tutela il gruppo (anche a costo della vita).

La relazione con un cane è un’opportunità per vivere l’animale come compagno di vita, per interagire con un’altra specie animale in totale connessione e armonia, per gioire della bellezza della natura e della vita espressa in un pelosetto con la coda. L’ingrediente magico è la conoscenza, ci permette di evitare errori (quantomeno quelli grandi per cui poi recuperare diventa arduo). Il rispetto è fondamentale per una relazione sana. Informiamoci, studiamo, chiediamo consiglio a chi lavora nel settore e osserviamo prima di tutto il metodo che usa, facciamo domande, chiediamo e poi decidiamo se seguire o no ciò che abbiamo sentito.

Vogliamo essere leader? Allora prendiamoci la responsabilità anche di ciò che facciamo per il nostro cane (e anche per noi nella vita).

 

Dottoressa Marzia Massocco
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