L'intervista

Annalisa Minetti in concerto al Casinò: “Devo tutto a Sanremo, questa sera spero di restituire quanto ricevuto”

Donna di valore, voce straordinaria e atleta da medaglia d’oro: la Minetti ripercorre su Riviera24.it la sua carriera musicale e non solo

Sanremo.  Donna di valore, voce straordinaria e atleta da medaglia d’oro. È Annalisa Minetti che questa sera torna a Sanremo per aprire il suo tour musicale con un concerto sul Roof Garden del Casino. Uno spettacolo da tutto esaurito e che, a quasi vent’anni di distanza, la riconduce dove ogni cosa ebbe inizio.

Era infatti il 1998 e Annalisa, giovanissima ragazza di Rho, da poco privata della vista, trionfava sul palco dell’Ariston con Senza te o con te: un brano così intenso che, caso unico nella storia del Festival di Sanremo, conquistò il primo posto sia nella categoria Giovani sia in quella Campioni. Poi l’ascesa verso una carriera costellata da successi straordinari e non solo nell’ambito musicale, come ci racconta in quest’intervista.

Cosa prova a tornare a Sanremo, qui dove tutto ha avuto inizio?

Sanremo è sempre un’emozione, ho cominciato qui e quando posso tornare è una gioia come la prima volta. Forse, anche per questo, ho scelto di aprire il mio nuovo tour proprio a Sanremo e in coincidenza ai miei vent’anni di carriera, di fatto iniziata a Miss Italia 1997, e all’uscita del mio secondo libro, che è il progetto che ho più a cuore in questo momento. Da tempo volevo portare il mio spettacolo live a Sanremo e finalmente ci sono riuscita, sono davvero felice.​ Sento poi una buonissima energia, sento il desiderio di ritornare. Di ritornare per esserci, per confermare un percorso fatto, di ritornare per ringraziare per tutto quello che Sanremo mi ha dato. Sanremo è stato l’inizio di ogni cosa e deve tornare a essere quel momento ripercorso che confermerà tutto il lavoro fatto.

Ha ricordi particolari dell’edizione del Festival di Sanremo in cui vinse con Senza te o con te?

Ricordo tutto, è impossibile dimenticare. Ho il ricordo meraviglioso del conduttore, Raimondo Vianello, della sua spalla, Veronica Pivetti, e della dolcezza di Eva Herzigova che mi accarezzava  i capelli per tranquillizzarmi. La cosa che più mi è rimasta nel cuore è l’affetto delle persone. Pensi che la mattina seguente la vittoria, una domenica, sono stata svegliata da un coro che intonava Senza te o con te sotto la finestra dell’hotel in cui soggiornavo. Non riuscivo a comprendere se stessi sognando o se stesse accadendo sul serio. Mi sono allora affacciata e ho capito che era tutto vero. Non so se è perché ho vinto il Festival, non so se è perché ho vissuto delle emozioni veramente forti, ma dico sempre a mio figlio “Credo che nessuno mai abbia vissuto quell’affetto, quell’esplosione di felicità quando hanno pronunciato il mio nome”. Un’emozione unica. Devo tutto a Sanremo e con questo concerto spero di poter iniziare a restituire quanto ho ricevuto.

 Dopo la sua vittoria a Sanremo sorsero alcune polemiche circa un presunto favoreggiamento dovuto alla sua cecità. Come affrontò quelle voci?

​All’epoca risposi d’impulso, la cosa mi ferì molto. Quello che ho detto allora e che sottolineo ulteriormente oggi è che un handicap rimane un handicap e non può essere considerato un vantaggio. D’altro canto penso anche che la risposta a tutte quelle polemiche io l’abbia data in questi venti anni, lavorando e rimanendo sulle scene. Il fatto che oggi io sia a Sanremo con uno spettacolo tutto mio dimostra che sono state le persone a scegliere. E questo, forse, perché ho saputo comunicare qualcosa, forse perché sono stata in grado di stabilire un contatto basato sulla verità e sulle emozioni. Nel libro che uscirà a maggio spiego molto di quello che è accaduto in questi venti anni, anche ripartendo da Sanremo.

