Carboni amari

Sgominata dalla polizia la banda di rapinatori che aveva seminato il panico a Bordighera, Ventimiglia e Camporosso fotogallery

Due tossicodipendenti a caccia di soldi per la droga

Ventimiglia. Sono stati assicurati alla giustizia i responsabili delle quattro rapine a mano armata messe a segno nel mese di dicembre nella città di confine, a Bordighera e a Camporosso. D. F.Christian Ferraro, quest’ultimo pluripregiudicato, definiti dal questore Leopoldo Laricchia “due pericolosi balordi con il cervello completamente devastato dalla cocaina”.
Indagini scrupolose, condotte per un mese dal commissariato di Ventimiglia e dalla squadra mobile della polizia di stato con la collaborazione dei carabinieri, hanno permesso l’arresto dei due rapinatori, che cercavano soldi per poter acquistare la cocaina in quanto entrambi tossicodipendenti. Con i quattro colpi in serie hanno intascato, in totale, circa 5mila euro.

Schiaccianti le prove a confronto di D.F. e Ferraro: intercettazioni telefoniche ed ambientali e monitoraggio della vettura utilizzata dai criminali, la Citroen C1 di proprietà di un rapinatore, hanno permesso agli inquirenti di concludere a stretto giro l’operazione che la polizia ha denominato “Carboni amari” in quanto terminata con il fermo giudiziario in carcere per Frisina e Ferraro lo scorso 6 gennaio, giorno dell’epifania.

Le rapine a mano armata ai danni della farmacia San Giorgio di Bordighera, del supermercato Maxisconto di Camporosso, del Conad City di Bordighera e dell’Ok Market di Ventimiglia erano state messe a segno il 6, 7, 10 e 17 dicembre scorso: in due settimane i rapinatori avevano seminato il panico nell’intemelio, indossando passamontagna artigianali e minacciando i malcapitati con un coltello. Non sapevano, però, di avere il fiato sul collo.

Le intercettazioni, autorizzate dal pm Alessandro Bogliolo, hanno permesso agli agenti di raccogliere prove schiaccianti contro F. e Ferraro che, non sapendo di essere ascoltati, si vantavano dei colpi messi a segno e ne organizzavano altri, anche nel savonese dove, dicevano, avrebbero incassato bottini più cospicui. E ancora: “So sparare”, dice uno dei due malviventi all’altro, che replica: “Il bello è accoltellare uno, che senti tutto il sangue e che lo apri di qua a qua”. Ma l’idea di passare dal coltello alle armi da fuoco stava per concretizzarsi: “Dalla prossima settimana non si scherza più, si spara”.

A rendere particolarmente pericolosi i due complici, ora in carcere in attesa di processo per rapina pluriaggravata in concorso, è proprio il fatto che non si tratta di ladri “professionisti”, ma di balordi spinti al crimine per poter acquistare la droga, che progettavano rapine e rapinavano supermercati e altri locali sotto l’effetto di stupefacenti. “Hanno dimostrato di non avere troppa fantasia”, ha dichiarato il dirigente del commissariato di Ventimiglia Saverio Aricò, “Utilizzando sempre lo stesso modus operandi. Tra l’altro, come appurato in seguito, uno dei due aveva l’abitudine di parcheggiare a Camporosso, nei pressi della propria abitazione, l’auto utilizzata per il colpo appena effettuato”. A dimostrare l’impreparazione dei due è anche il modo in cui si confezionavano in casa i passamontagna da utilizzare durante le rapine: “F. ne aveva fatto uno con la tuta da lavoro recante il marchio dell’azienda di cui era dipendente”, ha rivelato Aricò.

La Citroen nera è di proprietà di D. F., dipendente in malattia di una ditta di pulizie straniera. Come spiegato da Giuseppe Lodeserto, dirigente della squadra mobile, “I due rapinatori camuffavano numeri e lettere della targa utilizzando dello scotch nero per evitare di essere identificati”. La precauzione messa in atto, però, non è bastata: l’auto, ritrovata dagli agenti con il motore ancora caldo dopo l’ultimo colpo a Ventimiglia, è stata intercettata.

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