Dopo Sanremo come si è evoluta la sua carriera di cantante?

​Dopo Sanremo ho lavorato sulla musica e su quello che con la musica volevo comunicare. Ho fatto anche delle scelte impopolari che ho pagato in seguito ma che successivamente mi hanno dato ragione. L’anno seguente alla vittoria ho pubblicato un album con testi scritti da alcuni fra gli autori  più importanti della musica italiana e da giovanissima questo era uno dei tanti sogni che volevo realizzare. Poi mi sono concentrata sui live, portando annualmente la mia voce e la mia musica nelle piazze italiane. A riguardo, il concerto che questa sera a Sanremo darà il via al mio tour segna il 19esimo anno consecutivo in cui il mio spettacolo viaggia attraverso l’Italia. Ho realizzato tutto quello che volevo fare, grazie a quella vittoria a Sanremo, e mi sento realizzata sotto ogni punto di vista. ​

Che sorprese ci riserverà la sua esibizione di questa sera?

Non riservò sorprese ma sarò sorprendente con la maturità. Nel senso che Annalisa oggi veste abiti metaforicamente più eleganti, più ricercati, più sofisticati. Quegli abiti che normalmente una donna di quarant’anni indossa. Una donna meno eccentrica però allo stesso tempo capace di centrare l’obiettivo con parole delineate, semplici, ricercate nello spessore. Quindi una donna solida, più matura e che ha realmente più competenza e competenza di sé.

Cosa significa per lei cantare?

​Cantare è un sogno ed un mezzo per comunicare. Un modo d’interpretare e di arrivare alle persone. la cosa più importante della mia vita, dopo la mia famiglia​

Oltre all’impegno come cantante, dal 2001 si è dedicata all’atletica leggera. Che ruolo ha nella sua vita lo sport?

​Dico sempre che dopo oltre dieci anni di musica avvertivo fortemente il bisogno di un megafono ancora più grande per portare il mio messaggio alle persone. Così, come seguito all’impegno musicale, ho deciso di dare una dimostrazione pratica e ho accettato la sfida della paralimpiadi nel 2012. Oggi sono impegnata nella preparazione della maratona di Roma cimentandomi ancora in una nuova specialità agonistica. Tutto quello che faccio ha sempre lo stesso fine: dimostrare che l’impegno e la forza di volontà possono permetterci di vincere qualsiasi sfida, qualunque siano le difficoltà che sembrano impedirci di tagliare un traguardo​.

Diversamente dal canto, cosa rappresenta per lei lo sport?

​Non parlerei di diversità rispetto al canto ma di aggiunta. Con la musica ho parlato alle persone, con lo sport sono passata all’aspetto pratico. Quello che in qualche modo differenzia lo sport dalla musica è legato più all’efficacia del messaggio, nel senso: con la musica non basta fare il massimo delle tue possibilità, il risultato finale dipende anche molto dal meccanismo commerciale e dal mercato che gira intorno alla discografia. Con lo sport se dai il tuo meglio e se ti impegni al 100% a giudicarti è solo il cronometro. Da questo punto di vista, quindi, lo sport è più meritocratico​.

Quali consigli si sente di dare a chi vive delle disabilità e vuole intraprendere una carriera sportiva?

​Solo di pensare che non esiste nessun limite​.

Essere “diversa” è mai stato per lei un limite?

​No ma semplicemente perché non mi sento diversa da nessuno, non credo esista il concetto di diversità ma solo quello di singolare specialità di ogni essere umano. Sono contro ogni tipo di razzismo e di etichetta: non esiste diversità fisica, non esiste diversità di religione né di scelta di vita o di sessualità né tantomeno di razza. Esisto solo il genere umano nella declinazione di ogni sua specialità che rende ogni singola persona unica​.

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